domenica 21 luglio 2013

Omelia di don Angelo Casati nella 16ª Domenica del Tempo Ordinario

16ª Domenica del Tempo Ordinario anno C
21 luglio 2013
omelia di don Angelo Casati



Gn 18,1-10a 
Sal 14,2-5
Col 1,24-28 
Lc 10,38-42



Le letture - il brano della Genesi e il racconto di Luca - si illuminano a vicenda: la tenda di Abramo e la casa di Marta e Maria si illuminano a vicenda.
E non vorrei perdere, se mi riesce, questo illuminarsi reciproco.
Ci sono rassomiglianze negli episodi che pongono domande, se noi li leggiamo, in continuità, senza cesure.
Isolando una lettura dall'altra noi eravamo portati a volte a leggere come positiva l'esplosione di gesti, di preparativi, di doni da parte di Abramo verso i tre ospiti alle querce di Mamre, e a leggere in termini decisamente negativi i molti servizi di Marta nella casa, la casa dell'amicizia, di Betania.
Questa lettura -tutto positivo, tutto negativo- se mettiamo i due brani a confronto, non ci convince totalmente, ci lascia in cuore più di un sospetto.
Sbaglieremmo a dipingere Marta come una donna appiattita totalmente sul fare, un fare da cui è assente il cuore.
C'è cuore in Abramo che corre e dà ordini, e lui stesso prende un vitello tenero e poi lo dà al servo e poi prende per gli ospiti latte acido e latte fresco. Così come c'è cuore -così io penso- in Marta che non sa più cosa inventare per il suo amico, il Rabbi di Nazareth.
Ricordo che, conversando una sera tra noi, Enzo Bianchi, il priore del monastero di Bose, ci diceva che far da mangiare, preparare un buon pranzo è uno dei due gesti più significativi del voler bene all'altro. È come se tu dessi vita all'altro.
Far da mangiare - diceva - e ascoltare.
Ascoltare: ecco, questa era la cosa che mancava a Marta. È l'assenza che Gesù rimprovera, dolcemente ma fermamente, a Marta, l'assenza di ascolto. Sua sorella "seduta ai piedi di Gesù" ascoltava....