Monsignor Ravasi, il ministro della Cultura del Vaticano usa i social network, ha aperto un blog , parla con i manager di Google e spiega perché la Chiesa deve andare in rete
Il cardinale Gianfranco Ravasi "L'UOMO è l'unico animale capace di arrossire. Ma è anche l'unico ad averne bisogno (Mark Twain)". "Cadere non è pericoloso, né è disonorevole. Ma non rialzarsi è tutte e due le cose (Konrad Adenauer)". Commento di uno dei 4419 followers: "Se tutti quanti seguissero card. Ravasi nessuno chiederebbe alla Chiesa di pagare l'Ici". Una battuta, ovviamente, ma che dà conto della popolarità di un cardinale ora attivo anche su Twitter. Un cardinale che ha debuttato in rete con un suo blog personale, che collabora con quotidiani "laici" online, va in televisione, scrive ogni giorno il "Mattinale" sul giornale dei vescovi Avvenire, partecipa a convegni che spaziano dai media alla musica contemporanea, organizza in Vaticano incontri inediti per giovani blogger. Sostiene che la Chiesa è indietro e che è giunta l'ora di Internet, gira il mondo con la sua iniziativa il "Cortile dei Gentili" che ha aperto ai laici e addirittura agli atei.
A fare questo non è un eretico rivoluzionario ma il presidente del Pontificio consiglio per la Cultura del Vaticano, Sua Eminenza Reverendissima il cardinale Gianfranco Ravasi...
Creatività, lungimiranza, apertura al nuovo e all'ignoto. Superando anni di scetticismo vaticano nei confronti dei nuovi media, un nutrito gruppo di uomini di chiesa, da qualche tempo a questa parte ha aperto la parola di Dio ai social network.
Capofila di questo inedito tecnoentusiasmo dei religiosi è il cardinale Gianfranco Ravasi, capo-dicastero vaticano della Cultura, che, ogni giorno, dispensa pillole di santo pensiero - citazioni dalla Bibbia e dai vangeli - ai suoi 1.946 follower su Twitter...
IL SUCCESSO IN RETE. La comunicazione della fede, insomma, «non passa solo attraverso le omelie. Può passare anche attraverso i 140 caratteri di un messaggio Twitter». Pillole di sacro pensiero capaci, come ha spiegato lui stesso, di «ritrovare la parola che offende, ferisce, inquieta, giudica».
E gli utenti sembrano gradire, a giudicare dal numero dei follower. «Non credevo che l'iniziativa riscuotesse tanto interesse», ha spiegato Ravasi raccontando la sua esperienza sul sito di microblogging, «ma evidentemente tra i cristiani, molti dei quali non conoscono bene la Bibbia, c'è grande desiderio di approfondirne la conoscenza».
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