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giovedì 21 giugno 2018

«I comandamenti sono il cammino verso la libertà, perché sono la parola del Padre che ci fa liberi in questo cammino.» Papa Francesco Udienza Generale 20/06/2018 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 20 giugno 2018

Tra i 13mila fedeli presenti all’udienza di oggi, ci sono anche più di 350 persone tra malati di Sla, accompagnati dai loro familiari e volontari di Aisla (Associazione italiana Sclerosi laterale amiotrofica). Una “prima volta” in piazza San Pietro, organizzata in vista della Giornata mondiale sulla Sla che si celebra ogni anno il 21 giugno per portare l’attenzione su una malattia che colpisce circa 450mila persone in tutto il mondo. Il Papa è arrivato in piazza alle 9.35 circa, dopo aver salutato i malati in Aula Paolo VI. Durante il giro tra i settori della piazza, la prima sosta della jeep bianca scoperta è stata quella per permettere al Papa di sorseggiare il “mate”, la bevanda tipica argentina offertagli da un esponente della folla piuttosto nutrita di sudamericani, provenienti da Argentina, Colombia, Messico, Perù, Honduras, Repubblica Dominicana e Brasile. Molti i cappellini e gli ombrelli colorati usati per ripararsi dal sole che splende alto oggi sulla Capitale. Prima di compiere a piedi il tratto che lo separa dalla sua postazione al centro del sagrato Francesco, sceso dalla papamobile, ha salutato un gruppo di studenti in divisa blu e cappellino bianco, che lo hanno richiamato a gran voce dalla prima fila delle transenne.



Saluto ai malati nell'Aula Paolo VI

 

Buongiorno!

Grazie di questa visita. Prima di andare in Piazza, ho voluto salutarvi. Voi seguirete con il maxischermo l’udienza in Piazza; saremo tutti uniti. Grazie di questa visita. Vi assicuro che prego per voi e chiedo a voi di pregare per me. Adesso vi invito a pregare insieme la Madonna.

Recita Ave Maria

Benedizione

CATECHESI DEL SANTO PADRE

Catechesi sui Comandamenti. 2: "Dieci Parole" per vivere l'Alleanza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Questa udienza i svolge in due posti: noi, qui, in piazza, e in Aula Paolo VI ci sono più di 200 ammalati che seguono con il maxischermo l’udienza. Tutti insieme formiamo una comunità. Con un applauso salutiamo quelli che sono nell’Aula.

Mercoledì scorso abbiamo iniziato un nuovo ciclo di catechesi sui comandamenti. Abbiamo visto che il Signore Gesù non è venuto ad abolire la Legge ma a dare il compimento. Ma dovremo capire meglio questa prospettiva.

Nella Bibbia i comandamenti non vivono per se stessi, ma sono parte di un rapporto, una relazione. Il Signore Gesù non è venuto ad abolire la Legge, ma a dare il compimento. E c’è quella relazione dell’Alleanza fra Dio e il suo Popolo. All’inizio del capitolo 20 del libro dell’Esodo leggiamo – e questo è importante – : «Dio pronunciò tutte queste parole» (v. 1).

Sembra un’apertura come un’altra, ma niente nella Bibbia è banale. Il testo non dice: “Dio pronunciò questi comandamenti”, ma «queste parole». La tradizione ebraica chiamerà sempre il Decalogo “le dieci Parole”. E il termine “decalogo” vuol dire proprio questo. Eppure hanno forma di leggi, sono oggettivamente dei comandamenti. Perché, dunque, l’Autore sacro usa, proprio qui, il termine “dieci parole”? Perché? E non dice “dieci comandamenti”?

Che differenza c’è fra un comando e una parola? Il comando è una comunicazione che non richiede il dialogo. La parola, invece, è il mezzo essenziale della relazione come dialogo. Dio Padre crea per mezzo della sua parola, e il Figlio suo è la Parola fatta carne. L’amore si nutre di parole, e così l’educazione o la collaborazione. Due persone che non si amano, non riescono a comunicare. Quando qualcuno parla al nostro cuore, la nostra solitudine finisce. Riceve una parola, si dà la comunicazione e i comandamenti sono parole di Dio: Dio si comunica in queste dieci Parole, e aspetta la nostra risposta.

Altro è ricevere un ordine, altro è percepire che qualcuno cerca di parlare con noi. Un dialogo è molto di più che la comunicazione di una verità. Io posso dirvi: “Oggi è l’ultimo giorno di primavera, calda primavera, ma oggi è l’ultimo giorno”. Questa è una verità, non è un dialogo. Ma se io vi dico: “Cosa pensate di questa primavera?”, incomincio un dialogo. I comandamenti sono un dialogo. La comunicazione si realizza per il piacere di parlare e per il bene concreto che si comunica tra coloro che si vogliono bene per mezzo delle parole. È un bene che non consiste in cose, ma nelle stesse persone che scambievolmente si donano nel dialogo» (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 142).

Ma questa differenza non è una cosa artificiale. Guardiamo cosa è successo all’inizio. Il Tentatore, il diavolo, vuole ingannare l’uomo e la donna su questo punto: vuole convincerli che Dio ha vietato loro di mangiare il frutto dell’albero del bene e del male per tenerli sottomessi. La sfida è proprio questa: la prima norma che Dio ha dato all’uomo, è l’imposizione di un despota che vieta e costringe, o è la premura di un papà che sta curando i suoi piccoli e li protegge dall’autodistruzione? E’ una parola o è un comando? La più tragica, fra le varie menzogne che il serpente dice a Eva, è la suggestione di una divinità invidiosa – “Ma no, Dio è invidioso di voi” – di una divinità possessiva – “Dio non vuole che voi abbiate libertà”. I fatti dimostrano drammaticamente che il serpente ha mentito (cfr Gen 2,16-17; 3,4-5), ha fatto credere che una parola d’amore fosse un comando.

L’uomo è di fronte a questo bivio: Dio mi impone le cose o si prende cura di me? I suoi comandamenti sono solo una legge o contengono una parola, per curarsi di me? Dio è padrone o Padre? Dio è Padre: non dimenticatevi mai questo. Anche nelle situazioni più brutte, pensate che abbiamo un Padre che ci ama tutti. Siamo sudditi o figli? Questo combattimento, dentro e fuori di noi, si presenta continuamente: mille volte dobbiamo scegliere tra una mentalità da schiavi e una mentalità da figli. Il comandamento è dal padrone, la parola è dal Padre.

Lo Spirito Santo è uno Spirito di figli, è lo Spirito di Gesù. Uno spirito da schiavi non può che accogliere la Legge in modo oppressivo, e può produrre due risultati opposti: o una vita fatta di doveri e di obblighi, oppure una reazione violenta di rifiuto. Tutto il Cristianesimo è il passaggio dalla lettera della Legge allo Spirito che dà la vita (cfr 2 Cor 3,6-17). Gesù è la Parola del Padre, non è la condanna del Padre. Gesù è venuto a salvare, con la sua Parola, non a condannarci.

Si vede quando un uomo o una donna hanno vissuto questo passaggio oppure no. La gente si rende conto se un cristiano ragiona da figlio o da schiavo. E noi stessi ricordiamo se i nostri educatori si sono presi cura di noi come padri e madri, oppure se ci hanno solo imposto delle regole. I comandamenti sono il cammino verso la libertà, perché sono la parola del Padre che ci fa liberi in questo cammino.

Il mondo non ha bisogno di legalismo, ma di cura. Ha bisogno di cristiani con il cuore di figli. Ha bisogno di cristiani con il cuore di figli: non dimenticatevi questo.

Guarda il video della catechesi

Saluti:

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[Con gioia saluto i pellegrini provenienti dai Paesi di lingua tedesca. Il Decalogo dei comandamenti è dono dell’alleanza di Dio con noi uomini. Viviamo da figli la nostra relazione con il Signore, seguendo la sua parola e lo Spirito Santo che dà vita. Pregate per me e per il mio pellegrinaggio ecumenico a Ginevra domani. Il Signore custodisca voi e i vostri cari.]

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.

Saluto gli artisti del Circo che ci hanno fatto vedere come la bellezza fa bene all’anima e al corpo, e questa bellezza che loro ci hanno fatto vedere, non è una bellezza che si trova così: è una bellezza che loro fanno con tanto lavoro, con ore e ore di allenamento. Ma alla fine, sono riusciti a fare questo che, come ogni bellezza, ci avvicina a Dio. Grazie tante a tutti voi. Grazie!

Sono lieto di accogliere i Padri Vincenziani; le coppie di sposi dalla Diocesi di San Marino-Montefeltro, accompagnati dal Vescovo, Monsignor Andrea Turazzi e quelle della Diocesi di Tivoli. Auguro che la visita alle Tombe degli Apostoli sia l’occasione per una rinnovata testimonianza cristiana.

Saluto il Gruppo dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze; l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica; l’Istituto Gioacchino da Fiore di San Giovanni in Fiore; i Cori partecipanti al Festival internazionale Roma in canto; la Banda civica di Magenta.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Nel mese di giugno la pietà popolare ci fa pregare con più fervore il Sacro Cuore di Gesù. Quel Cuore Misericordioso vi insegni ad amare senza chiedere alcun contraccambio e vi sostenga nelle scelte più difficili della vita. Pregatelo anche per me e per il mio ministero, ma anche per tutti i sacerdoti, affinché rafforzi la fedeltà alla chiamata del Signore.


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