giovedì 16 maggio 2013

Francesco e Bartholomeos - Pietro e Andrea - La primavera ecumenica - Il patriarca Bartholomeos a Bose

Quando ha sentito papa Francesco che, appena eletto, sottolineava il suo essere “vescovo di Roma, la chiesa che presiede nella carità”, il patriarca ecumenico Bartholomeos I non ha avuto esitazione e ha deciso che si sarebbe recato a Roma – primo arcivescovo di Costantinopoli a farlo dopo la separazione del 1054 – alla liturgia di inizio del pontificato. E così è stato, offrendo ai cristiani e al mondo un segno tangibile di come la carità fraterna possa superare diffidenze, calcoli di opportunità, antichi motivi di attrito. Ho avuto il dono di poter parlare a lungo personalmente con il patriarca Bartholomeos a Roma, prima di partecipare alla messa in piazza San Pietro e di essere poi ricevuti da papa Francesco: il comune sentire, la sofferenza condivisa per il ritardo nel ristabilire l’unità visibile dei cristiani, la speranza di una rinnovata stagione di dialogo e di fraternità hanno segnato quei momenti, così come hanno animato le ore trascorse dal patriarca a Bose in un pomeriggio di grazia per la mia comunità e per quanti hanno voluto condividere la gioia e la preghiera di quel momento. 
Nel suo incontro con papa Francesco, Bartholomeos I ha usato parole che esprimono una sintesi di tutto il ministero patriarcale esercitato da ventidue anni e che vede l’unità delle Chiese cristiane come «la prima e la più importante delle nostre preoccupazioni» e «sicuramente uno dei presupposti fondamentali affinché la nostra testimonianza cristiana possa essere credibile agli occhi dei vicini e dei lontani». D’altro canto, anche l’accoglienza riservatagli da papa Francesco è andata al di là della forma protocollare – come ormai abbiamo imparato essere prassi costante del nuovo papa – per rivolgersi al patriarca in tutta spontaneità con l’appellativo di «mio caro fratello Andrea», riconoscendo così pubblicamente il legame fraterno che, nell’unica fede apostolica, unisce la sede dell’Antica Roma a quella di Costantinopoli, “Nuova Roma”. 
In una stagione in cui, nonostante tutti i sinceri sforzi da parte di molti cristiani di buona volontà appartenenti a diverse confessioni, il dialogo ecumenico sembrava irrimediabilmente raffreddato da molteplici segni che contraddicevano il cammino verso la comunione, questi eventi recentissimi risvegliano la speranza di una nuova primavera...

Santità amatissima,
Venerabili Metropoliti Apòstolos di Dèrchon e Ghennàdios d’Italia e Malta
Amati vescovi di Biella Gabriele Mana, di Pinerolo Piergiorgio Debernardi, Luigi Bettazzi emerito di Ivrea, Carlo Ghidelli emerito di Lanciano-Ortona ed Erminio De Scalzi ausiliare di Milano
Archimandriti e reverendi padri, Amici ed ospiti, fratelli e sorelle,
CHRISTÒS ANÈSTI! ALITHÒS ANÈSTI! 
CRISTO È RISORTO! È VERAMENTE RISORTO!
È con sentimenti di profonda commozione e di gratitudine verso il Signore che ancora una volta – in questa vigilia della solennità di san Pacomio il grande, come lo chiama la liturgia bizantina, padre della vita monastica – accogliamo sua Santità Bartholomeos, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico, con la sua delegazione, nel nostro Monastero, in seno alla nostra povera e piccola comunità che tanto ama Lei e le sante Chiese ortodosse. Qui, in questa nostra chiesa, dove ogni giorno cerchiamo di innalzare al Signore inni di lode e invocazioni in favore di tutti gli uomini e della creazione intera, vogliamo oggi ripetere ancora una volta il segno posto da san Benedetto, il quale nella Regola chiede che l’abate all’arrivo dell’ospite dica le parole del Salmista: «Abbiamo ricevuto la tua misericordia, o Dio, in mezzo al tuo tempio!» (Sal 47,10; RB 53). 
Sì, padre amatissimo, questa sua visita tra di noi è un rinnovato segno della misericordia del Signore, un dono che non meritiamo, ma che accogliamo nello stupore e nel ringraziamento, coscienti della nostra indegnità. Come disse una volta abba Orsiesi, il successore di san Pacomio, all’arcivescovo Teofilo che lodava la vita dei monaci: «Noi siamo laici senza importanza». Questa è anche da sempre la coscienza che abbiamo di noi stessi in seno alle Chiesa: tutto ciò che siamo, tutto ciò che facciamo e tutto ciò che riceviamo lo dobbiamo solo al Signore e alla sua misericordia. Siamo solo suoi servi, al servizio dellaκοινωνία! ...

... «L'incontro è stato molto bello e molto intenso», spiega Bartolomeo, «sono rimasto commosso e spero davvero che si realizzi il pellegrinaggio comune del successore dell'apostolo Pietro e del successore dell'apostolo Andrea, suo fratello, a Gerusalemme, il prossimo gennaio». Il patriarca di Costantinopoli ha infatti invitato Francesco in Terra Santa: «Vogliamo commemorare il cinquantesimo anniversario dell'abbraccio tra il Papa Paolo VI e il patriarca Atenagora, avvenuto nel gennaio 1964. Anche il patriarca di Gerusalemme è d'accordo». Ma Bartolomeo ha invitato Papa Bergoglio anche a Istanbul, per la festa di sant'Andrea, il 30 novembre: «Lo abbiamo invitato per quest'anno o per l'anno prossimo».
Il patriarca spiega poi di considerare molto importanti per il dialogo ecumenico i primi passi di Francesco. «Siamo molto contenti dell'accento da lui posto sul suo essere innanzitutto "vescovo di Roma". E siamo anche contenti della sua decisione di nominare otto cardinali incaricati di consigliarlo: una scelta che va nella direzione della sinodalità, caratteristica della nostra Chiesa»...
Leggi tutto: Bartolomeo I: «Commosso da Papa Francesco» di Andrea Tornielli

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