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martedì 22 agosto 2017

Non vendetta, ma giustizia di Massimo Toschi

Non vendetta, ma giustizia
di Massimo Toschi



La violenza sembra diffondersi sempre di più, con atti che coinvolgono singole persone, come Niccolò, il giovane ucciso in Spagna, o attentati plateali come quelli di Barcellona o del Burkina Faso. Una risposta può essere il perdono, che si fa fraternità


Qualche sera fa, nella chiesa di Scandicci, si è celebrata una veglia di preghiera per ricordare Niccolò, il giovane ucciso in in una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna.

Al cuore del dolore il suono delle campane, quasi a voler trasfigurare quel dolore in una parola di perdono. Siamo chiamati a non rimanere prigionieri dell’odio, ma a consegnare la parola di perdono, senza la quale si rimane prigionieri dell’odio e della violenza.

Gesù diceva ai discepoli che bisogna perdonare non sette volte sette, ma settanta volte sette. Dunque un perdono senza limiti, che ci rende liberi dalla violenza che ci schiaccia. Il perdono è una grazia che ci testimonia che l’amore è più forte della morte.

Niccolò ci ricorda questo. Il padre di Niccolò chiede questo agli amici di Niccolò. Non una vendetta, ma una giustizia che viene dal perdono. Questa forma mite che cambia la storia e la vita. E il perdono si fa fraternità. Davvero siamo custodi dei nostri fratelli. Siamo custodi di Caino e Abele. Siamo chiamati non a uccidere, ma a perdonare. Dio ha il volto di Abele, la vittima innocente uccisa.

Dio pone il suo segno su Caino, colui che uccide Abele, perché nessuno lo uccida. Ecco il mistero della nostra comunità. Nel tempo dell’odio, solo il perdono ricostruisce il futuro. Senza perdono non c’è riconciliazione: questo oggi ci dice la vita e la morte Niccolò. Un figlio bello della nostra regione, la cui memoria non vogliamo dimenticare.

Accanto alla storia di Niccolò, la storia grande di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso(con 18 morti per mano dei terroristi islamisti), e quella di Barcellona in Spagna (con 15 morti), in una settimana di terrore e di violenza dove la vicenda di un giovane toscano si intreccia con la grande politica. E i valori custodiscono la vita ferita dei piccoli. Niccolò sembra molto vicino a quel ragazzo che ha posto una bandiera dell’Europa su un cancello delle Ramblas a indicare che senza Europa non c’è futuro. Di fronte al terrore solo l’Europa può riconciliare i suoi valori e i suoi principi costituzionali.

Alle Ramblas i giovani hanno gridato “non abbiamo paura”: contro la paura e il terrore hanno confessato il coraggio che domina la paura. L’Europa ha bisogno di parole guarite e non di parole ferite, che possano ricostruire l’unità della società.

Tre italiani sono stati uccisi dal terrore mentre Niccolò è stato ucciso dalla violenza mortifera che oggi sembra dominare il mondo

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