venerdì 12 aprile 2013

L’«utopia» della "Pacem in terris" è ancora in cammino ..


L’«utopia» della "Pacem in terris" 
è ancora in cammino.

"Forse solo a 50 anni di distanza si può apprezzare pienamente la visione profetica dell’enciclica Pacem in terris, pubblicata l’11 aprile 1963 e indirizzata da Giovanni XXIII ai fedeli di tutto il mondo, «nonché a tutti gli uomini di buona volontà, sulla pace fra tutte le genti nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà». Mentre all’epoca non fu pienamente capita .... fu accusata di astrattezza o abbassata al rango di una «paterna esortazione del papa buono» –, la Pacem in terris ha nel tempo offerto la struttura portante che ha consentito un impegno diretto della Chiesa nelle questioni globali per gli anni a venire. Questa partecipazione è stata fondamentale per il dispiegarsi di sviluppi quali il movimento per i diritti umani, il concetto di comunità internazionale, il principio della responsabilità di proteggere e l’idea di una governance globale per affrontare problemi globali. L’«utopia» della Pacem in terris è ancora in cammino, con la sua aspirazione alta che dev’essere ulteriormente realizzata. ..."
Leggi tutto: Rileggere la Pacem in terris 50 anni dopo di Drew Christiansen 

Leggi il documento integrale: PACEM IN TERRIS


Pacem in Terris STIAMO CAMMINANDO
Incontro con Mons. Loris Capovilla 
di Nandino Capovilla e Piero Fontana
GUARDA  IL VIDEO

Punti teologici fondamentali della Pacem in terris 
di don Gianni Mazzillo 
Un compito che a 50 anni occorre verificare. Intanto ecco il testo, a partire dal quale possiamo soffermarci sugli elementi teologici strutturali del documento.
Nr. 87: A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso.. . (la pace)
TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ
(inizialmente bonae voluntatis hominibus, talvolta nel testo magnanimi viri)
1.Sono gli uomini dall’animo grande. La frase intera è Gloria in excelsis (vulgata: altissimis) Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis. È l’annuncio degli angeli della nascita di Gesù. Ritroviamo la prima parte, di solito, nei nostri presepi. Ritroviamo la seconda parte nei nostri programmi di pace. La ritroviamo come titolo, sebbene leggermente modificato, in una delle encicliche più importanti della storia e che hanno fatto storia. La pace non è sulla terra, ma in (tutte) le terre, nei vari luoghi dove la vita umana è presente. Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra. La PT sviluppa la seconda parte dell’annuncio, non perché dia per scontata la prima (la gloria a Dio) ma quasi a dire – ed è questa la nostra tesi conclusiva – che la vera gloria a Dio si rende praticando la pace sulla terra. Insomma trasformando – implicitamente – la congiunzione in una affermazione verbale. La gloria di Dio è la pace sulla terra". Come a dire: Si dà gloria a Dio nei cieli se si compie la pace sulla terra. Ma non solo in senso etico, ma come vero e proprio annuncio salvifico. Nel senso che Dio vuole la pace e pertanto la storia  della salvezza è anche salvezza della storia e su questa scia il corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa allargata all’intera umanità, è anche il corpo storico di Cristo, corpo spesso ferito, vilipeso, sofferente e tuttavia corpo destinato alla gloria e che porta una dignità inalienabile. 
Ma intanto la pace sulla terra è collegata alla «buona volontà». ...
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Leggi anche il nostro post precedente:

L'attualità della "Pacem in Terris" 50 anni dopo