I nuovi devastanti terremoti di ieri in Emilia hanno seminato morte e terrore, ma non bisogna farsi vincere dalla paura.
I terremoti seminano morte e terrore: Dov’era Dio?.... Perché ha permesso o ha voluto la morte di tanta gente? Perché la disgrazia colpisce più spesso deboli, indifesi, e piccoli?».
"Di fronte al terremoto molti - credenti e non credenti - si sono chiesti: «Dov’era Dio quella notte? Perché ha permesso o ha voluto la morte di tanta gente? Perché la disgrazia colpisce più spesso deboli, indifesi, e piccoli?». È l’antica e sempre nuova domanda sul dolore, specialmente sul dolore innocente, che è risuonata anche sulle braccia della croce: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?» (Marco 15,34). La risposta è certo avvolta dal silenzio e dalla discrezione, che sempre il dolore richiede. La Parola di Dio, tuttavia, ci spinge ad andare oltre la domanda del Crocifisso, ad accompagnare ancora la sua storia verso l’ora luminosa della Pasqua. Il cristiano legge il mistero del dolore nella luce del mistero di Cristo
Dio c’era, fedele nel Suo amore per noi
Nell'ora oscura e dolorosa della croce, il Padre non ha cessato di amare suo Figlio, che moriva innocente. Nel lungo calvario della storia, il Padre non cessa di amare i suoi figli. Egli è sempre un Dio misericordioso e fedele, che ascolta il grido degli schiavi, dei deboli, dei perseguitati, dei vinti (cf. ad es. Salmo 22), che prende le difese e combatte a fianco dei più deboli (cf. la storia di Davide in 1 Samuele 17), che ama d’un amore che sopravanza l’ira quanto il cielo sopravanza la terra: «Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono» (Salmo 103,11). Di fronte alla sofferenza dell’uomo questo Dio manifesta la sua umiltà, cioè l’amore che si abbassa fino all’uomo, lo salva, lo redime, lo riabilita. Lungi dal restare impassibile davanti al dolore umano, Dio si fa uomo, assumendo su di sé la croce del mondo. La sofferenza passiva, subìta a causa della povertà della condizione umana, viene liberamente scelta dal Figlio di Dio per amore nostro e trasformata in sofferenza attiva. In comunione col dolore di tutti i crocefissi della storia, il Figlio soffre offrendo al Padre l’estremo rantolo delle possibilità umane: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Luca 23,46). Accettando l’offerta col risuscitarlo dai morti, il Padre dà valore e senso alla sofferenza dell’innocente, e in essa a ogni sofferenza umana. A partire dalla Pasqua è possibile dire che il Dio cristiano non è l’altra parte, contro cui lanciare la bestemmia del dolore umano, ma il Dio con noi, il Dio compassionevole, che soffre con noi e ci aiuta a trasformare il nostro soffrire in offerta, a dare senso nel dono dell’amore alla croce del patire.
Dio ci ha chiamato
In Gesù risorto ci è data così la promessa che l’ultima parola del nostro cammino e della storia non è il dolore e la morte, ma la gioia e la vita. In lui ci è assicurato che il dolore offerto per amore, vissuto cioè in comunione con lui crocefisso e con tutti i crocefissi nostri fratelli, e offerto in oblazione al Padre, è fonte di risurrezione. Chi unisce il proprio soffrire alla passione di Cristo, chi riconosce nella propria croce la fedeltà del Padre presente nella croce del Figlio, partecipa già, sia pure nella povertà attuale, alla nuova creazione. In lui la vita vince già la morte e il domani è già cominciato.
L’azione
Dio è presente, con una presenza di amore, anche nelle situazioni di sofferenza e di dolore. È necessario:
- esercitarsi nella scoperta dei segni della sua presenza;
- imparare a trasformare la sofferenza e il dolore che si abbattono su ciascuno e sulla comunità in «sofferenza attiva»;
- partecipare alla sofferenza degli altri, vivendola insieme, e non aggravandola con i propri egoismi;
- vincere i limiti della attuale condizione umana offrendo il proprio dolore insieme con quello di Cristo, con fiducia di cooperare così alla nuova creazione.
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a cura della CONFERENZA EPISCOPALE ABRUZZESE-MOLISANA UFFICIO CATECHISTICO REGIONALE - DELEGAZIONE CARITAS REGIONALE CARITAS ITALIANA