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sabato 17 marzo 2018

"L’anziano Tobi e il giovane Tobia" - Gregorio Battaglia, carmelitano (VIDEO INTEGRALE)

"L’anziano Tobi e il giovane Tobia" 
a cura di Gregorio Battaglia, 
carmelitano 
(VIDEO INTEGRALE)


Terzo dei 
MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2018
"Trasmettere è generare 
Il compito degli adulti verso le nuove generazioni"
promossi 
dalla Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto


21 febbraio 2018


         Il libro di Tobia è collocato tra i libri storici ed è un libro particolare, perché l’originale in ebraico si è perduto o, forse ancora meglio, è stato volutamente distrutto. Esso racconta la storia di una famiglia, che è stata deportata in esilio e che si trova a vivere nella grande città di Ninive. Questa famiglia è formata da Tobi, il padre, da Anna, la madre e da Tobia, il figlio. Una parte del racconto è dedicata al viaggio di Tobia, che dovrebbe andare a recuperare presso dei parenti una ingente somma di denaro, che Tobi, il padre, aveva depositato presso un parente. Ed è proprio nella casa di questo parente che Tobia troverà la sua sposa, che si chiama Sara e che ha già alle spalle l’esperienza di sette matrimoni, andati in fumo per la morte immediata di questi partners.

... Le prime parole di quest’uomo costretto a vivere in terra non sua sono queste: “Io, Tobi, passavo tutti i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia” (Tb 1,3). In poche battute egli fa la sintesi della sua vita trascorsa ed ora si sente in grado di presentarsi dicendo “Io” davanti al figlio e davanti a quanti sono disposti ad ascoltarlo. Egli si rivolge al figlio e a quanti come lui intendono vivere la propria esistenza in prima persona senza nascondersi dietro a nessun attenuante o pretesto. Il suo percorso esistenziale è tutto racchiuso in quel “seguire le vie della verità e della giustizia” e tutto questo nonostante il trauma della distruzione di Gerusalemme e della deportazione in Assiria. Seguire “le vie della verità e della giustizia” significa sostanzialmente dare pieno ascolto alla Parola rivelata di Dio e su questa Parola imparare a giocare la propria vita, in modo tale che all’ascolto si possa rispondere con “le opere della giustizia”
... Imparare a vivere nell’orizzonte della ‘zedaqà’ (giustizia/elemosina) significa voler vivere la propria vita riconoscendo l’uguaglianza di tutte le creature umane, ma soprattutto rendersi conto della comune condizione di pellegrini sulle strade di questo mondo. Essa esprime l’atteggiamento di chi scopre che non c’è creatura umana che non provi nella sua esistenza il bisogno di accoglienza, di ospitalità, di misericordia e di pietà. La ‘zedaqà’ diventa, davvero, un modo profondamente umani di vivere le relazioni con il mondo circostante. 

Tutto questo Tobi lo sta dicendo al figlio che deve intraprendere questo viaggio, perché si può scoprire il valore della giustizia/elemosina soltanto quando si fa esperienza sulla propria pelle di cosa voglia dire trovarsi nel bisogno alla mercé degli altri, sperando nella apertura del loro cuore. Vivendo la condizione di viandante si va imparando a guardare in faccia coloro che si incontrano, a saper cogliere il mistero che si cela in ognuno di loro ed alla fine a saper instaurare un rapporto di comunione fondato sulla misericordia e sulla pietà. 

Chi ama la ‘zedaqà’ si lascerà guidare con grande intelligenza da quella che viene chiamata “la regola aurea” e che si ritrova nelle varie fedi e culture. Così Tobi può dire al figlio: “Poni attenzione, o figlio, a tutto ciò che fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. Non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tb 4,14-15). Illuminato da quello sguardo di misericordia e di pietà, il figlio che affronta il viaggio della vita coltiverà in sé quegli atteggiamenti di correttezza, di sobrietà e di rispetto per la fatica altrui. In lui non ci sarà posto per la menzogna o per il sotterfugio, perché il volto dell’altro è, in fondo, appello alla propria responsabilità.
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