martedì 21 settembre 2010

20° anniversario della morte di Rosario Livatino

A vent'anni dalla sua morte si parla già di beatificazione. Perchè Rosario Livatino era un giudice giovane, buono, ma conosceva la realtà e le sue insidie. Dolce e austero allo stesso tempo, "puro, rigoroso e giusto", nella vita quanto sul lavoro. Con una missione: "dare alla legge un'anima".

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Un emozionante incontro con la professoressa Ida Abate, biografa del giudice Rosario Livatino che svela il mistero delle tre lettere annotate spesso sulle agendine del giovane magistrato: S. T. D. Il "giudice ragazzino" venne trucidato dalla mafia il 21 settembre 1990 sulla strada Canicattì-Agrigento mentre, con la sua Fiesta Rossa, senza scorta, raggiungeva il tribunale. Ida Abate, nel 1993, è stata incaricata dal vescovo di Agrigento di raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione del giudice. La professoressa ha raccolto tutto il materiale, gli effetti personali, i ricordi di quello che fu anche uno dei suoi migliori alunni del liceo classico "Ugo Foscolo". Un omaggio al giudice che Papa Giovanni Paolo II ha definito "Martire della Giustizia, e indirettamente, della Fede". Dopo la sua tragica morte, il giudice è stato proposto per l'avvio di un processo di beatificazione come Martire. Secondo le leggi della Chiesa, nel caso dei "Martiri", infatti, non è necessario il verificarsi di miracoli.



Nel suo discorso Il Giudice Livatino ribadisce i principi di indipendenza dei magistrati da qualsiasi forma di potere, sia esso politico o mafioso.
(letto alla conferenza del 7 aprile 1984 a Canicattì, provincia di Agrigento.)


Le immagini sono tratte dal film "Il Giudice Ragazzino" interpretato da Giulio Scarpati e da Sabrina Ferilli
Oggi sono esattamente 20 anni dalla morte del giudice Rosario Livatino, una delle tante vittime della mafia siciliana, morto in giovane età e tristemente soprannominato “il giudice ragazzino”, dal titolo del noto film di Alessandro di Robilant tratto dall’omonimo libro di Nando Dalla Chiesa, il quale aveva preso per così dire “spunto” dallo sfogo dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

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"Esprimere l'inesprimibile", riuscire a toccare le corde del cuore, sentire l'anima e i battitti del giudice Livatino, nonstante siano passati vent'anni dal giorno del suo assassinio: 21 settembre 1990.
Le parole non bastano a mantenere vivi i ricordi: è l'arte della musica, della messa in scena, della danza, del magico gioco di luci, ombre e silenzi a renderlo possibile.

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