La grande nave morta, riversa sullo scoglio, sembra l’immagine plastica di una sconfitta. Forse la porteranno via, forse sarà fatta a pezzi, forse andrà sul fondo con i suoi tesori dopo svuotato il ventre dai suoi oli divenuti veleni. Era una città della gioia, dei balocchi persino, ora visitata dalla morte, dall'angoscia per i dispersi, dalla tribolazione dei naufraghi, e in un’ora ridotta da ammiraglia del mare a giocattolo infranto. Una sconfitta, ma una sconfitta senza duello. Non è stato il mare, è stato l’errore umano, è una sconfitta umana...
È questa fallibilità umana il perno ricorrente del nostro smarrimento, il terminale delle nostre affidate speranze e delle segrete paure. Sentirci esposti all'errore altrui, e insieme coscienti della nostra stessa ordinaria capacità d’errore, diviene oggi un affaccio sul mistero dell’uomo, su quella rischiosa "zona libera" che egli rappresenta nella sapienza del cosmo...
Ci misuriamo sull'uomo, dunque, qui ci diamo le coordinate. L’errore umano, l’eroismo umano, la storia umana sono per noi lacrime, pugni chiusi, braccia aperte. Ma braccia aperte, imparando ancora.
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Ma che strano. Quando succede una tragedia, come il naufragio della nave da crociera di questi giorni, si parla prima di tutto dei morti, dei dispersi. Si intervistano i sopravvissuti, le loro famiglie, si cercano le loro storie, i loro racconti, da Venezia agli Stati Uniti, alla Corea. E si cercano i responsabili di quella assurda, folle, azzardata manovra! E poi si indaga sulle eventuali complicità, sui possibili disastri ambientali. Si celebrano – giustamente – gli eroi che hanno salvato tante vite umane.
Per la guerra non è così. Anzi, l’esatto contrario.
I responsabili di quella assurda, folle, azzardata manovra che fu la guerra (‘avventura senza ritorno’ come la definì Giovanni Paolo II) vengono celebrati come eroi, o perlomeno come persone sagge e intelligenti che hanno affrontato la situazione con serietà! Le storie raccontate sono quelle dei piloti che bombardano, dei politici compiaciuti, dei missili intelligenti che colpiscono con precisione a 5 Km. di distanza. Che affascinano il telespettatore anche lui parte attiva di questa emozionante avventura. La tecnologia a servizio del bene contro il male.
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Ora che a naufragare siamo "noi" è più semplice ricordare che in mare si muore. Ma la tragedia della Concordia non è certo il primo naufragio di quest'anno nei nostri mari...
A centinaia, a migliaia gli immigrati affogano ogni anno nel breve tratto del canale di Sicilia. Una striscia di mare che comporterebbe ben pochi pericoli, se migliaia di profughi disperati non fossero costretti a giocarsi la pelle su barconi instabili e sovraffollati...
Leggi tutto: I naufragi degli "altri": oltre 1600 i profughi affogati nel Canale di Sicilia quest'anno!
... Sul mare ogni vita vale una vita. Se accade che si veda «uomo in mare», ogni viaggio si ferma, ogni direzione si devia: l'uomo va tolto dalla bocca del mare.
È la legge del mare. L'umana legge del mare. Per questa legge l'uomo trova l'uomo, cioè trova se stesso. Trova che l'uomo vale più del commercio, della conquista, dell'avventura e della guerra.
Anche il nemico devi salvare dal mare. Anche lo straniero. Anche l'immigrato. Devi salvare l'uomo dal mare, per essere tu uomo.
Abbiamo violato la legge del mare. Abbiamo violato l'unica umanità. Abbiamo stabilito che chi per noi non ha diritto di venire a noi può anche morire in bocca al mare.
E poi, per godimento ed esibita ricchezza, abbiamo sfidato il mare costruendovi sopra torri di Babele fragili quanto enormi...
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