mercoledì 31 ottobre 2012

Notte di Halloween o veglia di Ognissanti?

Sale in zucca: Chiesa e Halloween
Torino, Italia; Londra, Regno Unito: due esempi di come le comunità cattoliche cercano di recuperare il senso più autentico della veglia di Ognissanti. Con la giusta dose di ironia.

C'è chi la chiama notte di Halloween e non vede l'ora di scatenarsi tra balli, maschere, vampiri, streghe e zucche. Per i cristiani, però, la sera del 31 ottobre è prima di tutto e soprattutto la notte dei Santi. Ecco perché alcuni giovani desiderano viverla e celebrarla "col sale in zucca". Si chiama così la sfida lanciata dalla diocesi di Torino: una serata di riflessione e preghiera, ma anche di divertimento. Una proposta che non sceglie la strada della condanna, ma piuttosto quella dell'ironia.
Leggi tutto: Torino: divertimento, sì, ma anche riflessione e preghiera

Rimettere la luce di Cristo al centro del 31 ottobre perchè questa notte diventi una veglia di preghiera in attesa della festa di Ognissanti, anzichè una celebrazione del buio e dell’occulto come vorrebbe la festa pagana di Halloween.
Leggi tutto: Londra: "Halloween? Significa veglia di Ognissanti, dunque..."

Niente zucche, mostri, o teschi, ma volti di Santi: la Chiesa cattolica sfida Halloween. A Roma come a Torino, a Genova come a Benevento, in Polonia come nelle Filippine, i cattolici e le gerarchie ecclesiastiche organizzano e propongono iniziative, oppure rilasciano dichiarazioni, per la notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre, affinché venga vissuta e celebrata come la notte di Ognissanti e non della tradizionale simbologia dell’occulto proveniente dagli Usa. 
Ecco una carrellata di appuntamenti dichiaratamente «anti-halloween»
Leggi tutto: E la Chiesa sfida Halloween

Vedi anche il nostro precedente post


A proposito di Halloween...


Halloween pare avere conquistato anche gli italiani: 8 milioni dicono le statistiche, gli italiani che renderanno onore alla festa delle streghe e delle zucche.
Discoteche, ristoranti, tutto prenotato, come in altre feste “moderne”, non si può esimersi dal regalare un fiore o almeno un cioccolatino, anche con questa festa pare diventato indispensabile, divertirsi, festeggiare, mascherarsi.
Nelle scuole, ci si adegua, altro che la festa del caro "signor autunno", altro che festa di tutti i Santi, c’è sempre il rischio che qualcuno si offenda, qui si festeggiano le streghe, le zucche e fantasmi.
Sono in molti ad essere convinti che “NON C’E’ NULLA DI MALE”, è il consumismo bellezza e noi ne siamo affascinati, lo critichiamo, ma cediamo inermi davanti al suo fascino...
In internet si discute: dopo l’anatema contro la festa della vigilia di Ognissanti, lanciato da don Marino Bruno, insegnante di religione e parroco della Chiesa di Santa Maria delle Nasche, che sul settimanale cattolico di Genova «Il Cittadino», invitava le famiglie a disertare la festa di Halloween, i blogger si sono sbizzarriti, anche sul forum de La Stampa, la faccenda pare aver preso la solita piega, se qualcuno critica Halloween è bollato come cattolico conservatore e bigotto, dicono che la Chiesa critica questa festa perché ha soppiantato la SUA festa dei Santi e dei morti, insomma, come si trattasse di un affare di bottega, di “commercio” sleale.
La verità a mio avviso, è che queste feste si insediano dove c’è posto, in questo sì, sono diaboliche.
Vanno a riempire i vuoti, lasciati da chi per vari motivi ha dimenticato la tradizione, il senso di alcuni gesti millenari...


Un popolo smarrito, che non sa da dove viene, che non riconosce la fede dei padri, che non sa più che nel giorno di Ognissanti facciamo festa per chi ci ha preceduti nel regno dei cieli, per chi ha saputo su questa terra indicarci la strada che porta alla santità, per chi ha saputo vincere la morte. Un popolo che ha smarrito la capacità di guardare ai suoi Santi come a dei Maestri di vita, di pregare per i suoi morti, un popolo così in fondo se la merita una zucca vuota.

L’occasione dell’imminente festa cristiana di Ognissanti, ormai per popolarità superata dalla più democratica epolitical correct festa di Halloween ci offre l’opportunità per tentare di andare aldilà dell’immagine ironico grottesca delle zucche dipinte e per cercare di esplorarne simbolicamente l’interno. In tale percorso ci aiuterà il critico francese Damien Le Guay , di cui è appena uscita una interessante pubblicazione, a carattere ironico e provocatorio "la faccia nascosta di Halloween" (ed. Elledici) significativamente sottotitolata "come la festa della zucca ha sconfitto Tutti iSanti"!

“Halloween è la festa delle zucche vuote e stiamo attenti a non diventare noi delle zucche vuote”. Lo ha detto Mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia –Città della Pieve e vicepresidente della Conferenza Episcopale italiana nel corso della puntata di “Vade Retro” dedicata ad Halloween che andrà in onda venerdì 26 ottobre su Tv2000.
“Quando non si ragiona più – ha detto Mons. Bassetti - si perdono i contenuti fondamentali delle nostre tradizioni e della nostra fede. Halloween è un momento molto pericoloso perché al di là dei bambini vestiti con il mantello forse anche nella mentalità di tante nostre famiglie è una specie di replay del carnevale e qualcuno non ci vede altro. Mi preoccupo molto di più quando anche le parrocchie iniziano a fare manifestazioni del genere per far divertire i bambini”.
“Bisogna essere molto precisi – ha continuato - perché se le famiglie non sono informate almeno i nostri sacerdoti devono essere informati. Halloween ha origini pagane, celtiche, che tradotto nella mentalità di oggi vuol dire volere esorcizzare la morte e questo è già anticristiano. La morte fa parte della vita, è la sua conclusione”.
“Il cardinale Martini – ha aggiunto l’Arcivescovo di Perugia –Città della Pieve - ha detto una cosa bellissima nei suoi dialoghi : ‘la morte è il momento supremo in cui un cristiano esercita fino in fondo la propria fede’. Quindi la morte è il più grande atto di fede e non si esorcizza. Il pericolo di Halloween sono le sue radici esoteriche, i culti pericolosi e soprattutto c’è anche – e si può dimostrare – lo sconfinamento nella magia . Risulta anche che qualche ragazzo sia veramente rimasto turbato in seguito a certi approfondimenti che ha fatto su questa festa”.
“Ritorniamo – ha concluso Mons. Bassetti - a raccontar le cose belle ai nostri ragazzi, le vite dei santi. Questi sono racconti belli, persone luminose. Questa è per noi la vera Halloween.”

Guarda la trasmissione di TV2000 particolarmente indirizzata sulle radici di Halloween



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martedì 30 ottobre 2012

La Marcia Perugia-Assisi a Gerusalemme (27 ottobre - 3 novembre)

Sono 212 le persone che dal 27 ottobre al 3 novembre 2012 prendono parte alla “Missione di pace in Israele e Palestina”, ma saranno ancora di più quelli che seguiranno quotidianamente sul web, sulle radio e sui media di vecchia e nuova generazione, le attività, gli spostamenti, gli incontri, le notizie e le testimonianze di questa importante iniziativa.

E’ responsabilità di tutti, in particolare dei media, se il conflitto tra israeliani e palestinesi è caduto da troppo tempo nell’oblio. Con questo pesante giudizio Giampaolo Cantini, console generale italiano a Gerusalemme ha accolto i partecipanti alla Missione di Pace 2.0, che durante tutta questa settimana incontrerà amministratori e associazioni, gente comune ed esperti, in Israele e Palestina.
Organizzata dal Coordinamento degli Enti locali per la pace e i diritti umani, insieme alla Tavola della Pace, questa Missione “2.0” segue la prima iniziativa che nel 2009 aveva portato la Marcia Perugia-Assisi a Gerusalemme.
E a tre anni di distanza la situazione non è certo migliorata. Già nel primo giorno d’incontri, a Betlemme, lo chiarisce il sindaco Victor Batarseh, eletto nel 2005 in una lista considerata vicina a Hamas, cristiano, e convinto sostenitore della convivenza e del dialogo tra comunità di differenti fedi.

I nuovi confini di Betlemme sono ridisegnati dal muro israeliano che circonda e blocca la città. Senza la possibilità di espandersi e crescere, Betlemme perde spazio, terreno e vivibilità.
Leggi tutto: Il muro

La marcia della pace approda nella parte più travaglia del pianeta. Per essere ponte tra comunità dalla differente religione. Il diario di Flavio Lotti e di altri partecipanti.
Leggi tutto:



"Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza" MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (13 gennaio 2013) - Seminario su: "Emigrazione italiana in Europa e comunicazione"

L'immigrazione irregolare non può essere accettata impunemente ma si illudono quegli Stati che sperano di affrontare il fenomeno delle migrazioni solamente chiudendo le proprie frontiere e inasprendo le sanzioni nei confronti degli irregolari.
Papa Benedetto XVI ne è convinto, e lo scrive nel suo messaggio per la 99.esima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebrerà il 13 gennaio 2013. Il messaggio descrive la migrazione come un “pellegrinaggio di fede e di speranza” - un pellegrinaggio che, però, spesso finisce in tragedia, per colpa del traffico di essere umani, della povertà e dell'esclusione sociale di cui sono oggetto i nuovi arrivati, soprattutto se donne e bambini.

Rilanciare la comunicazione sociale in Europa come ''strumento di mediazione sociale e culturale, strumento del valore della differenza, luogo d'incontro di opinioni, luogo educativo ed espressivo della liberta'''. Questo l'auspicio che ha espresso, questa mattina, mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, aprendo a Roma il seminario 'Emigrazione italiana in Europa e comunicazione'...

Roma, 29 ottobre 2012 - Seminario organizzato dalla Migrantes, SIR e FISC
Una occasione importante quella del Seminario su: "Emigrazione italiana in Europa e comunicazione", organizzato dalla Fondazione Migrantes, in collaborazione con il SIR (Servizio Informazione Religiosa) e la FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), in concomitanza con il 60° della nascita del "Corriere d' Italia", mensile degli italiani in Germania e a 50 anni dalla nascita del "Corriere degli Italiani", settimanale degli italiani in Svizzera, per condividere i momenti significativi della nostra emigrazione dal punto di vista dei mezzi di comunicazione sociale, sia sul piano ecclesiale che sociale. Per una visione generale dei temi trattati e dei relatori presenti, si invita alla consultazione del programma in allegato.
Leggi il programma (pdf)



lunedì 29 ottobre 2012

«Don Oreste Benzi testimone e profeta del nostro tempo»

Ogni età dell’uomo, ogni suo colore e sfumatura, ogni sua preziosa imperfezione dentro un palazzetto dello sport. Cinque anni dopo che il "don" se n’è andato dalle parti del Cielo, lo spettacolo e il messaggio più incredibile del convegno sono questa stessa gente, quasi duemila persone. Anziani e bambini, disabili, mamma e papà, ex-prostitute ed ex-galeotti, bianchi, neri e gialli. Insieme, tutti: una splendida, ordinata, confusione. «Mi sono emozionato entrando», dice il ministro Andrea Riccardi. E a guardarli negli occhi, facile sia successo anche a Carlo Casini e Stefano Zamagni, anche ad Adriano Roccucci e al vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi. «Stiamo ascoltando battere il cuore di don Oreste», spiega Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. «Morì senza un euro, povero, ma donò ai poveri la sua comunità», ricorda Paolo Ramonda, che gli è succeduto alla guida dell’"Associazione comunità Papa Giovanni XXIII".

«Che cosa farebbe Gesù, il Gesù che amo e servo, che cosa farebbe se fosse qui e adesso?». È solo fantasia, impossibile sapere se don Oreste Benzi abbia mai formulato questo pensiero con queste precise parole. Ma nessuno ci proibisce di esserne convinti. E allora, che cosa avrebbe fatto Gesù? Quello che fece. Si sarebbe messo in ginocchio e avrebbe pregato. Per unirsi al Padre, per invitarlo a scendere. E agire come se agisse Lui. Tra gli uomini, dentro la storia.
E se il "segreto" di don Oreste fosse stato nient’altro che questo? E se il segreto della Chiesa, in duemila anni di storia, fosse proprio questo? E se don Oreste non fosse un cavaliere solitario, un eroe sbucato dal nulla, ma l’espressione di una comunità che nonostante inefficienze, tradimenti, pigrizie, cadute, peccati... in venti secoli è sempre stata incarnata, radicata in mezzo agli uomini, capace di coglierne le grida – le gioie e i dolori... – espresse e inespresse, palesi e nascoste?


... Diverse volte "scandalizzò" i benpensanti a buon mercato e certi sepolcri imbiancati. Molti furono sorpresi quando fu tra i primi a portare in vacanza i disabili in alta montagna. O quando, qualche mese prima di morire, tuonò (in solitudine) ad una conferenza stampa al Viminale sulla prostituzione. E riuscì a dare "scandalo" addirittura anche... postumo. Fu al funerale, quando i suoi dell’"Associazione Papa Giovanni XXIII" fecero sedere nei primi banchi, vicino alla bara, anziché le autorità, proprio i disabili, le ex-prostitute, gli ex-detenuti, gli ex-tossici... E che gli ultimi fossero diventati primi lo avemmo lì sotto gli occhi...

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Omelia di P. Aurelio Antista

Omelia di P. Aurelio Antista
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
 XXX domenica del T.O. anno B - 28.10.2012

Da alcune settimane l'evangelista Marco ci sta aiutando, quasi conducendo per mano, accanto, dietro a Gesù, il quale è impegnato in un lungo viaggio che ha per meta Gerusalemme, la città di Dio, la città della pace, la città della fraternità. Gesù si trascina dietro i suoi discepoli e grande folla in questo cammino che è simbolo del cammino della vita... e coinvolge anche noi in questo cammino, ci vuole spronare il Signore a fare delle nostre città una piccola Gerusalemme, un luogo di fraternità, di pace... certo storicamente Gerusalemme è tutt'altro, è ancor oggi luogo di divisione, di lotta, ma conserva sempre questa vocazione che il Signore le ha dato, essere luogo di incontro, luogo in cui incontrandoci come fratelli possiamo fare esperienza di Lui che ci è Padre di tutti...

Per ascoltare l'omelia clicca qui



LA CHIESA ASCOLTA IL GRIDO DEI POVERI? Alex Zanotelli: Cosa ne abbiamo fatto del Vangelo? (VIDEO)

LA CHIESA ASCOLTA IL GRIDO DEI POVERI? 
p.  Alex Zanotelli

Nel corso dell'incontro "Il grido dei poveri, crisi economica globale, sviluppo sostenibile", tenutosi durante il Cortile dei Gentili di Assisi, il padre missionario Alex Zanotelli ha ricordato l'esempio di Francesco per descrivere con forza il tradimento di buona parte della cristianità verso il messaggio originale del Vangelo.

"Dio è il Dio degli oppressi, degli emarginati, degli schiavi, di quelli che non contano, è il Crocifisso di tutti i crocifissi della storia. 
Dio che si china sulle vittime, non può accettare questo tipo di mondo, non è possibile che Dio possa accettare un miliardo di essere umani che fanno la fame (come ci dice la Fao) allora questo Dio davvero è sconosciuto e noi cristiani lo abbiamo tradito. ..." 

Zanotelli: "Cosa ne abbiamo fatto del Vangelo?"

  


“I cristiani dovrebbero essere coscienza critica della società! ...”


Zanotelli: "Le comunità cristiane devono 
ridiventare alternative al sistema"



domenica 28 ottobre 2012

"La speranza che viene dal Sinodo" di Enzo Bianchi

Si conclude oggi il sinodo dei vescovi della chiesa cattolica per una evangelizzazione rinnovata nel mondo contemporaneo, un mondo che muta rapidamente e che richiede ai cristiani un “aggiornamento”, per usare l’espressione coniata dal papa del concilio, Giovanni XXIII. Sono passati ormai cinquant’anni da quell’evento atteso, preparato e vissuto come una nuova pentecoste: da allora, più volte la chiesa cattolica ha fatto ricorso allo strumento del sinodo per mettere a fuoco nuove problematiche e delineare scelte concrete per la vita dei cattolici. Così, per tre settimane, circa duecentocinquanta vescovi, provenienti dalle diverse terre in cui vivono i cristiani, si sono ascoltati, hanno ricercato insieme, hanno discusso e dialogato. Chiamato da Benedetto XVI a partecipare al sinodo in qualità di “esperto”, ho potuto essere testimone di questa assemblea di respiro mondiale e imparare ad assumere uno sguardo più informato e più attento sulle situazioni diverse e sui differenti problemi che attraversano la chiesa.
Sì, per la chiesa cattolica e per le chiese cristiane questo tempo sta sotto il segno della crisi: nelle terre di antica cristianità la trasmissione della fede conosce fatiche e intoppi, la chiesa registra una diminuzione di membri e di vocazioni al suo interno e, in una società segnata dalla secolarizzazione, appare a volte minoritaria, periferica, marginale. Inoltre, la cultura instauratasi come dominante è sì per molti versi ancora ispirata al cristianesimo, ma sovente i valori che appaiono emergenti e performativi – valori che privilegiano l’individualismo e la negazione di ogni forma di solidarietà e di vincolo comunitario – non sono certo di supporto alla vita cristiana. In occidente il cristianesimo è ormai una via religiosa tra le altre e l’indifferentismo della società consumistica mette in affanno i cristiani che vorrebbero aiutare il cammino di umanizzazione attraverso l’annuncio stesso del vangelo. D’altro canto, in continenti come il Sud America, l’Africa e l’Asia, la chiesa cattolica, oltre al confronto con le altre religioni “storiche”, conosce anche la concorrenza di sette cristiane, di spiritualità esoteriche e di fenomeni legati alla magia. Così, se il mondo è ancora “incantato”, potremmo dire “religioso”, tuttavia le chiese tradizionali sembrano incapaci di eloquenza.

Leggi tutto: La speranza che viene dal Sinodo di Enzo Bianchi


Lectio del Vangelo della domenica a cura di fr. Egidio Palumbo

Lectio del Vangelo della domenica
a cura di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)

XXX DOMENICA – B - 
28-10-2012

Bartimeo, il vero discepolo, 
che impara a guardare con gli occhi di Gesù


1. L’itinerario di apprendimento delle esigenze radicali della sequela si conclude questa domenica con l’incontro di Gesù con Bartimeo, modello del vero discepolo (Mc 10,46-52). Già il cieco di Betsaida (Mc 8,22-26) ha assunto il ruolo di “figura-modello” del discepolo che ha bisogno di una particolare terapia pedagogica per imparare a “vedere” e ad “ascoltare/comprendere” la presenza di Gesù come pane spezzato e donato che educa alla condivisione (Mc 8,17-18). Così pure la vedova povera del tempio che dona tutta la sua vita sarà indicata da Gesù come modello del vero discepolo che ha assimilato lo stile di vita del Maestro che dona tutta la sua vita per Dio e per i fratelli (Mc 12,41-44). 

2. Perché Bartimeo è modello del vero discepolo? Perché siamo chiamati ad assumerlo come modello?

sabato 27 ottobre 2012

XI Giornata Ecumenica del Dialogo cristiano-islamico

Cari amici e amiche, fratelli e sorelle,
il 27 ottobre 2012 celebreremo per l’undicesima volta la Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico. Lo faremo con gioia, e lo faremo in tanti, non solo cristiani e musulmani! Anche se, bisogna ammetterlo, è difficile, e anche faticoso, parlare di dialogo oggi. Eppure occorre farlo; ma verrebbe voglia di discutere d’altro, perché – ancora una volta – l’impressione generale al riguardo è di una stanchezza infinita, e di un ben scarso investimento da parte delle chiese e degli altri soggetti potenzialmente coinvolti. Si tratta di sensazioni consolidate, del resto, da tempo, e assai note non solo agli addetti ai lavori, ma anche a quanti, più o meno occasionalmente, se ne sono occupati negli ultimi anni. Eppure, questa undicesima giornata, che ci invita a prendere sul serio la laicità dello stato come base indispensabile per giungere alla casa comune delle fedi di cui il nostro paese mostra un disperato bisogno, rappresenta un’occasione da non sprecare per riflettere tanto sullo stato dei processi di dialogo interreligioso, da una parte; quanto sulle motivazioni dell’odierna situazione di stallo, dall’altra.

“Non condivido che una tavola rotonda sul dialogo cristiano-islamico venga definita con sconforto l’”ennesima”. A mio avviso è la conferma di un percorso che va avanti,” sottolinea il Ministro per la Cooperazione internazionale e per l’integrazione Andrea Riccardi ospite alla presentazione della XI Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico 2012.
Non avere un luogo dove pregare. La stanchezza manifestata da Gian Mario Gillio, direttore del mensile Confronti che ha promosso e organizzato l’evento, è condivisa da chi ha creduto, nel 1986, che l’incontro tra i sessantadue capi religiosi ad Assisi fosse momento di svolta nella storia religiosa italiana e che poi ha visto tale speranza accasciarsi insieme alle Twin Towers. La Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico è nata proprio “pochi giorni dopo l’attentato del 2001 ed è collocata il 27 ottobre ricorrenza dell’evento di Assisi” sottolinea Gian Mario Gillio. Le cose non sono molto cambiate e i temi dei dibattiti non riescono a svecchiarsi.

Il 27 ottobre si celebra l’undicesima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, il cui tema quest’anno è ’Islam, cristianesimo, Costituzione: cristiani e musulmani a confronto con la laicità dello Stato’. Se ne è parlato il 24 ottobre nella conferenza stampa di presentazione alla quale sono intervenuti esponenti del governo e rappresentanti delle due religioni, introdotta dal saluto del Ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi.
Leggi tutto: RELIGIONI, UN’OPPORTUNITÀ PER IL DIALOGO

Interviste realizzate a margine della presentazione della XI Giornata Ecumenica del Dialogo cristiano-islamico

Gian Mario Gillio giornalista - direttore della rivista "Confronti"


Hari Singh Khalsa presidente dell'Unione Italiana Sikh

Mustafa Cenap Aydin direttore dell'Istituto Tevere, Centro pro Dialogo


Izzedin Elzir presidente dell'UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d'Italia)

Audio integrale


Carlo Maria Martini e la Chiesa del postconcilio - confronto (VIDEO)

Carlo Maria Martini e la Chiesa del postconcilio -
confronto (VIDEO)

Confronto tra Raniero La Valle, Maurizio Crippa, Gianni Gennari e in collegamento telefonico, Annachiara Valle. Moderato da Giuseppe Di Leo. Trasmesso da Radio Radicale il 22 ottobre 2012. 

GUARDA IL VIDEO



venerdì 26 ottobre 2012

Si può vivere senza avere paura?

La sfida del Papa scuote lo scetticismo

Vivere senza paura perché affidati a un Altro

Si può vivere senza avere paura? La maggior parte di noi risponderebbe di no. Potremmo fare una lunga lista delle nostre ragionevolissime paure. Paura per il lavoro che viene a mancare, e, anche, per un certo vento amaro e rabbioso che sentiamo soffiare su questo Paese. Paura per i nostri figli; e di mali che i medici non sanno curare. Di chi incrociamo, per strada, di notte. Paura comunque dell’ultimo atto, che inesorabilmente ci separerà da chi amiamo. 
Il Papa invece dice che è possibile vivere senza avere paura. Dice, lo ha detto ieri, che la fede in Dio è il fondamento per vivere senza paura. Nulla di nuovo, certo, per chi è cresciuto cristiano; ma colpisce come, nell’inizio dell’Anno della Fede, Benedetto XVI sembri tornare a dire il fondamento del cristianesimo, non dando nulla per scontato; ricominciando da capo, prendendo per mano i lontani, gli ignari – e forse, e soprattutto, gli abituati. Parla di noi il Papa, quando dice di una generazione educata a muoversi «solo nell’orizzonte delle cose, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani». Parla con noi, quando propone «una scommessa di vita come un esodo, un uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze e schemi mentali», per affidarsi a Dio.
Leggi tutto: Vivere senza paura perché affidati a un Altro di Marina Corradi

Leggi il testo integrale dell'udienza generale di Benedetto XVI del 24 ottobre 2012 "L'Anno della fede. Che cosa è la fede?"
Il Papa all'udienza generale
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Diamo voce e sostegno ai 70 disabili gravi e gravissimi in sciopero della fame

"Sono saliti a 70 i disabili gravi e gravissimi in sciopero della fame da quattro giorni. E tutto nel silenzio più assoluto del nostro governo e nell'indifferenza della classe politica. E' una cosa vergognosa". E' l'accorato sfogo di Mariangela Lamanna, vicepresidente del Comitato 16 novembre onlus che ha indetto lo sciopero della fame per i malati come forma estrema per richiamare l'attenzione sulla mancanza del Piano per l'autosufficienza."Noi non ci fermiamo. Cosa voglio il morto? Se continua così lo avranno".

Sono già in 70, tutti gravi, e aumentano. Protestano contro la scarsa attenzione delle istituzioni. Il problema dell'assistenza 24 ore su 24. "Vogliamo il ripristino del fondo non-autosufficienti azzerato dal governo Berlusconi". "Le nostre famiglie sono distrutte, c'è chi ha dovuto lasciare il lavoro per assisterci in casa". Un movimento nato "comunicando con gli occhi"Lo sciopero della fame per fare sentire la propria voce. Per richiamare l'attenzione del premier Mario Monti hanno deciso di ridurre progressivamente la loro alimentazione. Sono più di 70 pazienti, tutti in condizioni gravi e gravissime, tracheotomizzati e allettati, che hanno deciso di accendere i riflettori sulla loro condizione per chiedere il diritto ad una vita decorosa. Perché quando si convive con patologie neurodegenerative progressive, come Sla, distrofia muscolare e sclerosi multipla, serve assistenza a ogni ora del giorno.

Lettera aperta al presidente Monti di uno dei 42 malati di Sla, in questi giorni in digiuno di protesta contro i tagli al welfare a loro destinato

Dal 21 ottobre 2012, 42 disabili gravissimi hanno cominciato uno sciopero della fame per indurre il Governo Monti all'ascolto delle istanze che, da molto tempo, vengono rivendicate. Lo scopo della protesta è quello di chiedere al Governo il ripristino del fondo non-autosufficienze azzerato dal governo Berlusconi. Da aprile a luglio ci sono stati dei sit-in di protesta che hanno indotto il Governo allo stanziamento di 658 milioni di euro nel Ddl spending review, vanificato a tutt'oggi dalla mancanza assoluta di un piano organico per la non autosufficienza, che garantirebbe a tutti i disabili gravissimi il diritto all'assistenza.

Come si può farlo, di fronte a quelle decine di persone con gravissime disabilità che stanno attuando lo sciopero della fame, mettendo a rischio la loro vita, per avere soprattutto garanzie sul rifinanziamento del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza? E per raggiungere il pareggio di bilancio, si possono bellamente ignorare le norme nazionali e internazionali che tutelano i diritti umani?


ELEZIONI REGIONALI IN SICILIA: da questo voto dipende il futuro dell'Italia! (Le riflessioni dei Vescovi, il servizio di Report e l'intervista al segretario CISL)

In vista delle elezioni  del 28 ottobre 2012 per il rinnovo del Parlamento siciliano e del Presidente della regione i vescovi di Sicilia indirizzano alla comunità ecclesiale e civile questo documento.



AMATE LA GIUSTIZIA
VOI CHE GOVERNATE SULLA TERRA

Riflessioni dei vescovi di Sicilia sulla situazione sociale e politica
Lo sguardo verso la realtà siciliana, l’attenzione verso i bisogni assai gravi delle fasce più deboli della popolazione, l’ascolto delle voci preoccupate per la situazione della regione, il giudizio che come pastori siamo chiamati a dire e a dare ci hanno convinti che in questo momento non possiamo tacere.
Con animo accorato, perciò, desideriamo dar voce ai fedeli cristiani affidando, nello stesso tempo, queste riflessioni a quanti sono disponibili a condividerne ansie e prospettive e particolarmente a coloro che saranno chiamati a responsabilità legislative e di governo.

"...Intendiamo fare appello a tutte le coscienze affinché la partecipazione al voto sia ampia, piena, consapevole, libera da occulti e fuorvianti condizionamenti, soprattutto di natura criminale, e affrancata da logiche clientelari o di mera tutela di rendite parassitarie o privilegi prevaricanti. 
Le elezioni non sono un passaggio taumaturgico, ma costituiscono un vincolo democraticamente insuperabile, e quindi qualificante e decisivo. Per questo bisogna prepararsi seriamente, mostrando risultati concreti per il Paese e un rinnovamento reale e intelligente delle formazioni politiche aperto al dinamismo propositivo della società e chiuso alla penetrazione degli interessi di ogni tipo di “casta”. ... (I Vescovi di Sicilia)

ELECTION TEST 
 Servizio di REPORT - RAI  
puntata del 21 ottobre 2012 
Il prossimo 28 ottobre in Sicilia si vota per scegliere il futuro presidente della Regione. Il voto siciliano è però anche un test a cui guarda il resto d'Italia. Chi vince nell'isola potrebbe mettere sul piatto della bilancia delle prossime elezioni politiche un bottino di voti che potrebbe risultare determinante per governare il Paese. E' il primo test elettorale della Terza Repubblica e osservare cosa accade nel laboratorio politico che da sempre è la Sicilia aiuterà a capire quali nuovi equilibri si stanno mettendo in piedi nel Paese. Intanto chi vincerà, avrà l'arduo compito di salvare la Sicilia dai suoi debiti, che ammontano a 5 miliardi e 300 milioni di euro, tutti i candidati parlano nei comizi di rivoluzione, rinnovamento e legalità. Ma qual è l'offerta che presentano effettivamente ai cittadini?
GUARDA IL VIDEO DEL SERVIZIO INTEGRALE:
ELECTION TEST - Servizio di REPORT - RAI puntata del 21 ottobre 2012



“La Sicilia cambierà solo quando 
si toglierà alla politica 
il potere di intimidire l’economia”

La Sicilia cambierà solo quando si toglierà alla politica il potere di intimidire l’economia. Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl non ha dubbi e a poche ore dal voto, pure lui, come le principali voci intellettuali dell’isola, sa che anche questa volta nulla cambierà. Anche lui sa che la Regione, dopo cinque o sei mesi, si troverà nuovamente ingessata. Nel frattempo altro tempo – che per l’orologio dell’economia globale è una vita – sarà stato bruciato. 
Il paradosso che si ripete a ogni competizione è la valanga di candidati, liste e movimenti a supporto. Un calcolo approssimato per difetto indica 1.600 persone pronte ad entrare in Assemblea regionale per 90 seggi disponibili, circa 50 simboli e 11 aspiranti Presidenti. La parola legalità – declinata nelle voci antimafia, anticorruzione e trasparenza – a parole è proclamata da tutti ma nei programmi, spiega Bernava, non c’è alcun approfondimento concreto. ...
Leggi tutto:

SI VOTA SOLO DOMENICA 28 OTTOBRE
 Dalle ore dalle 8.00 alle 22.00




giovedì 25 ottobre 2012

"L'eredità del Concilio Vaticano II" di Enzo Bianchi (VIDEO)

"L'eredità del Concilio Vaticano II"
 di Enzo Bianchi
 (VIDEO)

Conferenza tenuta a Gaeta, Chiesa di San Paolo Apostolo, 9 ottobre 2012

Il Concilio Vaticano II é stato un evento inatteso e straordinario, ... 
Papa Giovanni XXII più volte dirà di aver voluto il Concilio per ispirazione dello Spirito Santo.... 
... E di fronte ad un vero rinnovamento evangelico da parte della Chiesa, ci si poteva attendere uno scatenamento da parte delle forze  che avversano ogni conversione, potremmo dire quelle potenze maligne, che messe al muro dall'epifania del Vangelo, reagirono con più forza. 
Senza dimenticare che, come per ogni istituzione  ampia e complessa, vale anche per la Chiesa, che non si abbandonano delle pratiche secolari in un giorno, non ci si libera in un istante di gesti e pratiche che si erano trasformati in abitudini, in riflessi condizionati, non ci separa in un sol colpo da quella mentalità cui si era, davvero abbandonati.     
... Noi oggi dobbiamo dire che il Concilio deve essere ancora pienamente realizzato, anche se sono passati cinquant'anni. ...
Ecco i punti fondamentali del mio itinerario sul Concilio Vaticano II: 
1)  LA CENTRALITA' DELLA PAROLA DI DIO, potremo persino parlare di riscoperta della parola di Dio da parte dei cattolici, infatti era riservata solo ai chierici, ....;
2) LA LITURGIA, la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua forza... il rinnovamento della liturgia è stato certamente il cambiamento più vistoso.... una volta si assisteva alla messa, oggi si partecipa, ...;.
3) LA CHIESA, CASA E SCUOLA DI COMUNIONE, la Chiesa è una comunione, prima considerata una "società perfetta", é un mistero di comunione.... la Chiesa non è una piramide gerarchica... tutti fan parte della Chiesa, tutti devono sentire la Chiesa come una casa... ma dobbiamo imparare i principi della sinodalità, della sussidiarietà ...;
4) LA CHIESA IN DIALOGO CON IL MONDO... non condanne sul mondo, scomuniche, ma la medicina della misericordia... dialogo verso tutti, Gesù ci ha detto di amare anche coloro che ci rispondo con  l'inimicizia ...;


PRIMA PARTE

SECONDA PARTE
   

TERZA PARTE
   

QUARTA PARTE
   

QUINTA PARTE
   

SESTA PARTE
 


"Nell'era dell'incertezza diamo spazio alla riflessione" di mons. Bruno Forte


Nell'era dell'incertezza diamo spazio alla riflessione

di mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto


L'11 ottobre scorso, cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II, Benedetto XVI, circondato dai rappresentanti dei vescovi di tutto il mondo partecipanti al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, ha aperto l"'anno della Fede". Si tratta di un anno che egli ha voluto totalmente dedicato ad approfondire, riscoprire e annunciare con nuovo slancio i contenuti e l'esperienza della fede. Proprio così, un anno che ritengo possa interessare tutti credenti e non credenti. Per mostrarne le ragioni, parto da un'osservazione di fondo: la condizione della finitudine, che ci accomuna tutti, è avvertita specialmente in questa stagione post-moderna, seguita al tramonto dei "grandi racconti" ideologici e dell'ottimismo che essi ispiravano. L'assenza di senso, la mancanza di un orizzonte comune rispetto a cui orientare le scelte, sono ampiamente presenti alle coscienze nell'attuale cosiddetta "società liquida" (Zygmunt Bauman), dove di verità sembra ce ne siano troppe, ognuno presumendo di assolutizzare la propria. Vengono così a mancare le ragioni collettive di vita e di speranza e si fa strada un senso di addio da ogni certezza, per cui valga la pena di vivere. Questa fragilità costituisce il luogo in cui tanti, credenti e non credenti, eredi dell'ideologia, critici o orfani di essa, si ritrovano spiazzati dalla crisi che stiamo vivendo. Il senso di smarrimento, l'assenza di patria" (secondo l'espressione di Heidegger: "Heimatlosigkeit"), la percezione di una sorta di inarrestabile declino, possono essere evasi o nascosti: si può tentare di non essere pensanti, negligenti di fronte al naufragio di ogni certezza comune. Ma nel momento in cui si pensa, la lama di questo disagio non può non interrogarci, rendendoci più aperti alla ricerca, più accomunati nell'esperienza e nel bisogno di un Altro, che aiuti ad uscire dalla prigionia dei nostri frammenti.

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mercoledì 24 ottobre 2012

24-30 Ottobre, Settimana internazionale per il Disarmo. Se vuoi la pace prepara la pace

24-30 Ottobre 
Settimana internazionale per il Disarmo. 


Se vuoi la pace
 prepara la pace


Tutti gli anni le Nazioni Unite celebrano dal 24 al 30 ottobre la "Settimana per il disarmo". La giornata di avvio della Settimana non è casuale ma è il giorno in cui cade l'anniversario della fondazione delle stesse Nazioni Unite, il 24 ottobre 1945. La "Settimana per il disarmo" è stata istituita dal'Assemblea Generale nel 1978, con un documento (Risoluzione S-10/2) nel quale si richiama l'attenzione di tutti gli Stati sull'estrema pericolosità della corsa agli armamenti e si incoraggiano a compiere gli sforzi per porvi fine e a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'urgenza del disarmo. 10 Tesi per il Disarmo (e un'appendice importante).

Oggi la corsa agli armamenti è di gran lunga più grave e accelerata del 1978 e le spese militari globali hanno raggiunto la somma astronomica di oltre 1.700 miliardi di dollari annui – cifra mai raggiunta, in termini reali, nella storia dell’umanità – che corrisponde a più di 4,6 miliardi di dollari al giorno, "somma che da sola è quasi il doppio del bilancio delle Nazioni Unite di un anno”, ha denunciato, inascoltato, Ban Ki Moon Segretario generale dell'ONU lo scorso 30 agosto.
Il disarmo oggi è, dunque, ancora più urgente di quando la Settimana fu istituita ed essa non può esaurirsi in mero pretesto per dichiarazioni retoriche, ma – se vogliamo davvero costruire la pace - deve diventare la settimana dell'impegno di tutti per il disarmo. A ciascuno di fare qualcosa.

10 Tesi per il Disarmo
(e un'appendice importante)

A ciascuno di fare qualcosa, 
dovunque c'è qualcosa da fare

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Porta a scuola i tuoi sogni - Lo spot, la scuola che c'è e... quella che non c'è!!!


Porta a scuola i tuoi sogni


"Abbiamo visto il prodotto finito e ci è piaciuto. Non sapevamo dove lo avrebbero girato, abbiamo affidato il tutto a un curatore esterno che ha scelto la scuola". Rispondono così dal ministero dell'Istruzione, il Miur, alle polemiche che si sono scatenate in rete dopo la pubblicazione dello spot sulla scuola girato nella scuola tedesca di Milano, come anticipato da Repubblica.it. "La scuola statale in ogni caso comprende la scuola pubblica e la privata parificata - aggiungono da viale Trastevere - E quella tedesca rientra nella scuola italiana. Si tratta di polemiche prive di fondamento".
Una retta da 5.400 euro. Il video è stato pubblicato l'11 ottobre sul sito del Miur. Uno spot in cui per un minuto la voce fuori campo del cantautore Roberto Vecchioni spiega il valore dell'istituzione della "nostra scuola". Compaiono classi spaziose con poco più di quindici studenti in tutto, file di banchi disposti su gradinate in stile universitario. E poi biblioteche per studiare nel pomeriggio, tablet estratti dagli zaini come se fossero quaderni, campi di pallacanestro nel verde. Ma il tutto è stato è stato girato nella Deutsche Schule Mailand, la scuola tedesca di Milano in cui i mille studenti iscritti, dalle materne alle superiori, pagano circa 5.400 euro all'anno di retta per poter frequentare l'istituto. Una scelta che ha scatenato le ire del popolo del web, che giudica la mossa "scandalosa", "ipocrita", "quantomeno inopportuna".



Gentile Ministro Profumo, 
sono un insegnante di Matematica e Fisica di un Liceo del profondo Sud . Uno dei tanti. Questa mattina mi sono svegliato e, da bravo matematico, mi è venuta la travolgente voglia di fare due calcoli (la mia, purtroppo, è una mania irrefrenabile). Ho pensato che forse questa mia digressione algebrica avrebbe potuto esserle d'aiuto nel momento in cui dovrà giustificare, in un giorno spero non troppo lontano, la sua proposta circa l'aumento delle ore di lezione frontale dei docenti, da 18 a 24.
Come tutti ben sanno, i docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori) sono una categoria super privilegiata: hanno tantissimi giorni di ferie e, quelle poche volte che lavorano, lo fanno solo per 18 ore settimanali.
A questo punto entra in gioco la mia indole freddamente calcolatrice.
Dunque ho cercato di capire se faccio qualche altra cosa per la mia scuola e per i miei studenti, aldilà di queste 18 misere ore. Ecco cosa, con mio grandissimo stupore, ho scoperto.

Centinaia di professori hanno organizzato il 21 ottobre a Roma un flash mob di protesta davanti al ministero dell'Istruzione contro l'aumento a 24 ore dell'orario previsto dalla legge di stabilità. Senza simboli politici o di sindacati i docenti si sono radunati sulla scalinata del ministero con cartelli che spiegano come le ore di lezione sono solo una parte del lavoro svolto. Non sono mancate le «carote di protesta» a ricordare la manifestazione degli studenti.
La protesta è continuata per circa mezz'ora senza alcuno slogan politico né bandiere di sindacati. L'iniziativa, hanno spiegato alcuni docenti è stata convocata in maniera spontanea per «sensibilizzare tutti sulla difficoltà del nostro lavoro, che non è fatto solo di ore in classe, ma di tante attività che si devono svolgere a casa durante tutta la settimana, sabato e domenica compresi».
MANIFESTAZIONE ANCHE DOMENICA 28 OTTOBRE. 

Quello a cui stiamo assistendo in queste ore a proposito dell’ipotizzato aumento dell’orario di insegnamento settimanale dei docenti di medie e superiori è l’ennesimo, stucchevole teatrino politico. Un gioco delle parti, in cui i diversi attori recitano il proprio ruolo e in cui a essere penalizzati saranno, come sempre, i soggetti più deboli, cioè i lavoratori.
La proposta, prevista nella bozza della cosiddetta “legge di stabilità”, di innalzare da 18 a 24 il numero delle ore settimanali di docenza per i professori della scuola secondaria (inferiore e superiore) ha destato, com’era prevedibile, reazioni negative e proteste accese. Non solo presso gli operatori della scuola, ma anche tra le stesse forze politiche che sostengono il governo.
I principali due partiti di maggioranza hanno espresso contrarietà a questa norma. Prima il Pd e poi il Pdl hanno sostenuto le ragioni degli insegnanti. D’altra parte si sa che si tratta di una categoria professionale numericamente non irrilevante e dunque, in termini di consenso elettorale (anche in vista delle prossime consultazioni), è bene tenersela buona.
Nessuno sapeva nulla?
Questa, insomma, è l’impressione generale. E viene da chiedersi se è davvero possibile che il “governo tecnico” sia così tecnico da ipotizzare provvedimenti tanto impopolari senza alcuna consultazione previa con le forze politiche che gli garantiscono la maggioranza parlamentare. Ma la cosa ancora più fastidiosa è il sospetto che si sia voluto puntare in alto, le 24 ore settimanali, sapendo già in partenza che si sarebbe ottenuto qualcosa di meno: le 21 ore di cui ora si parla.
Se ciò accadrà, i partiti si potranno vantare di avere scongiurato un aumento eccessivo del carico di lavoro dei docenti, i quali dovranno pure ringraziarli che l’aumento degli impegni didattici sarà “soltanto” di 3 ore a settimana (anziché le 6 inizialmente previste). Gli insegnanti dovranno essere grati che, a parità di stipendio (e gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi nell’area dei Paesi economicamente avanzati), insegneranno 3 ore in più a settimana.
Il che significa, in termini pratici, avere una classe in più. In tal modo l’incremento del carico di lavoro non sarà di sole 3 ore: a queste andranno aggiunte tutte quelle necessarie alla preparazione delle lezioni, alla formulazione delle verifiche, alla correzione dei compiti in classe, al ricevimento dei genitori.