Basta Pil, basta con l'ossessione della crescita,
introduciamo il Fil per valutare le economie dei Paesi
Nel marzo 1968, tre mesi prima di essere assassinato, Robert Kennedy pronunciava, presso l'Università del Kansas, un discorso rimasto memorabile nel quale evidenziava - tra l'altro - l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere degli stati.
«... Il PIL - affermava Kennedy - comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari ... Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta ...».
Una "dittatura" di cui è bene liberarsi. Eppure sono anni che in diversi ambiti culturali, politici ed anche istituzionali si sperimentano forme di misurazione della qualità del vivere, alternative a quelle degli indicatori tradizionali, dall'Indice di Sviluppo Umanodi UNDP (Nazioni Unite) al Better Life Index di Ocse. Senza dimenticare che quello "che rende la vita veramente degna di essere vissuta" non sempre è misurabile.
Fra questi nuovi strumenti, l'indice Quars che - a differenza di altri indicatori - misura la qualità dello sviluppo nelle Regioni italiane. Fornendo così un quadro che ridisegna il nostro paese a partire dalla qualità dell'ambiente, dell'economia e lavoro, dei diritti e cittadinanza, della salute, dell'istruzione e cultura, delle pari opportunità, della partecipazione. Sette macroindicatori, articolati a loro volta attraverso 41 indicatori specifici, per guardare con occhi diversi un paese che evidenzia profonde distanze da una Regione all'altra.
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"DePiliamoci (l'ossessione della crescita)" di Michele Nardelli