domenica 10 febbraio 2013

10 febbraio: "Giorno del ricordo" per non dimenticare...

Raccontare questo dramma vuol dire soffermarsi sulla violenza dell'uomo contro il proprio fratello. Una violenza che ha trovato nelle ideologie la propria scusa, non la propria causa

Il 10 febbraio è la data in cui - dal 2004 - il nostro Paese cerca di porre rimedio a una colpevole dimenticanza. L’avere volontariamente lasciato che la patina del tempo troppo a lungo si posasse sulla tragedia di migliaia d’infoibati e sul dramma dell’Esodo degli italiani, alla fine della seconda guerra mondiale, dalle terre dell’Istria e dalla Dalmazia. E così l’imposizione di dimenticare ha finito per gettare ancora più sale sulle ferite di chi aveva subito sulla propria pelle e nel profondo della propria anima la violenza di quei giorni.
Sono trascorsi ormai quasi 70 anni da allora. 
Proprio l’apparente lontananza temporale alimenta ancor di più l’obbligo del fare memoria. Non per pretendere rivendicazioni astoriche e senza senso ma perché quanto avvenuto non abbia a ripetersi: né qui né altrove. 

SPECIALE DI RADIOUNO DEDICATO ALLA TRAGICA PAGINA DELLA NOSTRA STORIA

In tutt’Italia celebrazioni in memoria degli istriani, fiumani e dalmati costretti dal regime comunista di Tito, fra il 1943 e il 1945, all’esodo dalle loro terre. Ancora imprecisato il numero, si va dai 1.000 ai 5-6.000, di quanti furono vittime del massacro, gettati nelle cavità naturali che si trovano sul Carso, profonde fino a 200 metri. Un dramma riconosciuto solo da pochi anni: del 30 marzo 2004 la legge che ha istituito il 10 febbraio per la commemorazione