giovedì 8 luglio 2010

GIORNATA DEL SILENZIO

Lo sciopero dei giornalisti contro le norme del “ddl intercettazioni” è confermato: il 9 luglio sarà la giornata del silenzio

Può sembrare una contraddizione davanti ad una legge che limita la libertà d'informazione, firmata da un Premier che invita i lettori a scioperare contro i quotidiani. In realtà è un gesto di responsabilità dei giornalisti italiani per denunciare il governo e richiamare l'attenzione di tutti i cittadini sulla gravità di una norma che colpisce insieme la tutela della legalità, il contrasto al crimine e la libera e trasparente circolazione delle notizie.

L’obiettivo è quello di rendere il più possibile «fragorosa» e «partecipata» la «giornata del silenzio» indetta dalla Fnsi con l’adesione convinta dell’Ordine dei giornalisti, contro la legge che «rischia di mettere a tacere tutto il sistema dell’informazione italiano» e contro i tagli della «manovra» di Tremonti all’editoria: un altro pesante «bavaglio» alla libertà di informazione.

Vale però la pena di ricordare un’altra volta che lo scontro sulla legge non è una questione privata tra il potere politico e i giornalisti, ma una questione che investe per intero la nostra società. Non è in pericolo la libertà dei cittadini onesti di poter parlare liberamente al telefono, ma è in discussione la possibilità di proteggere i cittadini onesti dalla criminalità, dalla delinquenza e dalla corruzione.

Stare in silenzio per un giornale è sempre un controsenso. E anche se è vero che alcuni silenzi sono inevitabili e altri possono dimostrarsi "parlanti"...

Franco Siddi ritiene che la lotta per la libertà d'espressione sia un treno. In prima classe c'è la Fnsi e i giornalisti "veri", che fanno le cose sul serio e organizzano il movimento contro il bavaglio. Poi c'è la rete: che fa chiasso, si fa sentire, ma insomma, sono ragazzi, vanno bene per i cortei e per mettere un link.

Una giornata di silenzio che in realtà serve a parlare. Una giornata senza radio, televisioni, giornali e siti Internet per far sì che siano i cittadini a rivendicare il proprio diritto a essere informati.