venerdì 24 maggio 2013

Addio a don Gallo il “prete di strada”


Addio a don Gallo 
il “prete di strada” 


Se la Chiesa ufficiale, con l'arcivescovo Angelo Bagnasco (che sabato scorso è andato a visitarlo a San Benedetto al Porto), “parlerà” come da prassi in occasione della cerimonia funebre, quella sul territorio si è espressa subito, individuando proprio nel cuore e nella sensibilità verso gli ultimi mostrata da don Gallo quel filo comune che lo ha sempre tenuto legato all'istituzione anche quando protagonismi o provocazioni parevano portare a possibili strappi...
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Il sorriso di don Andrea Gallo è come quel suo sigaro toscano sempre in bocca a fargli compagnia. È contagioso. Irrompe frammenti di parole sacre, quelle che lui ha incarnato nella sua lunga e bella vita. Ho avuto la fortuna di essergli vicino per alcuni lavori editoriali negli ultimi tempi, e proprio in questi giorni parlavamo di De Andrè, il suo amico poeta degli ultimi e dei disperati. Si era commosso proprio quando abbiamo cominciato a riflettere su quella straordinaria canzone-poesia che è “Smisurata preghiera”. Quando parlava di De Andrè si commuoveva sempre, mentre con “Bella Ciao”, la canzone dei partigiani, quella che lui amava cantare nelle osterie e nelle feste di paese, aveva un rapporto più battagliero e ironico. Si sentiva partigiano, non solo da un punto di vista storico. Era un partigiano vero, di parte, e come parte aveva scelto di stare con gli ultimi e i reietti del pianeta.
Lui, ultimo profeta degli sbandati e degli emarginati, non aveva scuse davanti al Vangelo. Gesù parla chiaro, diceva spesso. E la sua Comunità di San Benedetto al Porto ne è l'esempio concreto. Non c'è ultimo della terra che non sia passato per le sue braccia e il suo cuore colmo d'amore: trans, malati di mente, disoccupati, tossicodipendenti, senza tetto, carcerati. La feccia dell'umanità, direbbe qualche benpensante, ma benedetta da Dio. E da don Gallo...

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Don Andrea Gallo tra contraddizioni ed eccessi, coerenza e radicalità, un prete che partiva sempre dal basso per ritornaci e ripartire.
Non si comprende la parabola umana e spirituale di don Andrea Gallo se non si cerca di andare più a fondo nella storia religiosa della sua città, Genova. Nel momento del distacco, della fine di una vita quella di don Gallo, consumata tra gli ultimi, i poveri, gli emarginati della società, viene spontaneo chiedersi in quale contesto storico, sociale e religioso il giovane Andrea decise di dedicare la sua vita a Cristo e all’uomo...

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