mercoledì 1 maggio 2013

"Il 1° maggio del cattolicesimo sociale che non c'è" di Giorgio Bernardelli

Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira

Il 1° maggio del cattolicesimo sociale che non c'è
di Giorgio Bernardelli


Qualche riflessione sulla situazione nella corrente politico-culturale che si rifà a figure come Dossetti e La Pira

Come tutte i riti anche il primo maggio in tempo di crisi rischia di affogare nella retorica. Per questo vi risparmio il predicozzo sull'emergenza lavoro: straborda già da tutti i tg di oggi, anche se ho seri dubbi che ripetere all'infinito che «occorre fare qualcosa» aiuterà a risolvere i problemi. In questa festa dei lavoratori preferisco, piuttosto, parlare di un tema un po' più ampio: lo stato di salute decisamente precario di quella corrente culturale che va sotto il nome di «cattolicesimo democratico» ma che per chiarezza a me piace di più chiamare cattolicesimo sociale.
Il 1° maggio è sempre stato la sua giornata; quella durante la quale nelle feste di san Giuseppe Lavoratore sapevamo esprimere un'idea forte di società, alternativa sia alle parate sulla Piazza Rossa sia alla legge del più forte del liberismo rampante. Oggi invece nel mondo cattolico il 1° maggio è diventata solamente la giornata degli incontri dei vescovi con i lavoratori, che poi molto spesso sono veglie in cui in prima fila c'è chi il lavoro non ce l'ha più o lo sta perdendo. Momenti preziosi, di una Chiesa che giustamente vuole essere vicina a chi soffre. Ma il problema è che accanto manca tutto il resto che ne dovrebbe discendere. Soprattutto a livello di capacità dei laici cattolici di essere davvero promotori di una proposta politica capace di incarnare attraverso scelte concrete i valori del cattolicesimo sociale.
Di fronte allo spettacolo avvilente a cui abbiamo assistito in queste ultime settimane credo che l'unica strada sia fare i conti sul serio con questa situazione. E con il coraggio di mettere finalmente anche qualche puntino sulle i. In questo senso provo a mettere in fila qualche mio pensiero...

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