venerdì 18 maggio 2012

Il ricordo di Falcone e Borsellino vent'anni dopo - “Vent’anni” - "Dove eravamo" - “Per questo mi chiamo Giovanni” - "CAPACI VENT'ANNI DOPO. ETICA, RUOLO E VALORE DELLA MEMORIA".

Un omaggio a Palermo, e, soprattutto, ad alcuni dei suoi eroi: i magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e i componenti – uomini e donne – delle scorte, che morirono nelle stragi del ’92. 
E’ il libro “Vent’anni”, curato da Daniela Gambino ed Ettore Zanca, edito da Coppola, in uscita il 18 maggio prossimo. Racconti, interviste, testimonianze, impressioni, monologhi teatrali e testi di canzone, per non dimenticare. Sembra il diario di una partecipazione emotiva, un ritratto di Palermo e del Paese. Emozioni intime che diventano condivise. Ne parla uno degli autori, Ettore Zanca, nato a Palermo, nel ‘71, consulente legale, oggi residente a Colleferro.
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Proponiamo un brano tratto dal volume “Vent’anni”
Raramente capita che le tragedie della storia ci tocchino quasi come vicende private. A me è capitato pochissime volte. Due di queste, a meno di due mesi di distanza, fra il 23 maggio e il 19 luglio del maledetto 1992. Ogni tanto ho riflettuto sulle ragioni di questa sensazione insolita, rara: ma non sono riuscito a fare chiarezza. Falcone e Borsellino li avevo conosciuti di persona, ma non ne ero certo amico: probabilmente non mi avrebbero riconosciuto se mi avessero incontrato in un salotto o in bar.

23 maggio e 19 luglio 1992: la mafia e i suoi complici di Stato uccidono Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, otto agenti delle scorte e Francesca Morvillo. L’Italia è in ginocchio, scossa, ferita. Sembra il colpo mortale alla speranza di battere la mafia. E invece c’è una cittadinanza che reagisce, c’è il coro “fuori la mafia dallo Stato” urlato di fronte alla cattedrale di Palermo, ci sono i fischi e gli insulti alle autorità, le lenzuola bianche, le associazioni antimafia, il consolidamento di una cultura che ha portato la Sicilia e l’Italia intera a uscire dal silenzio, ad aver meno paura e a reclamare una verità che tarda ad arrivare. Dove eravamo noi in quel momento? Come abbiamo guardato al futuro, in che misura siamo cambiati e quanto le stragi del ‘92 hanno inciso sulla nostra vita e sulle nostre scelte? A vent’anni dagli attentati di Capaci e via D’Amelio, questo libro prova a raccontare quei giorni drammatici, attraverso la testimonianza di chi li ha vissuti. Non solo familiari, magistrati, giornalisti, poliziotti, persone all’epoca già in prima linea nella lotta alle mafie, ma anche donne e uomini che, a partire da quei giorni, hanno iniziato, ognuno nel proprio ambito, a combatterle. 


Leggi la scheda del libro: DOVE ERAVAMO I giorni che ci cambiarono la vita. Vent’anni dopo Capaci e Via d’Amelio.

A vent’anni dalla strage di Capaci, un fumetto per raccontare la mafia ai ragazzi Claudio Stassi rilegge a fumetti il romanzo omonimo di Luigi Garlando 
Nella storia recente, la lotta alla mafia ha avuto tra i protagonisti indiscussi il giudice Giovanni Falcone che, insieme a Paolo Borsellino, rappresenta lafigura più nota per la rilevanza del suo operato e il tragico destino. A vent’anni dalla strage di Capaci, il Giornalino, settimanale per ragazzi del Gruppo Editoriale San Paolo, commemora questa data con la pubblicazione di “Per questo mi chiamo Giovanni”

In occasione del XX Anniversario della Strage di Capaci il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” indicono il concorso “CAPACI VENT’ANNI DOPO. ETICA, RUOLO E VALORE DELLA MEMORIA”.