lunedì 1 aprile 2013

"Obbedisce al cuore" di Enzo Bianchi

I cristiani sanno esprimere, comunicare cosa festeggiano a Pasqua? Questo è il caso serio. Ogni religione ha delle feste nelle quali i fedeli celebrano eventi o particolari credenze e ha il il diritto di farle conoscere a chi è estraneo a quella determinata fede. Allora, perché i cristiani trovano nella Pasqua il fondamento della loro fede e perché vogliono far conoscere la buona notizia contenuta nella Pasqua? Sono domande legittime e doverose. È l’ansia missionaria, proselitistica che fa parlare i cristiani e li spinge a questo annuncio fuori delle loro comunità, nonostante le maggiori difficoltà che questo comporta ai nostri giorni? I cristiani vogliono aumentare di numero e incrementare i loro effettivi, aggregare altri uomini e donne impegnati nella stessa avventura? Vogliono far crescere la loro casa, la chiesa? No, e va detto con chiarezza, anche se molti atteggiamenti da parte di gruppi presenti nella chiesa riducono il cristianesimo a propaganda e a militanza, senza mai chiedersi se sono discepoli di Gesù.
In verità nei cristiani c’è la convinzione – che non appartiene all’ordine del sapere – che l’uomo Gesù di Nazareth, morto il 7 aprile dell’anno 30 della nostra era, ucciso dal potere religioso di Gerusalemme e per convenienza del potere totalitario imperiale romano a causa del suo messaggio e del suo stile di vita, aveva speso tutta una vita nel servizio di chi incontrava, infondendo speranza e fiducia, vivendo un amore pratico reale e quotidiano verso tutti, amici e nemici, poveri e ricchi, notabili e persone anonime. Quest’uomo è stato richiamato dalla morte a una vita per sempre dal suo Dio di cui era figlio inviato tra gli uomini. Sicché la morte non è più l’ultima parola, non è più la fine, il destino di ogni essere umano perché esiste una realtà che può combatterla fino a vincerla: l’amore.

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