sabato 30 aprile 2011

Il nostro grazie a Giovanni Paolo II per... il rapporto con i giovani

... Gli appuntamenti di massa con il popolo di Dio costituiscono dunque uno dei centri del pontificato del Papa polacco, in un’opera di evangelizzazione concepita come continua ricerca di momenti di contatto diretto, fisico con l’umanità. In questo quadro si inserisce la creazione della Giornata Mondiale della Gioventù, tra le eredità più potenti lasciate alla Chiesa da Wojtyla, figlia naturale della sconfinata passione del Papa polacco per i ragazzi: “I giovani sempre mi ringiovaniscono, in essi si riflette la gioia originaria che Dio ebbe creando l’uomo”.
Tra i ragazzi e il “Papa venuto da lontano” il feeling è assoluto, continuo, indistruttibile. Dopo due convocazioni “di prova”, nel 1985 Giovanni Paolo II ufficializza la nascita delle Gmg con la “Lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo”. Buenos Aires, Santiago de Campostela, Czestochowa, Denver, Manila, Parigi, Roma, Toronto: lui li chiama per otto volte e i giovani accorrono ovunque in massa, entusiasti per una mobilitazione che, a Manila, supera perfino i due milioni di presenze. Il “Papa dei giovani”, lo hanno chiamato anche così. E forse il rimpianto più forte di Giovanni Paolo II morente è stato non poterli incontrare per la nona volta a Colonia, dove li aveva convocati per il 2005... (Rodolfo Lorenzoni)

I "Papaboys" festeggiano la beatificazione di Giovanni Paolo II con un libro, "Ciao Karol", che raccoglie 1500 lettere e messaggi deposti in piazza San Pietro nell'aprile 2005, i giorni in cui Karol Wojtyla viveva i suoi ultimi giorni. Ecco il comunicato che presenta l'avvenimento.
Leggi tutto: Ciao Karol. I Papaboys

Il nostro grazie a Giovanni Paolo II per... l'impegno contro la guerra

No alla guerra! ... Quando dunque si prospetta la guerra del Golfo del 1991, Wojtyla manifesta in ogni modo la sua ferma opposizione alla spedizione punitiva decisa contro l’Iraq.
Le ragioni per cui Giovanni Paolo si oppone al conflitto – e all’Onu egemonizzata degli Stati Uniti – sono principalmente due: la prima dottrinale, la seconda di carattere geopolitico. Il Papa polacco intende anzitutto sancire una volta per tutte che l’idea di guerra è lontanissima non solo dal cristianesimo, ma anche – nella costante ricerca del dialogo con l’Islam, che in molti sensi è una delle parti in causa – da qualsiasi concezione di Dio: “Nessuno può uccidere in nome di Dio, nessuno può accettare, in Suo nome, di dare la morte a un fratello”. In secondo luogo, gli è impossibile accettare il ricorso alle armi perché il suo sguardo è sempre rivolto al Terzo Mondo e alla costruzione di un ordine mondiale in cui non esistano popoli vincitori e popoli oppressi, ma soltanto una pace duratura che garantisca ai Paesi svantaggiati la speranza in un futuro economicamente e politicamente degno. “Varcare le soglie della speranza” significa, allora, lasciarsi condurre da Dio nella fiduciosa ricerca di soluzioni che liberino tutti gli uomini dalla costrizione e dalla violenza. Così come fece per le Falkland nel 1982 e, subito dopo, per la guerra in Libano (e come farà per la Bosnia e per il Kosovo, rispettivamente nel ‘93 e nel ’99) Giovanni Paolo II non usa mezzi termini. In Sudan, nel viaggio forse più difficile di tutto il suo pontificato, ingiunge ai potenti di “ascoltare la voce dei fratelli oppressi, poiché quando la gente è debole, povera e indifesa, la Chiesa deve levare la voce in suo favore”... (Rodolfo Lorenzoni)

Ascolta i brani audio
  • "la guerra è avventura senza ritorno..." brano del messaggio natalizio 25-12-1990 (Guerra del Golfo)
  • "fermatevi..." brano dell'Angelus 18-12-1994 (Guerra nei Balcani)
  • "mai più la guerra" brano dell'Angelus del 16-3-2003 (Guerra contro l'Iraq)
MAI PIU’ LA GUERRA
Giovanni Paolo II

Dio dei nostri padri
grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l’orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l’umanità:
mai più la guerra, avventura senza ritorno,
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza,
minaccia per le tue creature, in cielo, in terra e in mare.
In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo spirito soluzioni nuove,
gesti generosi e onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa più fecondi
delle affrettate scadenze della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra!

Il nostro grazie a Giovanni Paolo II per... il dialogo interreligioso

Il capostipite di questi incontri interreligiosi è quello tenutosi nell'ottobre dell'86 nella patria di San Francesco e che ha dato vita al cosiddetto 'spirito di Assisi': la preghiera fraterna, ognuno secondo la propria fede, di persone diverse per religione e cultura, che si trovano insieme a pregare per la pace, certi della efficacia di tale esperienza spirituale e della sua significatività per il mondo. Assisi 1 fu senza dubbio un evento: era il 1986, proclamato dall'Onu anno internazionale della pace, ma il mondo era diviso in blocchi e pullulavano i conflitti locali; sembrava impensabile anche solo l'ipotesi che esponenti di diverse fedi si trovassero in preghiera, si stringessero la mano, mostrassero a tutti che il dialogo era non solo possibile ma necessario per il mondo. Invece l'invito lanciato da papa Wojtyla fu accolto da 70 rappresentanti delle principali religioni mondiali: cristiani delle varie confessioni, musulmani, ebrei, buddisti, indù, shinto, sikh, religioni tradizionali, animisti. Richiese mesi di preparazione e diede anche frutti pratici, visto che alla tregua delle armi chiesta a gran voce dai responsabili religiosi ad Assisi aderirono tutti i gruppi della guerriglia in vari paesi dell'America Latina, i libanesi, Israele, Iran e Iraq impegnati in una guerra, i Kmer rossi, i Tamil e l'Ira. Soltanto l'Eta non accettò la tregua, mentre l'Unione Sovietica ignorò l'avvenimento. Assisi 1 resta una geniale intuizione di Giovanni Paolo II, un momento profetico nella storia della Chiesa nel Novecento.
Con uno spirito analogo Giovanni Paolo II, durante la guerra che insanguinava i Balcani e l'ex Jugoslavia, convocò un "incontro di preghiera per la pace in Europa", ad Assisi, il 9 e il 10 gennaio del '93, a cui parteciparono rappresentanti delle chiese cristiane, dell'ebraismo e dell'Islam.
Assisi 3 si svolse il 24 gennaio 2002 a pochi mesi dall'11 settembre. Nelle speranze di Wojtyla doveva servire a portare pace in un mondo che aveva iniziato il terzo millennio cristiano all'insegna del terrorismo feroce e dei professionisti della guerra. I partecipanti viaggiarono insieme sullo stesso treno diretti alla patria di San Francesco. Lo scenario che ha spinto Benedetto XVI a indire un Assisi 4 é quello che identifica gli attacchi contro i cristiani e le limitazioni alla libertà religiosa per qualsiasi credente come una minaccia alla pace.(ANSA).
Incontro internazionale di pace ad Assisi 1986

Assisi - 2002 - Giornata di Preghiera per la Pace fra i Popoli nel mondo

Il nostro grazie a Giovanni Paolo II per... la condanna alla mafia

Nella maturazione nella coscienza ecclesiale di una chiara, esplicita e ferma convinzione dell’incompatibilità dell’appartenenza mafiosa con la professione di fede cristiana ha avuto un ruolo importante il magistero di papa Giovanni Paolo II, che ha contribuito alla interpretazione e alla condanna della mafia a partire dalle tradizionali e originali categorie cristiane. Il riferimento principale della predicazione è ridiventato il vangelo.
Giovanni Paolo II, nel 1991, in occasione della visita ad limina dei vescovi siciliani, così si esprimeva: “Tale piaga sociale rappresenta una seria minaccia non solo alla società civile, ma anche alla missione della Chiesa, giacché mina dall’interno la coscienza etica e la cultura cristiana del popolo siciliano”.
Il testo più significativo, che ha molto impressionato tutti i mass-media, è stato il grido accorato del Papa ad Agrigento il 9 maggio 1993: “Dio ha detto una volta: “Non uccidere”. Nessun uomo, nessuna associazione umana, nessuna mafia può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo popolo siciliano è un popolo che ama la vita, che dà la vita. Non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, di una civiltà della morte. Qui ci vuole la civiltà della vita. Nel nome Cristo, crocifisso e risorto, di Cristo che è Via, verità e Vita, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi, un giorno arriverà il giudizio di Dio”. Si tratta di un appello chiaramente evangelico, di competenza specifica della Chiesa e che giustifica, quindi, l’intervento pastorale. Questa affermazione, è una chiave per comprendere l’atteggiamento di Giovanni Paolo II nei confronti della mafia o, meglio, dei mafiosi. Più e oltre che una condanna del fenomeno mafioso, il papa lancia un richiamo forte e intenso alla conversione, andando al cuore del problema: ciascun uomo renderà conto del suo operato a Dio, con cui deve necessariamente rapportarsi. Da questo testo emerge una interpretazione della mafia come un estremo rifiuto del Dio della vita e dei mafiosi che si ammantano di gesti religiosi come “atei devoti”. A Caltanissetta Giovanni Paolo II disse:”Non è possibile che dentro una società così devota, così religiosa, così cristiana, possa essere, anzi possa in qualche modo dominare il contrario: ciò che offende Dio e distrugge l’altro”. A Siracusa nel 1994 il Papa aggiunse: “colgo l’occasione per rivolgermi agli uomini della mafia e dir loro: In nome di Dio, basta con la violenza! Basta con il sopruso! E’ tempo di aprire il cuore a quel Dio che è giusto e misericordioso insieme, e vi chiede un sincero cambiamento di vita”. E’ significativo che il Papa si rivolga non al fenomeno, la mafia, ma a gli uomini che producono tale fenomeno e lo faccia in nome di Dio. A Catania il Papa ha detto “Chi si rende responsabile di violenze e sopraffazioni macchiate di sangue umano dovrà rispondere davanti al giudizio di Dio”. Gli interventi pontifici hanno avuto un indubbio influsso nei pronunciamenti di condanna delle mafie pronunciati da vari episcopati delle Chiese meridionali, dalla CEI nel documento”Per un paese solidale: Chiesa italiana e mezzogiorno” del febbraio 2010 e dello stesso Benedetto XVI nel sua visita a Palermo.
+Michele Pennisi, Vescovo di Piazza Armerina


Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento (9 maggio 1993)



venerdì 29 aprile 2011

Eremiti del nostro tempo

Chi sono gli eremiti del terzo millennio, quanti sono, come vivono, che cosa ci possono insegnare dal loro eremo. Nella videoinchiesta di Famiglia Cristiana sulla spiritualità dei moderni anacoreti un approfondimento per comprendere le scelte di vita e il significato di un'esperienza così radicale di solitudine e preghiera. Abbiamo intervistato Cristina Saviotti, scrittrice e studiosa di eremitismo, e Isacco Turina, sociologo dell'Università di Bologna (servizio di Pino Pignatta e Alberto Roveri).

Moderni eremiti, parlano gli esperti

Un modo diverso di vivere la Pasqua, nel silenzio e nella meditazione. Un'esperienza radicale immersi nella spiritualità del "deserto", dove scoprire che attraverso la Risurrezione di Cristo «l'odio, la violenza, la corruzione, la disonestà intellettuale e materiale possono essere finalmente crocifissi». E' una delle riflessioni che ci propone padre Giuseppe Castelli, 69 anni, sacerdote, monaco e moderno eremita. Siamo andati a trovarlo nel luogo in cui vive, tra le campagne della Toscana, nei pressi di Castiglion Fiorentino. Un eremo di preghiera, di lavoro e di contemplazione, a cento metri dal sentiero sul quale san Francesco camminava per andare da Assisi a Laverna.

La Pasqua nel silenzio

Franco Mosconi, 74 anni, ex tecnico della telefonia, oggi benedettino camaldolese. Vive nell'eremo di San Giorgio a Bardolino, in provincia di Verona, su un promontorio di pace e silenzio che domina il Lago di Garda. Pur abitando all'interno di una comunità di camaldolesi, sotto l'autorità monastica dell'abate Giovanni, Franco ha scelto di trascorrere la maggior parte del tempo nella più radicale solitudine e semplicità. Un'esperienza che si perde nei secoli: la dimensione cenobitica e quella eremitica, infatti, costituiscono una realtà unitaria nell'esistenza dei singoli monaci e delle comunità benedettine camaldolesi.

Il "deserto" nel monastero

Come spiega il sociologo Isacco Turina, «una persona è più visibile quando si allontana dagli altri e va a vivere in cima a una montagna, di quanto non lo sia quando è persa nell'anonimato delle grandi città». E' la scelta spirituale, nel mondo e fuori dal mondo, di Antonella Lumini, 59 anni, eremita che vive a Firenze: perché anche nel cuore di una città c'è chi "abita" e si fa "abitare" dal più profondo silenzio.
Laureata in filosofia, studiosa di greco e di ebraico, Antonella affianca alla dimensione contemplativa il lavoro nell'Illustrissima Biblioteca Nazionale di Firenze, dove si occupa di libri antichi. E' autrice di diverse opere: l'ultima s'intitola Memoria profonda e risveglio. Itinerari per una meditazione cristiana (editore, Libreria Editrice Fiorentina). Ha curato, inoltre, il catalogo delle Edizioni cinquecentesche della Bibbia.

Antonella, eremita anche in città

“Elogio dell'ospitalità”

Accogliere lo straniero non solo come un simile o un fratello, ma come un eguale con cui costruire la casa comune dei nostri progetti. Tre buone ragioni per rilanciare l’appello di Jacques Derrida È lo straniero a dare a noi una lezione di universalità e umanità, non noi a lui. Sta qui il nocciolo della democrazia e della politica futura

giovedì 28 aprile 2011

LA STORIA SIAMO NOI "Anelito di pace - ritratto di don Tonino Bello" profeta del nostro tempo

Pace, carità, accoglienza sono i valori cha hanno accompagnato la vita e l'apostolato di don Tonino Bello, vescovo di molfetta negli anni degli sbarchi delle "carrette del mare" provenienti dall'Albania

Guarda il video della trasmissione "LA STORIA SIAMO NOI la televisione da conservare" andata in onda il 26 aprile:
Anelito di pace - ritratto di don Tonino Bello

Rinsavite! Nessuna bomba è intelligente!

“Rinsavite!”, nessuna bomba è intelligente e le persone non sono “effetti collaterali”!. E’ la supplica del vescovo di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli, all’annuncio che anche l’Italia bombarderà la Libia. C’è più politica nelle sue dichiarazioni che nelle stanze dei governi europei. Concetto analogo esprimeva giorni fa il card. Tettamanzi: “Perché ci sono gli uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come ‘guerra’ le loro decisioni, le scelte e le azioni violente?”.
Che paradosso ricordare il 25 aprile, la fine di una guerra, con la continuazione aggravata di un’altra guerra!

La via della mediazione, e non quella dei bombardamenti, può promuovere un’autentica pace in Libia. Diversi Paesi hanno espresso la loro contrarietà ad operazioni militari nel territorio libico. E’ quanto sottolinea mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, intervistato da Amedeo Lomonaco per la radio vaticana
Ascolta l'intervista (audio mp3)

... Il vicario apostolico di Tripoli ribadisce la propria amarezza per il fatto che non si voglia trovare una via pacifica alla risoluzione della crisi: “le Nazioni Unite hanno deciso di fare la guerra e non ammettono più il dialogo come mezzo per risolvere le controversie. Tutti vogliono continuare a perseguire la soluzione delle bombe. È una cosa triste, terribile, anche perché non cambierà niente. È una sconfitta per l’umanità”...
Leggi tutto: Il vescovo veronese a Tripoli "L'Onu sta sbagliando tutto"

Il governo italiano continua a delinquere contro la Costituzione e sceglie la data del 25 aprile per precipitare il Paese in una nuova spirale di violenza...
Misurata dimostra ancora una volta la vera faccia della guerra. I civili e il personale umanitario sono privi di qualunque protezione. EMERGENCY chiede all'ONU di negoziare un cessate il fuoco e garantire un corridoio umanitario per soccorrere la popolazione civile.
Leggi tutto: Emergency costretta a lasciare il Paese


mercoledì 27 aprile 2011

Don Ciotti: “Riforma? No, questo è il sequestro della giustizia”

“Questa non è la riforma della giustizia, è il sequestro della giustizia”. Parole don Luigi Ciotti, il sacerdote torinese fondatore di Libera e da sempre attivo nella lotta alla mafia. Don Ciotti era oggi al museo Cervi di Gattatico, per la festa della Liberazione.
Nel corso dell’incontro Libera, Cgil, Anpi e Arci hanno siglato il patto “Radici nel futuro”, il gemellaggio con l’associazione “Libera” che ha per partner Boorea con il quale viene sancita un’alleanza e un terreno di collaborazione comune sui temi della democrazia e della legalità.
Leggi tutto: Don Ciotti: “Riforma? No, questo è il sequestro della giustizia”

Leggi tutto: 25 aprile 2011 a Casa Cervi

"Uniforme" di Renato Sacco

Mi ha molto colpito vedere il presidente della Camera, il 25 aprile, vestito con una mimetica militare. Era in Afghanistan a salutare i nostri soldati. Mi fermo solo all’aspetto “estetico” (che poi non è così solo estetico).
Perché il presidente della Camera, uomo politico, deve vestire la mimetica militare? Che bisogno c’è? Non voglio parlare della persona di Fini, delle polemiche partitiche o di governo, né della presenza militare in Afghanistan. Solo sottolineare la “mentalità”, la “cultura militare”, che passa anche da questi modi di vestire, apparentemente insignificanti.

Leggi tutto: Uniforme

Comunicazione giovanile e social media

L’intervento di mons. Paul Tighe, Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali dal titolo «La comunicazione dei giovani all’epoca dei media sociali» tenuto presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum il 14 aprile 2011.

Oggi il confronto tra le generazioni sembra essere determinato soprattutto da un’accelerazione tecnologica che impone un diverso “linguaggio”, o meglio un diverso modo di esprimersi, ma anche una differente cultura. Quelli che noi chiamiamo “nuovi” media, sono per voi l’habitat normale all’interno del quale vi muovete con estrema naturalezza e intuizione immediata. Parliamo di “divario digitale”, utilizzando questo distacco tra due realtà, ma in passato anche i vostri padri, da giovani, hanno vissuto la medesima situazione trovandosi di fronte ad opportunità che i loro genitori non avevano avuto. Oggi tutto questo è amplificato e ci troviamo davanti ad una nuova epoca che ha, per così dire “superato” i progressi di anni, per portarci in un solo istante alle soglie di un “nuovo mondo”.
Leggi tutto: Comunicazione giovanile e social media

martedì 26 aprile 2011

L'OMELIA DI P. AURELIO ANTISTA

Omelia di P. Aurelio Antista
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
Veglia notte di Pasqua/A - 24.4.2011

Questa è una notte particolare, diversa da tutte le altre, è la notte santa.
Questa è la notte in cui il Signore veglia, ed anche noi stiamo vegliando alla Sua presenza.
Questa è la notte in cui il Signore squarcia le tenebre più fitte e crea cose nuove, crea la vittoria dell'amore sull'odio, la vittoria della vita sulla morte.
Questa è la notte in cui il Signore fa risorgere Gesù di Nazareth e lo costituisce Signore della storia, il Vivente, datore di vita nuova...

ASCOLTA

Benedetto XVI risponde alle domande su Gesù.

Il Papa partecipa alla trasmissione A sua immagine
In occasione del Venerdì Santo papa Benedetto XVI ha risposto in televisione alle domande rivoltegli da ogni parte del mondo. All’inizio dovevano essere solo tre, ma visto il grande afflusso delle stesse giunte nel corso delle ultime settimane, si è deciso di farle diventare sette. Il Papa non ha parlato in diretta. L’intervista è stata infatti registrata in Vaticano lo scorso 15 aprile.
In particolare, Benedetto XVI ha risposto a una bambina giapponese, che chiedeva le ragioni della sofferenza causata dallo tsunami nel suo Paese e ha poi espresso tutta la vicinanza della Chiesa a un gruppo di giovani di Baghdad, capitale di un Iraq in cui i cristiani sono vittime di persecuzioni. Ha anche parlato di pace a una donna musulmana che gli ha scritto dalla Costa d’Avorio, martoriata dalla guerra civile. Il Santo Padre ha poi parlato della Resurrezione di Cristo, della sua azione redentrice nei confronti dell’umanità. Ha anche risposto a chi gli ha chiesto se l’anima fosse ancora presente in una persona in stato vegetativo. E non ha perso l’occasione per ricordare che non si può essere cristiani secondo un’idea personale, ma occorre seguire la Chiesa.

video puntata di A SUA IMMAGINE con Benedetto XVI

Nessuna strategia comunicativa, solo il desiderio e la volontà del Papa di dialogare in modo diretto con le persone che non hanno di solito questa possibilità.
Leggi tutto: Il portavoce vaticano: "E' stato il Papa a decidere di andare in tv"


lunedì 25 aprile 2011

"Quei semi di cristianesimo" di mons. Gianfranco Ravasi

... La Pasqua – a differenza del Natale, ove almeno le luci commerciali, il rito degli auguri e una certa memoria collettiva custodiscono ancora il ricordo di un evento cristiano – scivola quasi invisibile nel calendario e negli spazi urbani. Al massimo è scandita da un affollarsi maggiore nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti, per obbedire alle offerte promozionali degli itinerari turistici verso le mete più disparate...
A questo punto potremmo avanzare un interrogativo: il cristiano che, invece, varca la soglia di una chiesa forse già a partire dal Giovedì santo, che desidera ancora testimoniare la sua fede, che vorrebbe deporre un seme di ricerca nel deserto della superficialità e della banalità dominante, che scelta ha di fronte a sé? Tentiamo di suggerire qualche proposta...

Leggi tutto:  Ravasi: quei semi di cristianesimo
 
 

La Pasqua di dom Helder

... Resta difficile, comunque, capire come Maria Maddalena - sappiamo il bene che voleva al Signore! - non sia riuscita a riconoscerlo subito. È come per i discepoli che hanno incontrato il Cristo sulla strada di Emmaus, dopo che era risorto. Erano vissuti con il Signore per tre anni. Quando vuoi bene a qualcuno, lo riconosci subito dal passo, dalla voce. Qui no: camminavano, parlavano con lui, e non riuscivano a riconoscerlo. Fino a quando lui condivide il pane con loro. Un giorno stavo pensando a queste cose, quando qualcuno ha bussato alla porta. Era un povero. Aveva interrotto la mia riflessione sui discepoli di Emmaus: come mai non erano stati capaci di riconoscere il Cristo? Per levarmelo dai piedi più in fretta possibile, gli ho dato qualche soldo, un sorriso, un saluto. Sennonché, appena richiusa la porta, ho capito: «Hai fatto esattamente come i discepoli di Emmaus! Il Signore Gesù ha bussato alla tua porta, ti ha parlato, e tu hai preferito lasciare il Cristo vivo per riprendere la tua meditazione sulla cecità dei tuoi fratelli, i discepoli di Emmaus!».
Sovente, quando leggo il racconto dei discepoli di Emmaus, penso alla nostra responsabilità di fronte a quelli che sono forse sull'orlo della disperazione. Per chi viene a bussare, la nostra porta è forse l'ultima porta. È importante riuscire ad essere attenti a queste persone che, come i discepoli di Emmaus, sono sull'orlo della disperazione...



domenica 24 aprile 2011

Una Pasqua per “restare umani”

Non è una Pasqua “facile” quella che celebra oggi i funerali di Vittorio Arrigoni. Coincide con “la stessa morte dei migranti divorati dal Mediterraneo inospitale - ricorda la Tavola della Pace -, rifiutati con i sigilli del potere, respinti dalle leggi, inascoltati dal clamore di un popolo allarmato da una propaganda martellante di morte, di paura, di insicurezza, di paranoie identitarie, di pregiudizi e di vittimismo”. Eppure, oggi, il pensiero condiviso non può essere che quello di speranza della madre di Vittorio, Egidia Beretta: “Che la sua morte ci porti pace”, ben oltre il Medio oriente e il Mediterraneo.

Leggi tutto: Una pasqua per “restare umani”


 
 

"Pasqua: bisogna credere l'incredibile" di Enzo Bianchi

 Oggi i cristiani di tutte le confessioni celebrano il mistero fondante la loro fede: la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Per una rara coincidenza di calendario lo celebrano nello stesso giorno, ma non “insieme”, perché lo scandalo della divisione tra i cristiani continua a offuscare la luminosità della loro testimonianza. Ma questa celebrazione concomitante dà comunque maggior visibilità al segno di speranza che essa rappresenta soprattutto per i cristiani più provati nel vivere la loro fede:, è balsamo per le loro sofferenze...
Leggi tutto: Pasqua: bisogna credere l'incredibile

Buona Pasqua - Gli auguri di don Tonino Bello


Cari amici,
come vorrei che il mio augurio, invece che giungervi con le formule consumate del vocabolario di circostanza, vi arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole!
Come vorrei togliervi dall’anima, quasi dall’imboccatura di un sepolcro, il macigno che ostruisce la vostra libertà, che non dà spiragli alla vostra letizia, che blocca la vostra pace!
Posso dirvi però una parola. Sillabandola con lentezza per farvi capire di quanto amore intendo caricarla: “coraggio”!
La Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, è il paradigma dei nostri destini. La Risurrezione. Non la distruzione. Non la catastrofe. Non l’olocausto planetario. Non la fine. Non il precipitare nel nulla.
Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti che abusano di voi.
Coraggio, disoccupati.
Coraggio, giovani senza prospettive, amici che la vita ha costretto ad accorciare sogni a lungo cullati.
Coraggio, gente solitaria, turba dolente e senza volto.
Coraggio, fratelli che il peccato ha intristito, che la debolezza ha infangato, che la povertà morale ha avvilito.
Il Signore è Risorto proprio per dirvi che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che chiuda, non c’è macigno sepolcrale che non rotoli via.
Auguri. La luce e la speranza allarghino le feritoie della vostra prigione.
Vostro don Tonino, vescovo

* messaggio di auguri che l’indimenticabile don Tonino Bello rivolse alla moltitudine di gente che lo amava, in ricorrenza della Pasqua del 1986. (Testo trascritto fedelmente dal prof. Cosmo Tridente)

sabato 23 aprile 2011

L'OMELIA DI P. GREGORIO BATTAGLIA

Omelia di P. Gregorio Battaglia
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
Venerdì Santo anno A - 22.04.2011

Ogni anno ritorniamo a riascoltare questo racconto della passione del Signore e oggi lo vogliamo ascoltare con lo stesso atteggiamento di Pietro.
Pietro è il discepolo che vorrebbe seguire Gesù, è innamorato di Gesù, Pietro ha detto al Maestro: "lontano da te dove si può andare?". Glielo aveva detto con il cuore e con la mente, e noi come Pietro chissà quante volte abbiamo ripetuto il nostro credo: "Signore io ti credo, Signore io ti voglio seguire".
Penso che sia importante riascoltare questo racconto della passione e sostare di fronte alla croce per essere abbracciati dal Signore, per riscoprire la forza di questo amore, un amore che è capace di sostenere anche le nostre paure, i nostri tradimenti, il nostro venir meno, i nostri compromessi, tutto quello che fa parte di questo cammino di fede che ci impegna ad essere coerenti con il Signore in cui crediamo, che vogliamo ascoltare e che diciamo di seguire.
Eppure nella vita pratica di ogni giorno diventa difficile...

ASCOLTA

L'OMELIA DI P. ALBERTO NEGLIA

Omelia di P. Alberto Neglia
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
Giovedì Santo - 21.4.2011

Abbiamo ascoltato la Parola del Signore. La prima lettura presa dal libro dell'Esodo che ci ricorda l'evento del passaggio del Signore Gesù e della liberazione del suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto... Poi abbiamo ascoltato il brano di Paolo ai Corinzi ed è come se Paolo volesse fare una consegna anche a noi... mette in evidenza il senso profondo di tutto il vissuto di Gesù, il culmine, il vertice a cui tende tutta la vita... ci dice che nella notte in cui veniva tradito... non si tira indietro... continua ad amare. Questo è il senso di tutta la sua vita, per questo è venuto, per abbracciare questa carne, questa debolezza nostra e farla sua, non abbandonarla più e segnarla di questo mistero d'amore...

ASCOLTA

Sabato Santo: il giorno del silenzio

Nella Settimana Santa della Liturgia cristiana, che va dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua, vi sono tre giorni che primeggiano per la loro solennità ed unicità, ed è il “Triduo Pasquale”, nel quale si commemora la crocifissione, sepoltura e Resurrezione di Gesù Cristo ed incomincia con la Messa vespertina del Giovedì Santo, prosegue con i riti del Venerdì Santo; al suo centro c’è la Veglia pasquale e si chiude ai Vespri della Domenica di Pasqua.
Se nel Giovedì Santo predomina la solennità dell’istituzione dell’Eucaristia, dell’istituzione del Sacerdozio e della Chiesa di Cristo; se nel Venerdì Santo predomina la mestizia, il dolore e la penitenza, nel ricordare la Passione e morte di Gesù, con la sua sepoltura; nel Sabato Santo invece predomina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro; poi verrà la gioia della Domenica di Pasqua con la sua Resurrezione, ma nel sabato incombe il silenzio del riposo della morte.
Leggi tutto:  Sabato Santo

Tre meditazioni sul Sabato santo di Joseph Ratzinger

Proponiamo anche dal sito "TEMPO PERSO Alla ricerca di senso nel quotidiano"  la pagina in costante aggiornamento SPECIALE QUARESIMA/PASQUA 2011

giovedì 21 aprile 2011

"Non spegniamo lo Spirito! Non neghiamo la profezia!" Omelia per la Messa Crismale del Giovedì Santo

... Lo “spengimento mediocre dei credenti, dediti al piccolo cabotaggio, mentre negano la profezia” può riguardare, insomma, tutti, specialmente noi pastori, che pure dovremmo proporci come guide affidabili del popolo a noi affidato, fari nella notte, lampade poste a illuminare la via. Il rischio è che non scorra più limpida attraverso di noi l’acqua salutare del Vangelo, e che possa un giorno venirci imputato di essere stati conniventi con una grandezza mondana, con un potere malato, con la dittatura dell’apparenza. Quanto vorrei chiedere al Signore per me e per tutti noi, carissimi fratelli presbiteri e diaconi, è pertanto una più grande libertà di cuore, una lungimiranza veramente evangelica, una capacità di pensare in grande, per sognare il sogno di Dio ed essere pronti a pagare il prezzo più alto perché esso prenda corpo nella vita degli uomini...


"Le Frontiere dello Spirito" puntata del 17 aprile 2011

Domenica 17 aprile 2011 "Le Frontiere dello Spirito", la rubrica religiosa scritta e condotta da Maria Cecilia Sangiorgi e monsignor Gianfranco Ravasi.

Nella prima parte, monsignor Ravasi ha approfondito le letture tratte dal profeta Isaia (50,4-7).
A seguire - come sempre - la poesia di padre Turoldo "Nella Tua luce vediamo la luce", letta dall'attrice Paola Morales.
Inizia la Settimana Santa, nella quale la Chiesa celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita, a cominciare dal suo ingresso messianico in Gerusalemme fino alla sua passione e gloriosa risurrezione.

Nella seconda parte del programma "Volti e storie", curata da Maria Cecilia Sangiorgi, continua il ciclo quaresimale con la serie di puntate dedicata ai martiri dei nostri tempi i “Testimoni”, uomini e donne che hanno lottato per le loro idee, per fede, per difendere i più deboli, contro la malattia, contro la mafia e contro le ingiustizie. Si è potuto ascoltare il ricordo dei musulmani perseguitati, che hanno anche pagato con la vita la loro attività per un dialogo interreligioso e le loro predicazioni per la fraternità tra i popoli e le religioni. Ad illustrarlo, il professor Adname Ben Abdelmajid Mokrani dell’Università Pontificia Gregoriana.

Guarda il video della puntata intera sul sito Mediaset

mercoledì 20 aprile 2011

Giornata di preghiera e digiuno per Asia Bibi

La fiamma della candela è il simbolo u­niversale della fragilità umana, della vita esposta alle incognite del giorno. Ma è anche, e non a caso, una delle icone più eloquenti dello spirito di Pasqua, luce che spezza il buio e illumina la rinascita del­lo spirito. Nessun "logo" poteva quindi risultare più degno della Giornata di pre­ghiera e digiuno che la Masihi Foundation ha proclamato per oggi in favore di Asia Bibi, 40 anni, pakistana, sposa e madre di tre figli, la donna cristiana sulla quale pende dal novembre 2010 una condanna capitale per blasfemia. Accendere una candela e dire una preghiera speciale per la sorella minacciata di morte è la mis­sione speciale per oggi di ogni cristiano del mondo.
Leggi tutto: Ricordatevi di Asia Bibi

La Masihi Foundation ha proclamato il 20 aprile come giorno dedicato ad Asia Bibi. Lo slogan della giornata é “amore per Asia Bibi, una giornata di preghiera e digiuno per Asia Bibi”. La fondazione dei cristiani pakistani ha chiesto che ogni cristiano nel mondo accenda una candela il mercoledì 20 aprile 2011, e rivolga una preghiera speciale per la cristiana in prigione condannata a morte per blasfemia.

... L'iniziativa di una "Speciale Giornata di Preghiera", lanciata dalla "Masihi Foundation" - che intendeva tenere desta nelle coscienze la sofferenza di una donna cristiana condannata a morte ingiustamente in Pakistan, con la falsa accusa di blasfemia - ha riscosso adesioni nei cinque continenti. "Crediamo nella potenza della preghiera, capace di smuovere le montagne, grazie all'intervento di Dio" ha sottolineato all'Agenzia Fides Haroon Barkat Masih, Direttore della "Masihi Foundation"...
Leggi tutto: Asia Bibi non è sola: in tutto il mondo si prega per lei

Il venerdì santo dei migranti - appello di Pax Christi

Digiuno e silenzio, anche da internet, per i morti nel Mediterraneo


•Fra pochi giorni festeggeremo la pasqua di resurrezione del Signore. Una pasqua che passa inevitabilmente per il Venerdì santo. Il giusto viene condannato a morte con i sigilli del potere e con il clamore manipolato del popolo. E' la stessa morte dei migranti, divorati dal Mediterraneo inospitale, rifiutati con i sigilli del potere, respinti dalle leggi, inascoltati dal clamore di un popolo allarmato da una propaganda martellante di morte, di paura, di insicurezza, di paranoie identitarie, di pregiudizi e di vittimismo.
•Fare digiuno il venerdì santo significa entrare in un rapporto di empatia con i poveri dimenticati, con il dramma di quei barconi affondati nel mare, con la sofferenza e la disperazione dei familiari che sono sopravvissuti perdendo figli, mogli, mariti, amici.
•Fare silenzio significa uscire dal caos delle parole e commemorare la morte del prossimo. E' una nonviolenza dei segni

Leggi tutto: Il venerdì santo dei migranti



martedì 19 aprile 2011

L'omelia della domenica delle Palme di mons. Tettamanzi

L'omelia di mons. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, nella domenica delle palme è stata oggetto di attenzione da quasi tutti i quotidiani che ne hanno ripreso e commentato alcuni passaggi, ne proponiamo la versione integrale

L’ultima uscita politica dell’arcivescovo dimissionario di Milano: anche se non lo cita direttamente, nella sua predica prende di mira il premier e chi "non vuole che la giustizia giudichi le sue azioni"

L'arcivescovo di Milano parla degli ingiusti che non si fanno giudicare. Secondo il Giornale il riferimento al premier è chiaro: "Il cardinale perde la sintonia con i cattolici". Nel 2009 le accuse leghiste di essere filomusulmano

29° Seminario nazionale della Tavola della pace - Assisi 15-16-17 Aprile

Tre giorni per la pace e la libertà, i diritti umani e la democrazia

Si è concluso il 29° Seminario nazionale della Tavola della pace dedicato a Vittorio Arrigoni. Oltre trecento i partecipanti giunti da ogni parte d’Italia. Flavio Lotti: “Abbiamo bisogno di ripensare e ricostruire il movimento per la pace a partire da ciascuna delle nostre città. A ciascuno di fare qualcosa.”

La cronaca delle 3 giornate
Il 29° Seminario nazionale della Tavola della pace che si apre oggi ad Assisi sarà dedicato a Vittorio Arrigoni. Flavio Lotti: “Di fronte all’indifferenza che circonda tante tragedie umane come quella dei palestinesi di Gaza aveva messo in gioco la sua vita e l’ha persa. Altri, prigionieri del cinismo e dell’egoismo, la perdono tutti i giorni.” Ri-pubblichiamo l’ultimo comunicato pubblicato da Vittorio Arrigoni.

Al Seminario Nazionale della Tavola della pace si riflette sul ruolo dell’Italia: è venuto il tempo di costruire un nuovo rapporto con il mondo.
Leggi tutto: La pace comincia dalle nostre città: se ne parla oggi ad Assisi

Dov'è finita l'Italia? Le voci dei partecipanti alla seconda giornata del Seminario di Assisi

Roberto Natale (Presidente FNSI) 
 

Luciano Ardesi (Lega per i diritti e la liberazione dei Popoli)

Giorgio Beretta (Rete italiana disarmo)

   


lunedì 18 aprile 2011

L'OMELIA DI P. GREGORIO BATTAGLIA

Omelia di P. Gregorio Battaglia
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
Domenica delle Palme anno A - 17.04.2011

Ascolteremo ancora il racconto della passione del Signore nel giorno del venerdì santo...
Vi vorrei dare un piccolo compito in questi giorni che fanno parte della settimana santa, santa perchè la santità di Dio ci viene incontro, quel velo del tempio che si squarcia dall'alto in basso ci dice come Dio  ormai è leggibile e ci è dato di poter entrare in contatto con la santità di Dio, con la vita di Dio e questo Dio che in Cristo Gesù, in Colui che è stato crocifisso, non ha più nessun segreto, è un amore che si lascia toccare, che ci invade, una pienezza d'amore, un diluvio d'amore...
In questi giorni allora apriamo il Vangelo di Matteo e cominciamo a leggerlo, cercando di essere attenti ad alcuni personaggi... cercando di capire dove avviene il tradimento, dove è nascosto...

ASCOLTA

“Oggi alla Chiesa manca il respiro” di Enzo Bianchi

Ormai non ci si presta nemmeno più attenzione, ma nei mezzi di informazione si è ritornati alla «antica e preconciliare identificazione fra chiesa italiana e Conferenza episcopale», anzi sovente addirittura tra cattolici e presidenza della Cei. E questo non dipende in primo luogo da una sbrigativa semplificazione da parte dei mass media, ma da un progressivo dilatarsi della forbice tra la sovraesposizione dei vertici ecclesiastici e l’afasia dell’opinione pubblica nella chiesa.

Leggi tutto: "Oggi alla Chiesa manca il respiro"

domenica 17 aprile 2011

"In cammino verso la Pasqua" di fr. Egidio Palumbo

In cammino verso la Pasqua

di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)

Inizia la settimana santa, la “grande settimana”, la settimana più importante dell’anno liturgico, che ci conduce verso la Pasqua. Essa si apre con la Domenica delle Palme e della Passione del Signore.
In questa domenica facciamo memoria-attualizzazione dell’ingresso solenne di Gesù a Gerusalemme (Mt 21,1-11), seduto su un’asina e un puledro, e non su un cavallo, perché il cavallo era utilizzato per la guerra. Gesù viene acclamato come il Re-Messia, colui che viene a visitarci nella mitezza e nella pace: per questo è seduto su un’asina e su un puledro...

Nel ricordo di Vittorio Arrigoni "restiamo umani"

Non era soltanto un volontario, Vittorio Arrigoni. Era un attivista. Era un pacifista. Era un profondo conoscitore della questione palestinese. Era uno scrittore e un giornalista. Ma soprattutto, era una voce libera, un testimone di una realtà complessa, quella di Gaza, che viveva dall’interno...

... Invitiamo l’opinione pubblica a non operare la solita banale equazione, fuorviante e controproducente tra palestinesi, terroristi, islam e fondamentalismi. Che questo sforzo di comprensione e di analisi dell’accaduto sia anche un segnale di dovuto rispetto alla memoria di Vittorio stesso, che con il suo lavoro di solidarietà incondizionata ha dimostrato come il sentimento di umanità non ammetta discriminazioni legate alle fedi religiose o alle appartenenze culturali e politiche...

...C'è, dunque, il pericolo molto concreto che la morte di Arrigoni ci porti a stare ancora più alla larga da Gaza. Ma questo sarebbe il crimine più grande. La vittoria di chi ha ucciso Vittorio Arrigoni. Che non lo ha colpito certo per quello che denunciava sui raid israeliani; lo ha colpito perché vuole che Gaza rimanga il buco nero che è oggi, isolato dal resto del mondo...

Vittorio Arrigoni in questo intervista spiega la sua scelta di vita. (audio)

... «Chiediamo solo che alcune semplici imbarcazioni approdino a Gaza con il loro carico di pace, amore, empatia, che a tutti i palestinesi siano concessi gli stessi diritti di cui godono gli israeliani e qualsiasi altro popolo del pianeta». In questa frase, alla fine di una sua lettera dell’agosto 2008, c’è tutta l’utopia semplice e concreta di Vik. Il suo “restiamo umani” non è solo esortativo: è un monito che Vik ripete a se stesso...

Il monito con cui chiudeva molte sue corrispondenze sembra oggi, di fronte alla disumanità di chi lo ha ucciso e di chi non vuol vedere il dramma del popolo per cui è morto, un grido disperato. Sta a noi fare che non sia un grido nel deserto.

Come si fa a restare u­mani dopo tutto quello che è succes­so? «È ancora possibile – ri­sponde mamma Egidia –. Anzi, se Vittorio fosse qui ci esorterebbe di nuovo, come faceva in tutti i suoi articoli dalla Palestina: “Restiamo u­mani”. Credo non ci sia mo­do migliore per ricordarlo e onorarne la memoria. Sia­mo tutti orgogliosi di lui».

Intervista alla mamma


Gaza si è svegliata smarrita, la notte dopo l'omicidio. C'era una bara di cartone con la bandiera italiana e quella palestinese a occupare il centro del giardino al bar Jundy, nella piazza del milite ignoto di Gaza City. Cordoglio collettivo per l'eroe, il martire, direbbero lì. Commiato simbolico a un corpo che non c'è. E' rimasto all'obitorio dello Shifa Hospital, in attesa delle autorizzazioni per trasportarlo verso casa, attraverso la Striscia, il valico di Rafah, il deserto, il Cairo. Mezzo Medio Oriente, sopra il Mediterraneo fino all'Italia, dove la famiglia lo aspetta. Perché Vittorio avrebbe dovuto partire la settimana scorsa, tornare a Besana Brianza a trovare il padre malato.
Leggi tutto: Gaza, il primo giorno senza Vittorio

In molte città (Roma, Torino, Palermo, Bologna, Genova...) manifestazioni e presidi per riflettere su quanto accaduto a Gaza

Un'intervista inedita a Vittorio Arrigoni su Savonanews.it. E' stata girata a Gaza - Jabalia da Mario Molinari. Il montaggio del filmato era e resterà incompiuto dopo l'omicidio di Vittorio. Tratto da permettercivideo. (si avvisa che nel servizio vi sono immagini molto shoccanti)


sabato 16 aprile 2011

"Prego, quindi sono": Quinta catechesi quaresimale del card. Dionigi Tettamanzi

Prendere in considerazione vite sante come quella del Borromeo intensifica la domanda sull'essenza e la qualità dell'incontro con Cristo. «Il racconto stesso dei Vangeli trabocca di questi incontri. E se vogliamo comprendere qualcosa di Gesù, oltre a fissare lo sguardo su di Lui siamo chiamati a prestare attenzione ai personaggi che via via lo incrociano, lo accompagnano, lo seguono, sorpresi o sconcertati, colpiti o indifferenti, fino all'appuntamento ultimo della sua Croce e Risurrezione»: così si legge nella presentazione di Incontro a Cristo. In cammino con san Carlo Borromeo, il sussidio edito da In dialogo che ha accompagnato le tradizionali catechesi quaresimali dell'Arcivescovo, secondo un percorso che ha avuto al centro proprio il tema dell'incontro con Cristo. «Si tratta di cinque "vie" proposte ai fedeli per incontrare Cristo - spiega ancora il sussidio - per camminare secondo la propria vocazione personale verso l'unica grande e comune chiamata: quella alla santità. Queste cinque vie si radunano attorno a tre sentieri insuperabili della vita cristiana: la contemplazione del mistero del Figlio, la vita santa della Chiesa e l'esistenza del credente, chiamato alla santità.

Quinta e ultima catechesi, martedì 12 aprile, su "Prego, quindi sono": il cardinale Dionigi Tettamanzi dialoga con Paola Saluzzi, giornalista di Tv2000 e Sky.
Rivediamo le immagini del colloquio



"Il senso della Pasqua per chi non crede" di Carlo Maria Martini

Mentre il Natale suscita istintivamente l’immagine di chi si slancia con gioia (e anche pieno di salute) nella vita, la Pasqua è collegata a rappresentazioni più complesse. È la vicenda di una vita passata attraverso la sofferenza e la morte, di un’esistenza ridonata a chi l’aveva perduta. Perciò, se il Natale suscita un po’ in tutte le latitudini (anche presso i non cristiani e i non credenti) un’atmosfera di letizia e quasi di spensierata gaiezza, la Pasqua rimane un mistero più nascosto e difficile...
 La domanda che mi faccio è: che cosa dice oggi a me, anziano, un po’ debilitato nelle forze, ormai in lista di chiamata per un passaggio inevitabile, la Pasqua? E che cosa potrebbe dire anche a chi non condivide la mia fede e la mia speranza?...

venerdì 15 aprile 2011

"Le Frontiere dello Spirito" puntata del 10 aprile 2011

Domenica 10 aprile 2011 "Le Frontiere dello Spirito", la rubrica religiosa scritta e condotta da Maria Cecilia Sangiorgi e monsignor Gianfranco Ravasi.
Nella prima parte, monsignor Ravasi ha approfondito le letture tratte dal libro di Ezechiele (37,12-14)
A seguire - come sempre - la poesia di padre Turoldo "Nella Tua luce vediamo la luce", letta dall'attrice Paola Morales.

Nella seconda parte del programma "Volti e storie", curata da Maria Cecilia Sangiorgi, continua il ciclo quaresimale con la serie di puntate dedicata ai martiri dei nostri tempi.
La redazione di Frontiere, ha tracciato un ritratto di Chiara Badano con le testimonianze di chi l'ha conosciuta.
Chiara Badano era una ragazza solare, piena di vita, amava la musica, gli amici, lo sport, aveva sogni, aspettative per il futuro... questa giovane, detta Chiara Luce, morta a 18 anni, appartenente al Movimento dei Focolari, accetta il dolore della malattia, rifiutando alla fine anche la morfina che le toglierebbe lucidità, e la sua cameretta, in ospedale prima e a casa poi, diventa una piccola chiesa, luogo di incontro e di apostolato. Le sue ultime parole sono: "Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!"
Muore all'alba del 7 ottobre 1990 ed è stata beatificata il 25 settembre scorso, presso il Santuario del Divino Amore in Roma.

Guarda il video della puntata intera sul sito Mediaset

Il sito per saperne di più di Chiara Luce Badano.

Don Milani fa ancora scuola

Gli allievi della scuola di Barbiana lanciano un appello -da sottoscrivere- al Presidente della Repubblica

Signor Presidente, lei non può certo conoscere i nostri nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell'unità nazionale che lei rappresenta. Ma, signor Presidente, siamo anche dei "ragazzi di Barbiana". Benchè nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei "cittadini sovrani". Alcuni di noi hanno anche avuto l'ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori.
Il degrado morale e politico che sta investendo l'Italia ci riporta indietro nel tempo...

In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia la Fondazione don Lorenzo Milani, il Comune di Vicchio e l' Istituzione culturale don Lorenzo Milani ripropongono i valori costituzionali attraverso il ...
Nella scuola di Barbiana la Costituzione era molto studiata, era considerata la bussola per non smarrirsi, la guida del futuro cammino dei ragazzi nella società....

Don Milani garante della Costituzione. Per chi conosce il Priore, non è affatto una novità: «Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua», citava la Lettera a una professoressa; «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», stava scritto nella Lettera ai cappellani militari che costerà all’autore un processo per apologia di reato.
È tuttavia alquanto curioso che due suoi discepoli, due fratelli di sangue – Michele e Francesco Gesualdi –, in modo praticamente contemporaneo benché da prospettive politiche differenti evochino la figura del prete toscano per difendere la nostra Carta fondamentale, tirando in ballo – in modi diversi – il presidente Napolitano in quanto garante appunto della Costituzione.