lunedì 10 settembre 2012

Solidarietà e accoglienza è la risposta dell'Ufficio Regionale Migrantes della Conferenza Episcopale Siciliana alla tragedia che si consuma nel Mediterraneo

Centotrentasei. Tanti sarebbero stati gli immigrati stipati nel barcone naufragato nella notte dell'otto settembre, a una dozzina di miglia da Lampedusa. Tra loro 10 donne e 6 minori. Lo ha detto i superstiti sentiti dalla Guardia costiera e dalle forze dell'ordine. Cinquantasei coloro che sono stati tratti in salvo, strappati dalle acque, tra loro una donna incinta. Recuperato il cadavere di un uomo. Sarebbero quindi 79 i dispersi...

Sotto i nostri occhi distratti, nelle acque del Mediterraneo le tragedie si susseguono senza soluzione di continuità. I morti chiamano altri morti e quanto avvenuto nei giorni scorsi a Lampedusa, purtroppo, non è frutto del caso. Tuttavia la logica del nostro stare al mondo deve essere quella della vita, perché è questo il senso profondo della nostra testimonianza di cristiani.
Per questo, dopo il momento del silenzio e quello della preghiera, l'Ufficio Regionale Migrantes e Mons. Calogero La Piana, vescovo delegato per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana, ritengono sia giunta l'ora di riconoscere, ai tanti migranti che vengono dall'Africa e non solo, la stessa umanità che siamo disposti a riconoscere a noi stessi.
Riteniamo che sia intollerabile sopportare il destino di morte che rischia di travolgere altre vite umane che decidono di attraversare il Mediterraneo in fuga da guerre, oppressione, fame, carestie. Riconosciamo a noi stessi il diritto di lottare per migliorare le nostre condizioni di vita, non riconosciamo a chi viene da lontano il diritto di cercare un futuro per sé e per i propri figli. Questo non è umano e da cristiani facciamo appello all'umanità di ciascuno e dell'intera società...