martedì 21 maggio 2013

Il Papa, il prete giovane e i cani «religiosi» di mons. Bruno Forte

Il colpo d'occhio dal sagrato era impressionante: la folla riempiva tutta la piazza e si dilatava fino a coprire Via della Conciliazione. Uno dei responsabili vaticani delle comunicazioni mi diceva che questi numeri erano prima da «eventi straordinari», ora sono l'ordinario di ogni udienza generale. A incontrare Papa Francesco mercoledì scorso, come pellegrini nell'anno della fede, c'erano con me circa diecimila fedeli dell'Arcidiocesi affidatami: un numero altissimo, cresciuto in pochi giorni da quando si era passati alla concretizzazione dell'iniziativa in programma da mesi. L'arrivo del Vescovo di Roma, in piedi sulla jeep bianca, e il suo lungo giro fra i vari settori di Piazza San Pietro, hanno suscitato un'indescrivibile entusiasmo. Si percepiva una profonda corrente di amore fra il Papa e i pellegrini, tutti desiderosi di un contatto personale, fosse anche solo di uno sguardo o di un gesto, come quello tenerissimo di asciugare a distanza con un movimento della mano le lacrime di un bambino che piangeva in braccio alla mamma. Poi, la catechesi nello stile di questo Papa, semplice e profonda, con battute improvvisate che rendevano la folla particolarmente partecipe...
Provo a individuare tre ragioni, che mi sembra possano far pensare in particolare quanti sono chiamati a comunicare a vasto raggio con gli altri, dagli operatori dei "media" ai politici, fino a coloro che vogliono servire la causa dell'annuncio del Vangelo agli uomini.
La prima delle ragioni del "successo" mediatico di Papa Francesco mi sembra risieda nella sua autenticità...
Una seconda ragione del fascino che Papa Francesco esercita sui cuori è il suo linguaggio: egli parla con chiarezza e semplicità, trasmettendo contenuti profondi e centrali per la fede e la vita...
Infine, colpisce la grande umanità del Papa: egli sa farsi vicino, sa condividere il dolore e la gioia, il pianto e il sorriso...