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sabato 10 giugno 2017

La vera gioia è di Dio, non la bellezza truccata della vanità di Papa Francesco - 9 giugno 2017

La vera gioia è di Dio, 
non la bellezza truccata della vanità
di Papa Francesco


Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano


9 giugno 2017


inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.





Un consiglio per «questo fine settimana»: serve solo «un quarto d’ora» per leggerlo tutto ma vale la pena farlo, perché il libro di Tobia «ci insegna come comportarci nel cammino della vita», sia «nei tanti momenti belli» sia «nei tanti momenti brutti». E «ci insegna anche a discernere», per non «lasciarci ingannare» dai «fuochi d’artificio» ma neppure dalla disperazione più nera, che va affrontata facendo ricorso alla preghiera, alla pazienza e alla speranza. Sono proprio le storie parallele dei personaggi biblici di Tobi e Sara — il suocero e la nuora presentati, appunto, nel libro di Tobia — che Papa Francesco ha riproposto nella messa celebrata venerdì mattina 9 giugno a Santa Marta, suggerendo alla luce di quelle vicende un esame di coscienza personale.

«La Bibbia è la parola di Dio e Dio ci parla quando noi leggiamo o meditiamo la Bibbia» ha subito affermato Francesco all’inizio della sua meditazione. Facendo notare che «in questi giorni, fino a domani, la liturgia ci fa riflettere sul libro di Tobia: una storia che, io direi, è una storia normale, come la storia di tanta gente». Ma è «soprattutto la storia di due persone: di Tobi, il padre di Tobia, e di Sara». È «la storia di un suocero e di una nuora, una storia che ci fa riflettere». E «sarebbe bello», ha suggerito il Papa, che «ognuno di noi prendesse questo libro di Tobia oggi o questo fino settimana — è breve, si legge in poco tempo, un quarto d’ora — e vedere come il Signore porta avanti la storia, porta avanti la vita delle persone, anche la nostra».

«In queste due persone — prendiamo Tobi e Sara, suocero e nuora — ci sono momenti brutti, momenti belli, come in tutta la vita» ha spiegato il Pontefice. Anzitutto «ci sono dei momenti brutti: Tobi è perseguitato, è preso in giro, è insultato» e persino «insultato da sua moglie» Anna, che certo «non era una donna cattiva, lavorava per portare avanti la casa perché lui era cieco, era diventato cieco». È «un momento brutto che non si spiega» ha proseguito il Papa. E così soffrivano sia Anna che Sara, perché «anche lei è stata insultata» e pur essendo molto giovane voleva addirittura impiccarsi. «Ambedue, in quei momenti brutti, hanno chiesto la morte»: lo ha fatto lo stesso Tobi, constatando come tutto fosse «nero, scuro, buio».

«Tutti noi — ha affermato Francesco — siamo passati per momenti brutti, forti: non tanto forti come questo, ma noi sappiamo cosa si sente nel momento buio, nel momento di dolore, nel momento delle difficoltà». Ma «Sara pensa: “se io mi impicco farò soffrire i miei genitori?” e si ferma e prega». A sua volta «Tobi dice: “questa è la mia vita, andiamo avanti” e prega». Proprio «questo — ha spiegato il Papa — è l’atteggiamento che ci salva nei momenti brutti: la preghiera». Così come «la pazienza, perché tutti e due sono pazienti con il proprio dolore». E anche «la speranza che Dio ci ascolti e faccia passare questi momenti brutti». E così «nei momenti di tristezza, poca o tanta, nei momenti bui», non dobbiamo mai «dimenticare» di far ricorso a «preghiera, pazienza e speranza».

Ma «ci sono anche momenti belli nella storia di questi due» ha detto il Pontefice. E infatti la loro storia, «abbiamo sentito, finisce bene». Certo, «non è un “happy ending” di un romanzo questo, no». È però «un momento bello: dopo la prova, il Signore si fa vicino a loro e li salva». Dunque, ha rilanciato il Papa «ci sono momenti belli, autentici, come questo: non quei momenti con bellezza truccata, che tutto è artificioso, un fuoco d’artificio, ma non è la bellezza dell’anima». E «cosa fanno tutti e due nei momenti belli? Ringraziano Dio, allargano il cuore nella preghiera di ringraziare».

L’atteggiamento di Tobi e Sara ha suggerito a Francesco lo spunto per proporre un esame di coscienza personale. «Mi domando, e questa domanda la facciamo a tutti noi: io, nei momenti brutti e nei momenti belli, so discernere cosa succede nella mia anima, so capire cosa sta succedendo? E nei momenti brutti, so che è la croce e che non c’è spiegazione e anche sembra una maledizione?». Proprio «in quei momenti — ha proseguito il Papa —io riesco a pregare, avere pazienza e avere almeno un pochettino di speranza?». E ancora: «Nei momenti belli, io lascio entrare la gioia nel cuore, ma quella gioia che è di Dio, che ti porta a ringraziare Dio, o cado nella vanità e credo che la vita è tutta così? Oggi è così e domani sarà in un altro modo, no?».

È un fatto, ha affermato il Pontefice, che «la nostra vita cammina fra i momenti brutti e i momenti deboli, ma sempre c’è il Signore lì». E, ha proseguito con l’esame di coscienza, «io so discernere la presenza del Signore, rivolgermi a lui nella preghiera? E poi nella lode, nei momenti belli, la lode della gioia, ringraziare di quello che ha fatto?».

In conclusione il Papa ha rinnovato il consiglio a leggere la storia di Tobi e Sara «questo fine settimana», a prendere in mano la Bibbia e cercare il libro di Tobia. «Questa storia — ha insistito — ci insegna come comportarci nel cammino della vita, con tanti momenti belli e con tanti momenti brutti, e ci insegna anche a discernere». Difatti Sara ha imparato, «ha fatto un discernimento: “È meglio che io non mi impicchi perché questo sarebbe un dolore molto grande per i miei genitori”». E così «anche Tobi si accorse che doveva aspettare, nella preghiera, nella speranza, la salvezza del Signore». Allo stesso modo noi, ha aggiunto Francesco, «mentre, in questo fine settimana leggiamo questo libro, chiediamo la grazia di saper discernere cosa succede nei momenti brutti della nostra vita, e come andare avanti, e cosa succede nei momenti belli, e non lasciarci ingannare dalla vanità».
(Fonte: L'Osservatore Romano)


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