Oggi Messina si ferma per ricordare le 37 vittime dell'alluvione di Giampilieri, Itala e Scaletta Zanclea. I 37 morti, tra cui donne e bambini, sono stati commemorati questa mattina alle 11 con una messa celebrata in Cattedrale dall'arcivescovo Calogero La Piana.
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Nessuno dovrà dimenticare, nessuno potrà dimenticare. Le istituzioni dovranno svegliarsi prima o poi...
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E’ una storia di terra e fango quella che inizia la serata del 1°ottobre 2009, quando un nubifragio colpisce la costa ionica messinese causando lo straripamento dei corsi d'acqua e diversi eventi franosi destinati a cancellare persone e cose. La pioggia quella sera si trasforma così un killer spietato, non più acqua principio base della vita, ma al contrario mezzo di morte e distruzione.
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Un anno dopo, il vecchio borgo è ancora distrutto. E mentre tutto attorno iniziano i lavori per la messa in sicurezza del territorio, nel cuore di Giampilieri restano i segni di una frana che ha ucciso 38 persone nel messinese.
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“Ogni volta che il cielo diventa grigio iniziano le palpitazioni. Come un kamikaze mi tuffo in strada e, insieme con i miei colleghi, cerco di convincere tutti i cittadini a uscire dalle proprie case per raggiungere la scuola media intitolata a Pasquale Simone Neri (il giovane sottufficiale della Marina morto dopo aver salvato dal fango otto suoi compaesani, ndr). Perché solo lì sono al sicuro”. A Giampilieri, oggi, si vive così. A un anno dall’alluvione che, nella notte tra il 1 e il 2 ottobre ha colpito alcuni comuni del messinese, resta la paura, come racconta il maresciallo Giuseppe Curcio. Il terrore che le piogge possano scatenare nuovamente quella colata di fango che, 12 mesi fa, ha sepolto 37 persone e travolto il cuore del Paese. Già lo scorso 4 settembre alcune famiglie hanno trascorso la notte nelle loro automobili, terrorizzate da un violento temporale. Eppure le sirene, che dovrebbero dare l’allarme in caso di maltempo, erano rimaste in silenzio. “E’ un sistema che non funziona – spiega Curcio – Il segnale acustico parte nel momento in cui ogni centrale riceve un sms, ma gran parte della zona non è coperta dalla rete telefonica. E se non arriva il messaggio le sirene non suonano”.
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Il 1° ottobre del 2009, dopo un violento nubifragio, una colata di fango ha travolto alcuni paesi del comune di Messina. Ecco cosa è cambiato da quel giorno: LE FOTO
La collina del terrore mostra i rattoppi alle sue ferite. Ramponi, anelli, cavi, reti in acciaio coperte da sacchi di juta. Si scava ovunque, questa volta non per cercare segni di vita nel fango, ma per aprire vie di fuga al furore dell'acqua e della terra che non perdonano e che, con l'inverno alle porte, potrebbero tornare a colpire. Perché qui, in questa gola nel fianco della montagna in cui "affondano" i borghi martoriati di Atolia, Molino e Giampilieri, ogni tuono è ancora un colpo al cuore. E la gente, appena il cielo diventa minaccioso, scende in strada e guarda con terrore il fianco ferito di una montagna che non tornerà mai più come prima.
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È passato quasi un anno. Undici mesi di dolore, di silenzi, di parole strozzate in gola, di notti trascorse senza dormire un solo minuto. Non piange più Nino. Gli occhi non sono rossi come in quei maledetti giorni dopo l’1 ottobre, quando continuava a guardare la montagna senza darsi pace. Quella montagna che in una notte gli ha portato via la sua amata Maria Letizia e i due “cuccioli” Francesco e Lorenzo. Le ferite dopo un anno non si vedono, almeno non ad occhio nudo. Le ferite sono dentro, nell’anima. Per sempre straziata dal dolore dall’incapacità di darsi delle risposte. Guardatevi attorno, osservate i vostri cari, guardate i vostri figli. E poi, anche per un solo attimo pensate, ad una montagna di fango che ve li porta via. Pensate di non poter più dare loro una carezza, di non poter più vederli sorridere. Ecco. Nino si sente così. In quelle maledette settimane, in tanti gli erano stati a fianco. Tutti a rassicurarlo, tutti a dargli una pacca sulle spalle e a giurargli che si sarebbero occupati del suo caso, come di quelli degli altri parenti delle tante vittime. E lui ci aveva creduto. «Non ci abbandoneranno, non possono abbandonare» aveva pensato. Oggi a Nino Lonia sono rimasti soltanto gli amici...
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Nel 1° anniversario della catastrofe del 1 ottobre 2009, questo video per non dimenticare e per non far dimenticare.... ( un piccolo anticipo del video che sarà proiettato a Giampilieri il 2 ottobre 2010 - Ore 19:00 Chiesa San Nicolò )