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mercoledì 16 maggio 2018

‘Papa Francesco. Un uomo di parola’ ... che ci restituisce speranza!




Il regista tedesco del film 'Papa Francesco. Un uomo di parola' a Tv2000

"È stato uno dei momenti più importanti della mia vita. Non dimenticherò mai i suoi occhi". 
“Ho pensato che il mio cinema potesse avere degli elementi in comune con l’anima del suo messaggio. Non ho voluto fare un film su lui come persona. Non è una biografia di Papa Francesco, è una biografia delle sue idee e queste idee sono molto vicine al mio cuore”. 

Lo ha detto il regista Wim Wenders in un'intervista a Tv2000, realizzata da Fabio Falzone, presentando il film ‘Papa Francesco. Un uomo di parola’ proiettato in anteprima mondiale al 71° Festival di Cannes. “E' stato uno dei momenti – ha sottolineato il regista tedesco – più importanti della mia vita. Avevo iniziato la preparazione già due anni prima e scritto l’ossatura del film prima di conoscere Papa Francesco. La prima volta che l’ho incontrato è stato per una lunga chiacchierata di due ore ed ero molto preoccupato ma dal momento che ha fatto il suo ingresso nella stanza ho capito che non c’era motivo di esserlo. È stato estremamente disponile e gentile e con una presenza fortissima. Capisci subito che è un uomo dalla presenza forte e capace di fare centro nel cuore della gente. Dopo due minuti tutti noi non avevamo più alcun nervosismo ma solo la voglia di vivere questo momento. Non c’erano telefoni o distrazioni era lì per noi. Sono state due ore speciali e già non vedevamo l’ora di incontrarlo di nuovo”. 
“La mia idea – ha proseguito Wenders - era che Papa Francesco parlasse direttamente alla gente, mentre io non appaio nel documentario mi limito a narrare. Il Papa ha avuto un rapporto personale e diretto con gli spettatori guardando dentro la macchina da presa per stabilire con il pubblico un contatto diretto con lui. Francesco davvero sa come parlare alle persone, dice cose semplici e al tempo stesso profonde e per questo la gente lo ama e lo segue”. 
“Certo il Festival di Cannes – ha aggiunto Wenders - non è un evento religioso qui ci sono la mondanità, i ricchi e molti dei temi vanno esattamente all’opposto di quello che ci dice Papa Francesco. Per questo è importante che il film che venga proiettato qui. È come un contrappasso all’immagine di tanti altri film del Festival”. “Non dimenticherò mai i suoi occhi – ha concluso Wenders - il modo in cui Papa Francesco ti parla e il modo in cui ti senti a tuo agio e bene. Quando ti guarda si stabilisce subito un legame vero, diretto tra le persone e questa è l’unica cosa che davvero conta: come ci guardiamo gli uni con gli altri. Il suo messaggio è semplice, chiaro e diretto. Se non trattiamo il nostro prossimo con rispetto non possiamo richiedere che gli altri facciano lo stesso nei nostri confronti. Lo ripete infinite volte in questo film: apparteniamo tutti alla stessa famiglia e l’unico modo per sopravvivere ad affrontare le difficoltà della vita è farlo insieme, come famiglia del genere umano”. 
Papa Francesco dice molte cose fondamentali sul tema dei migranti. Prima di tutto sottolinea che non hanno un vero e proprio statuto giuridico internazionale e dovrebbero essere protetti dalle norme del diritto internazionale ma soprattutto ci dice che siamo tutti migranti, tutti in Europa siamo migranti”, ha aggiunto il regista Wim Wenders. “Nel mio paese in Germania – ha sottolineato Wenders - milioni di persone hanno vissuto la realtà dell’immigrazione dopo la Seconda guerra mondiale. Questo ci insegna che la storia e il fenomeno migratorio è parte dell’umanità. Il Papa ci ricorda anche che possiamo vivere tutti con qualcosa in meno rinunciando anche a piccole cose. Se pensiamo solo a crescere ed accumulare che si tratti di Europa, America, Cina o Russia, questo vuol dire lasciare il nostro prossimo. Lasciare dietro di noi centinaia di migliaia di persone. Il Papa ci ricorda di non escludere le persone, ma anzi di preoccuparci di includerle. Questo lo possiamo fare tutti rinunciando a qualcosa, anche a poco. E per il nostro prossimo può fare la differenza”. 
Papa Francesco – ha proseguito Wenders - ci ricorda che siamo tutti amati da Dio. Anche se noi non vogliamo Dio, ci ama lo stesso e io ci credo davvero: Dio ci guarda e ci ama e questo riguarda tutti anche chi crede in altre religioni, anche chi non crede in Dio. Ci ama tutti comunque e quando Papa Francesco me lo ha ricordato il mio cuore si è fermato per un attimo. E' fondamentale che sia il Papa a ricordarcelo”. 
Questo uomo – ha concluso Wenders - ci restituisce speranza. La sua positività, il suo ottimismo ci libera dai veleni del nostro tempo. Sì ha ragione lui ce la possiamo fare”. 

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Papa Francesco nel film di Wenders


Il Papa della gente, del dialogo, che preferisce abbracciare i fedeli invece di chiudersi in Vaticano. Il maestro Wim Wenders lo riprende nei suoi viaggi, mentre è in mezzo alle persone e non smette mai di sorridere, di ispirare fiducia. «La nostra Chiesa si fonda sulla speranza», spiega Papa Francesco in un’intervista frontale, mentre con i suoi occhi profondi si rivolge direttamente al pubblico. «Bisogna credere nel futuro, nella possibilità di cambiare le cose».


Papa Francesco – Un uomo di parola è un documentario per tutti, anche per chi non è cattolico. Invita ad ascoltare gli altri, a cercare di risolvere le difficoltà insieme per non distruggere le famiglie. E poi arrivano i figli, che non bisogna mai abbandonare durante la loro crescita. «Giochi con i tuoi bambini?», chiede sempre Bergoglio nel confessionale, perché ormai di tempo sembra non essercene più. La velocità del mondo ci stritola. «Dobbiamo fermarci qualche volta, per la nostra salute mentale e fisica». 

Un Papa poliedrico, sempre pronto a dare se stesso, a includere invece di lasciare alla porta. «Chi sono io per giudicare un omosessuale?», si chiede davanti a una platea di giornalisti. Lui riscrive le regole, tende la mano a ebrei e musulmani, sostenendo che siamo «tutti figli di Adamo, e questo non si può cambiare». Richiama alla fratellanza e si scaglia contro i preti pedofili: «Tolleranza zero verso ogni tipo di abuso».


Wenders lo mostra come un uomo a tutto tondo, che non ha paura di rispondere a ogni tipo di domanda. Il regista ripercorre i suoi anni di pontificato, sottolineando la necessità di una Chiesa povera, vicina ai bisognosi, sulle orme di San Francesco, più volte portato in scena con sequenze in bianco e nero. Tutto sembra essere iniziato ad Assisi, quando il santo ha scritto il Cantico delle creature per ringraziare il Signore per le bellezze della Terra. Oggi Bergoglio è un papa attento all’ambiente, che invita i potenti ad avere cura del nostro pianeta e soprattutto delle persone. «L’80% della ricchezza mondiale è nelle mani di un numero ristretto di uomini”. Intanto molti giovani non riescono a trovare un lavoro e chi non ha un’occupazione perde la propria dignità». 

Papa Francesco – Un uomo di parola non è solo un film su Bergoglio o con Bergoglio, ma vola più in alto.
Wenders ci regala una regia appassionata, credente, che va oltre la religione e ogni ideologia. È bello vedere il Papa che piano piano inizia a sentirsi a suo agio con la macchina da presa, e si apre sempre di più verso lo spettatore. Racconta di quando era “ai confini del mondo”, e di come bisogna essere un po’ masochisti per diventare successori di Pietro. È un uomo di parola, coerente, in un documentario di grande forza e passione.