sabato 3 novembre 2012

"Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" di Gianni Mazzillo


"Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. 
Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" 
 di Gianni Mazzillo

Relazione al Convegno “Il Concilio Vaticano II tra memoria e profezia”, Catanzaro 20-10-2012

Il titolo è ampiamente giustificato sui due versanti menzionati: Chiesa povera e Chiesa dei poveri. Giovanni XXIII, un mese prima dell’apertura del Concilio, in un radiomessaggio diceva: «Altro punto luminoso. In faccia ai paesi sottosviluppati la chiesa si presenta quale è e vuol essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri»

1. Ma una Chiesa dei poveri non è anche una Chiesa di poveri? Sebbene questa seconda espressione non si trovi letteralmente formulata, è tuttavia presente come idea collegata alla ecclesia semper purificanda e allo spessore storico ed esistenziale di due grandi punti dottrinali del Vaticano II: l’assimilazione a Cristo e la solidarietà con gli infelici. Ciò scaturisce anche dalla e porta ad ulteriore rinunzia a privilegi, anche a quelli acquisiti, appena questi entrino in conflitto con la trasparenza della testimonianza
2. In ogni caso la povertà diventa un valore e un punto di riferimento irrinunciabile per la Chiesa non per amore della povertà in quanto tale, ma per amore di Cristo, dei poveri e come  adesione totale a Dio e non a mammona
3 . Quattro punti: 1) Il dettato conciliare della Lumen gentium; 2) I soggetti  chiamati in causa per riportare la Chiesa sulle orme di Cristo; 3) I poveri segno concreto della presenza di Cristo; 4)  Annotazioni teologiche
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