lunedì 8 agosto 2011

"Silenzio, stampa" – Chi rischia la vita per una notizia - Inchiesta di REPUBBLICA

Questa inchiesta nasce da un'idea di Attilio Bolzoni e dal suo desiderio di raccontare le storie dei cronisti "minori", quelli di piccoli centri, di piccoli giornali, di piccole emittenti locali che, da anni hanno ingaggiato impari battaglie contro poteri criminali grandi, forti e spietati. Sono i giornalisti (spesso molto giovani, spesso con pochissime coperture, spesso poco pagati) che vivono o hanno vissuto ore di autentico terrore, davanti a un'automobile bruciata, un telefono che vomita insulti e minacce, una testa di animale trovata al mattino davanti alla porta di casa, una busta con un proiettile. Sono 143, secondo l'Osservatorio "Ossigeno per l'informazione", un sito in cui Alberto Spampinato raccoglie, cataloga, sottolinea le loro storie impedendo che cadano nel dimenticatoio o nel silenzio degli altri organi d'informazione: quelli grandi e nazionali. Alcuni di loro hanno visto anche di peggio: le botte, gli insulti faccia a faccia col rappresentante della cosca locale che, si sa, è anche in grado di farti ammazzare. Così, Bolzoni, accompagnato dalla telecamera di Giulio La Monica, è andato in Calabria, in Sicilia, nel Lazio (a Viterbo) a cercarli e a intervistarli, perché la loro voce esca dall'ambito locale, perché si sappia cosa può succedere a chi cerca di fare libera informazione nel nostro Paese. E, magari, ci si scandalizzi.

Le loro facce non si vedono mai. Sono la parte sommersa dell'iceberg rappresentato da Roberto Saviano, Lirio Abbate, Rosaria Capacchione. Sono giornalisti che lavorano in terre di mafie, col vizio di scrivere la verità. Nel 2011, in 143 hanno subito intimidazioni, minacce, attentati. Ecco le loro storie...
Consulta l'inchiesta di REPUBBLICA (testi e video): SILENZIO STAMPA