lunedì 11 marzo 2013

"Una Lettera alla Chiesa italiana nella prospettiva del nuovo pontificato" della «Rete dei Viandanti»

L’idea di scrivere, a cinquant’anni dal Concilio (1963-65), una Lettera aperta a tutta la Chiesa (laici, presbiteri, religiosi e vescovi) che è in Italia, è nata all’interno dei Gruppi aderenti alla Rete dei Viandanti [1] alla fine del 2011.
La ricorrenza è parsa significativa per fare un bilancio dell’impegno dei vari gruppi e per esprimersi sui problemi aperti; la formula della lettera aperta è parsa un buon strumento di comunicazione per rivolgersi a tutti e per aggiungere una voce all’esile opinione pubblica ecclesiale italiana.

La Lettera nasce da una stesura collettiva realizzata – con un lavoro di alcuni mesi – attraverso discussioni, confronti, stesura dei contributi, sintesi provvisorie, poi verificate, pazientemente emendate e riformulate, fino a giungere – con un processo che ci piace definire di tipo sinodale – ad un testo finale condiviso.

Lettera alla Chiesa che è in Italia

Questa lettera si rivolge a tutto il Popolo di Dio che è in Italia, a cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Essa nasce da una stesura collettiva realizzata – con un lavoro di alcuni mesi – da una rete di gruppi e realtà comunitarie (Rete dei Viandanti), attraverso un processo di tipo sinodale, caratterizzato da discussione e confronto.
Con particolare preoccupazione si rivolge ai Vescovi, nostri Pastori
Leggi il testo integrale della Lettera alla Chiesa che è in Italia

La Lettera sarà presentata il 16 marzo a Milano, presso il Centro san Fedele (P.za san Fedele, 4), con un seminario pubblico e sarà inviata a tutti i Vescovi.
L’incontro fornirà l’occasione anche per discutere i contenuti della Lettera e i problemi che essa intende porre con spirito costruttivo.

Guarda la locandina con il programma della giornata Una Lettera alla Chiesa italiana nella prospettiva del nuovo pontificato

Un’idea che parte da lontano e che le dimissioni di Benedetto XVI e l’imminente conclave rendono ancora più di attualità. Firmatari sono tutti gli aderenti ai gruppi e alle comunità che fanno capo alla rete dei Viandanti in Italia, gli stessi che avevano organizzato l’incontro del 15 settembre scorso a Roma “Chiesa di Dio, Chiesa dei poveri”. E tutto questo per fedeltà in primo luogo al Vangelo, ma anche alla metodologia conciliare del Vaticano II, in un mondo però radicalmente mutato.
Parlano di scenari epocali e contesti ambivalenti nei quali la Gaudium et spes ci chiama comunque a vivere come cattolici. E lo sguardo si apre ai “segni di novità positiva” come la più diffusa sensibilità per la libertà di coscienza e di espressione, la richiesta diffusa di equità nella ripartizione delle risorse e forme di cooperazione per il superamento del sottosviluppo, la difesa della dignità delle donne e dei bambini, la presenza di movimenti per la pace e per i diritti umani”.
Evidenziano il diffondersi di situazioni di disagio di fronte alla manifesta difficoltà della gerarchia di rispondere secondo lo spirito del Vangelo ai “segni dei tempi” e di realizzare un positivo confronto fra pastori e fedeli, proprio mentre si assiste a tutto un fiorire nel mondo di esperienze vive di comunità, di gruppi, di laici, di preti, religiosi e anche vescovi che cercano di testimoniare il Vangelo nell’oggi. “L’immagine che prevale è quella di una Chiesa più in competizione che in dialogo col mondo, chiusa più che aperta ai segni dei tempi” e col pericolo neanche troppo velato di un neo-trionfalismo liturgico.
Sono essenzialmente 3 i segni radicali più evidenti...