Alla fine, dopo tutti quanti - dopo i ricercatori, gli studenti e gli insegnanti, i cassaintegrati, i precari, le famiglie e molte altre categorie; dopo gli intellettuali, i magistrati e persino gli industriali; dopo i cattolici delle comunità di base e quelli anonimi delle parrocchie, dopo molti vescovi e moltissimi parroci - ecco,finalmente anche il capo della Cei ha detto alcune parole chiare sul nostro Presidente del Consiglio.
Anzi, no: non su di lui, che non è mai stato nominato, come pare abbia richiesto il papa, ma sul berlusconismo da lui costruito in vent’anni di anticultura mediatica e di pratica politica.
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Come Azione Cattolica, più volte abbiamo voluto dire che il Paese o crescerà insieme o non crescerà; e il futuro della nostra nazione, e anche della politica, è proprio qui, in questa ricerca di un cammino comune che sappia tenere uniti nord e sud del paese; che sappia costruire solidarietà; capacità di crescita nella condivisione.
Come sottolinea lo stesso card. Bagnasco, i cattolici possono fare molto. Proprio perché cittadini delle due Gerusalemme, i cristiani possono essere in politica quell’elemento chiave per un percorso fatto di fedeltà ai principi, ai valori, alle istituzioni, nella ricerca non tanto di interessi di parte quanto del bene comune.
Amaro. Pieno di rabbia: «Un attacco che non mi merito», raccontano si sia sfogato Silvio Berlusconi ascoltando la prolusione del capo dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, contro il degrado del costume morale in politica. Non si aspettava un attacco di questa valenza, il premier, nonostante fosse stato preallertato che «qualcosa di grosso» stava per piombare dalla Cei. E pur tuttavia, spiegano a palazzo Grazioli, il Cavaliere non ritiene le parole di Bagnasco un’aperta condanna, ma vi legge spazi che lascerebbero aperti margini per recuperare il rapporto.
Eminenza Reverendissima,
Le scriviamo innanzitutto per condividere la preoccupata analisi a tutto campo che Lei ha svolto nella sua ultima prolusione, in un momento storico delicato per il nostro paese e per la comunità internazionale, colpita dalla crisi economica e tormentata da guerre ancora in atto. Una riflessione che deve far riflettere innanzitutto la classe dirigente, coloro che hanno responsabilità nella gestione della cosa pubblica. È palpabile, da qualche tempo, “un’insicurezza che si va cristallizzando, e finisce per prendere una forma apprensiva dinanzi al temuto dileguarsi di quegli ancoraggi esistenziali per i quali ognuno si industria e fatica, essendo essi ragione di una stabilità messa oggi in discussione, per cause in larga misura non dipendenti da noi”.
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Dopo la prolusione del card. Angelo Bagnasco al consiglio permanente della Cei, diversi sono i commenti degli opinionisti sui giornali, focalizzati sulle conseguenze che potrebbero avere le dichiarazioni del prelato sulla tenuta della maggioranza.
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