sabato 4 maggio 2013

Due Papi in Vaticano

È stato bello, ieri, vedere l’elicottero avvicinarsi e passare accanto al Cupolone, e abbassarsi nell’atterraggio. Come il fragore delle pale ha taciuto, ecco, ci siamo detti, contenti: è tornato a casa. 
Avevamo ancora negli occhi l’alzarsi in volo di un altro elicottero, la sera del 28 febbraio; e quell’apparecchio che sorvolava Roma come in un addio ci aveva lasciato addosso la traccia di uno smarrimento e di un’angoscia. Ci era sembrato, l’andarsene il Papa da San Pietro, la scena di uno di quei film americani che raccontano venture ma non lontane apocalissi. Per un momento, nel rombo delle pale che si andava allontanando, avevamo perfino dubitato che il soglio di Pietro potesse vacillare, dopo duemila anni. 
Due mesi dopo, alla stessa ora, un elicottero ha riportato Benedetto a casa. Lo ha accolto con un abbraccio Francesco, un Papa già profondamente amato dal popolo cristiano. E allora, in un momento abbiamo come rivisto il film di questi due mesi... 

Con grande e fraterna cordialità Papa Francesco ha accolto ieri pomeriggio, giovedì 2 maggio, Benedetto XVI rientrato in Vaticano dopo una permanenza di poco più di due mesi a Castel Gandolfo. L’incontro è avvenuto all’ingresso del ristrutturato monastero Mater Ecclesiae, dove come è noto risiederà Benedetto XVI. Lontani dai riflettori, i due hanno pregato insieme, inginocchiati uno accanto all’altro nella cappella del monastero...

Da ieri il Vaticano ha due Papi, che vivono a qualche centinaio di metri uno dall'altro, all'interno dello stesso chilometro quadrato di territorio, quello dello Stato più piccolo del mondo. Il vescovo di Roma Francesco e il suo predecessore sono ora fianco a fianco, il primo nel pieno dei suoi poteri dopo l'elezione avvenuta lo scorso 13 marzo, il secondo ritirato, «nascosto al mondo», che trascorre l'ultimo periodo della sua vita pregando e studiando.
Fintanto che il Papa emerito è rimasto confinato nel grande palazzo pontificio di Castel Gandolfo, affacciato sul lago, il problema quasi non si è posto. La presenza di Joseph Ratzinger, discreta come sempre, non si è avvertita, tornando alla ribalta soltanto il 23 marzo, quando il successore gli ha fatto visita. Ma da ieri, da quando ha fatto ritorno in Vaticano per abitare nell'ex monastero di clausura «Mater Ecclesiae» opportunamente ristrutturato per accogliere lui e la sua piccola «famiglia», Benedetto XVI è tornato a essere una presenza, un punto di riferimento, proprio all'interno del «recinto di Pietro». Più che comprensibile la sua volontà di non far diffondere il video dell'arrivo, limitandosi a una foto per tranquillizzare chi teme per la sua salute (peraltro va ricordato che proprio la sua debolezza fisica è stato il motivo della rinuncia). Ma anche se non si farà vedere o incontrare, continuerà a essere una presenza. Non c'è più solo il Papa, c'è anche il «Papa emerito»...
C'è dunque un'evidente continuità, una profonda consonanza, una comune visione che unisce Papa Ratzinger, l'emerito, e Papa Francesco, il vescovo di Roma: ed è lo sguardo di fede e la consapevolezza che la Chiesa la guida il Signore, non il Papa. «La Chiesa non è mia, non è nostra, ma è del Signore, che non la lascia affondare; è Lui che la conduce...», aveva esclamato Benedetto XVI nell'ultima udienza del mercoledì. L'eccezionale «normalità» di un Papa che rinuncia per vecchiaia e che va a vivere «nascosto al mondo» accanto al suo successore sta a indicare proprio questo.