La giornata mondiale contro la pena di morte giunge alla nona edizione. Quest’appuntamento, dal 10 ottobre 2003, è frutto di un’iniziativa promossa dalla Coalizione Mondiale Contro la Pena di Morte che racchiude circa 120 organizzazioni non governative internazionali, ordini professionali di avvocati, sindacati e governi locali di tutto il mondo. La coalizione mette in rete le organizzazioni che hanno preso parte, nel 2001 a Strasburgo, al primo Congresso Internazionale Contro la Pena di morte, e nasce con l’obiettivo di coordinare le iniziative dei diversi attori internazionali in modo da rendere l’azione e la pressione più efficace ed incisiva sui governi che ancora mantengono la pena capitale...
Quest’anno la Giornata Mondiale si concentra sul carattere disumano della pena di morte durante le fasi che vanno dall’emissione della sentenza fino alla vera e propria esecuzione. Le condizioni dei prigionieri nel braccio della morte variano da Stato a Stato, ma ciò che accomuna tutti è il processo di disumanizzazione dei prigionieri stessi. Se da una parte è vero, che non esiste un modo umano di uccidere, dall’altra è altrettanto importante la violenza psicologica inflitta ai condannati ed alle loro famiglie...
La pena di morte non è la giustizia, è la sconfitta della giustizia. La pena di morte non è uno strumento utile alla lotta contro la criminalità. La perdita di vite umane che essa comporta è irreparabile e nessun sistema giuridico è al riparo dagli errori. Il ricorso alla pena di morte non è un semplice strumento di politica penale, è una violazione dei diritti dell’uomo, un attacco alla dignità umana. Oggi, la Francia, 36° Stato ad avere abolito la pena di morte nel 1981, fa dell’abolizione universale una priorità della sua politica estera in materia di diritti dell’uomo.
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Una cella nel braccio della morte
a Minsk, Bielorussia
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Lunedì 10 ottobre, in occasione della nona Giornata mondiale contro la pena di morte, le attiviste e gli attivisti di Amnesty International di ogni parte del mondo si mobiliteranno per chiedere la fine delle esecuzioni in Bielorussia, l'unico paese europeo e dell'ex Unione sovietica che ancora applica la pena capitale.
"La Bielorussia è il solo paese in Europa che continua a pretendere di uccidere in nome della giustizia" - ha dichiarato Roseann Rife, esperta di Amnesty International sulla pena di morte.
Si ritiene che almeno 400 prigionieri siano stati messi a morte in Bielorussia dal 1991, ma il numero effettivo delle esecuzioni resta sconosciuto a causa della segretezza che circonda l'uso della pena di morte nel paese.
I prigionieri vengono informati solo pochi minuti prima dell'esecuzione, che avviene mediante colpo di proiettile alla nuca.
"La crudeltà della pena capitale in Bielorussia va ben oltre la fase dell'esecuzione. Le famiglie vengono informate solo settimane o persino mesi dopo, i corpi dei prigionieri messi a morte non vengono consegnati e neanche viene reso noto dove siano stati sepolti" - ha sottolineato Rife.
Leggi tutto: Giornata mondiale contro la pena di morte: la Bielorussia deve porre fine alle esecuzioni
Per approfondire:
Rapporto 2012 di Nessuno tocchi Caino
Rapporto 2012 di Nessuno tocchi Caino
La pagina della Comunità di Sant'Egidio NO ALLA PENA DI MORTE
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