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venerdì 9 giugno 2017

«Il Vangelo di Gesù Cristo ci rivela che Dio che non può stare senza di noi... E questa certezza è la sorgente della nostra speranza» Papa Francesco Udienza Generale 07/06/2017 (Foto, testo e video)

UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 7 giugno 2017


Papa Francesco è arrivato in piazza San Pietro alle 9.20, per il tradizionale incontro del mercoledì a cui oggi partecipano circa 15mila fedeli. Protagonisti, come di consueto, i bambini, tutti con la “mise” estiva visto il caldo che aleggia sulla Capitale, e con il capo coperto da fazzoletti o berrettini. Francesco li ha baciati e accarezzati, sorridendo, facendo fermare a più riprese la “papamobile” lungo l’abituale percorso tra i vari settori della piazza. Molto variopinte le bandiere, tra cui quelle bianco e azzurre dell’Argentina, in rappresentanza di una folta delegazione latinoamericana che comprende anche fedeli provenienti dal Messico e dal Brasile. Singapore, Corea del Sud e Taiwan la “delegazione” asiatica, cui si aggiungono pellegrini da India, Indonesia e Filippine. Per l’America del Nord, sono presenti pellegrini provenienti dal Canada e un folto gruppo a stelle e strisce. Terminato il giro sulla jeep bianca scoperta, Francesco è stato richiamato da un gruppo di allievi della scuola sottufficiali della Marina, con le classiche divise bianche e blu, provenienti da Taranto, e una volta sceso si è fermato a salutarli, lungo la prima fila delle transenne centrali, prima di compiere il tratto a piedi che lo separa dalla sua postazione al centro del sagrato.



Guarda il video del saluto ai fedeli

La Speranza cristiana - 25. La paternità di Dio sorgente della nostra Speranza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

C’era qualcosa di affascinante nella preghiera di Gesù, di talmente affascinante che un giorno i suoi discepoli hanno chiesto di esservi introdotti. L’episodio si trova nel Vangelo di Luca, che tra gli Evangelisti è quello che maggiormente ha documentato il mistero del Cristo “orante”: il Signore pregava. I discepoli di Gesù sono colpiti dal fatto che Lui, specialmente la mattina e la sera, si ritira in solitudine e si “immerge” in preghiera. E per questo, un giorno, gli chiedono di insegnare anche a loro a pregare (cfr Lc 11,1).

È allora che Gesù trasmette quella che è diventata la preghiera cristiana per eccellenza: il “Padre nostro”. Per la verità, Luca, rispetto a Matteo, ci restituisce l’orazione di Gesù in una forma un po’ abbreviata, che incomincia con la semplice invocazione: «Padre».

Tutto il mistero della preghiera cristiana si riassume qui, in questa parola: avere il coraggio di chiamare Dio con il nome di Padre. Lo afferma anche la liturgia quando, invitandoci alla recita comunitaria della preghiera di Gesù, utilizza l’espressione «osiamo dire».

Infatti, chiamare Dio col nome di “Padre” non è per nulla un fatto scontato. Saremmo portati ad usare i titoli più elevati, che ci sembrano più rispettosi della sua trascendenza. Invece, invocarlo come “Padre” ci pone in una relazione di confidenza con Lui, come un bambino che si rivolge al suo papà, sapendo di essere amato e curato da lui. Questa è la grande rivoluzione che il cristianesimo imprime nella psicologia religiosa dell’uomo. Il mistero di Dio, che sempre ci affascina e ci fa sentire piccoli, però non fa più paura, non ci schiaccia, non ci angoscia. Questa è una rivoluzione difficile da accogliere nel nostro animo umano; tant’è vero che perfino nei racconti della Risurrezione si dice che le donne, dopo aver visto la tomba vuota e l’angelo, «fuggirono via […], perché erano piene di spavento e di stupore» (Mc 16,8). Ma Gesù ci rivela che Dio è Padre buono, e ci dice: “Non abbiate paura!”.

Pensiamo alla parabola del padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32). Gesù racconta di un padre che sa essere solo amore per i suoi figli. Un padre che non punisce il figlio per la sua arroganza e che è capace perfino di affidargli la sua parte di eredità e lasciarlo andar via di casa. Dio è Padre, dice Gesù, ma non alla maniera umana, perché non c’è nessun padre in questo mondo che si comporterebbe come il protagonista di questa parabola. Dio è Padre alla sua maniera: buono, indifeso davanti al libero arbitrio dell’uomo, capace solo di coniugare il verbo “amare”. Quando il figlio ribelle, dopo aver sperperato tutto, ritorna finalmente alla casa natale, quel padre non applica criteri di giustizia umana, ma sente anzitutto il bisogno di perdonare, e con il suo abbraccio fa capire al figlio che in tutto quel lungo tempo di assenza gli è mancato, è dolorosamente mancato al suo amore di padre.

Che mistero insondabile è un Dio che nutre questo tipo di amore nei confronti dei suoi figli!

Forse è per questa ragione che, evocando il centro del mistero cristiano, l’apostolo Paolo non se la sente di tradurre in greco una parola che Gesù, in aramaico, pronunciava “abbà”. Per due volte san Paolo, nel suo epistolario (cfr Rm 8,15; Gal 4,6), tocca questo tema, e per due volte lascia quella parola non tradotta, nella stessa forma in cui è fiorita sulle labbra di Gesù, “abbà”, un termine ancora più intimo rispetto a “padre”, e che qualcuno traduce “papà, babbo”.

Cari fratelli e sorelle, non siamo mai soli. Possiamo essere lontani, ostili, potremmo anche professarci “senza Dio”. Ma il Vangelo di Gesù Cristo ci rivela che Dio che non può stare senza di noi: Lui non sarà mai un Dio “senza l’uomo”; è Lui che non può stare senza di noi, e questo è un mistero grande! Dio non può essere Dio senza l’uomo: grande mistero è questo! E questa certezza è la sorgente della nostra speranza, che troviamo custodita in tutte le invocazioni del Padre nostro. Quando abbiamo bisogno di aiuto, Gesù non ci dice di rassegnarci e chiuderci in noi stessi, ma di rivolgerci al Padre e chiedere a Lui con fiducia. Tutte le nostre necessità, da quelle più evidenti e quotidiane, come il cibo, la salute, il lavoro, fino a quella di essere perdonati e sostenuti nelle tentazioni, non sono lo specchio della nostra solitudine: c’è invece un Padre che sempre ci guarda con amore, e che sicuramente non ci abbandona.

Adesso vi faccio una proposta: ognuno di noi ha tanti problemi e tante necessità. Pensiamoci un po’, in silenzio, a questi problemi e a queste necessità. Pensiamo anche al Padre, a nostro Padre, che non può stare senza di noi, e che in questo momento ci sta guardando. E tutti insieme, con fiducia e speranza, preghiamo: “Padre nostro, che sei nei Cieli…”

Grazie!

Guarda il video della catechesi

Saluti:

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APPELLO

Domani, alle ore 13, si rinnova in diversi Paesi l’iniziativa “Un minuto per la pace”, cioè un piccolo momento di preghiera nella ricorrenza dell’incontro in Vaticano tra me, il compianto Presidente israeliano Peres e il Presidente palestinese Abbas. Nel nostro tempo c’è tanto bisogno di pregare – cristiani, ebrei e musulmani – per la pace.

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto le Suore di Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, che partecipano al Capitolo Generale e i giovani atleti del Pellegrinaggio Macerata-Loreto con la “fiaccola della pace”, accompagnati dal Vescovo Mons. Nazzareno Marconi.

Saluto i Frati Minori Conventuali; i gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di San Cipriano Picentino e quelli di Airola, che ricordano il centenario della festa della Santissima Addolorata, come pure i partecipanti al Convegno internazionale di Ginecologia.

Accolgo con gioia i bambini di Oncologia Pediatrica del Policlinico San Matteo di Pavia; gli sbandieratori di Mappano di Caselle e gli studenti, in particolare i ragazzi dell’Istituto Cangemi di Boscoreale. Incoraggio tutti a vivere intensamente l’incontro con il Successore di Pietro per crescere nella fede in Dio Padre misericordioso.

Un pensiero porgo infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Il mese di giugno da poco iniziato ci ricorda la devozione al Sacro Cuore di Gesù: cari giovani, alla scuola di quel Cuore divino crescete nella dedizione al prossimo; cari ammalati, nella sofferenza unite il vostro cuore a quello del Figlio di Dio; e voi, cari sposi novelli, guardate al Cuore di Gesù per imparare l’amore incondizionato.


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