Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



martedì 7 marzo 2017

Giornata internazionale della donna 8 marzo 2017 - Vaticano: “Voices of faith” - Rendere possibile l'impossibile

Voci di fede unisce il Vaticano con la comunità internazionale e le organizzazioni in tutto il mondo per onorare e riconoscere le donne che capiscono la necessità di un dialogo, la costruzione di ponti e la collaborazione attraverso i confini. 

“Voices of faith” - Rendere possibile l'impossibile - 8 marzo 2017 Programma



Otto marzo: in Vaticano “Voices of faith” per chiedere più donne nei processi di pace

Più donne nei processi di pace e dialogo ad alto livello e in ruoli di responsabilità, anche a livello ecclesiale. E’ la pressante richiesta emersa oggi (6/3/2017) a Roma durante la conferenza stampa per presentare l’evento “Voices of faith” che si terrà mercoledì 8 marzo (ore 14-17.30) nella Casina Pio IV in Vaticano, in occasione della Giornata internazionale della donna. Le relatrici hanno rivendicato la volontà di essere sempre più presenti anche nella Chiesa, grazie alle posizioni assunte in merito da Papa Francesco. “Secondo alcuni studi quando le donne vengono coinvolte nei processi di pace c’è il 35% in più di possibilità che le negoziazioni abbiano successo. Eppure sono pochissime le donne che svolgono questi ruoli, soprattutto ad alto livello, ad esempio in Medio Oriente”, ha ricordato la moderatrice Petra Dankova. L’evento dell’8 marzo, che si svolge in Vaticano per la quarta volta e propone testimonianze e scambio di buone pratiche da tutto il mondo, è stato ideato da Chantal Götz e organizzato da Fidel Götz foundation e Liechtenstein non profit foundation, con la collaborazione del Jesuit refugee service. “Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ci ha permesso di realizzare il convegno in Vaticano – ha detto Gotz -. Come donne vogliamo fare la nostra parte e lavorare per la nonviolenza”.

Scilla Elworthy, fondatrice dell’Oxford research group, con 30 anni di esperienza in quest’ambito ha maturato una profonda conoscenza del settore: “Sono rarissime le donne con ruoli chiavi nelle mediazioni e negoziazioni – ha spiegato -. Questo significa che negli accordi di pace non si tiene mai conto delle vittime delle guerre, che sono soprattutto donne e bambini”. Elworthy ha ricordato che le urgenze mondiali attuali – clima, migrazioni, gap tra ricchi e poveri e sovrappopolazione – “non possono essere risolte nella maniera tradizionale, ossia con le armi. Da qui il contributo delle donne, che hanno un approccio diverso, più consapevole e spirituale”. La richiesta di una maggiore presenza delle donne nei processi di dialogo e pace riguarda anche le organizzazioni ecclesiali coinvolte: “Vogliamo più donne nelle negoziazioni ad alto livello”, ha ribadito Kerry Robinson, direttore esecutivo della Leadership roundtable che promuove buone prassi manageriali ed economiche nella Chiesa degli Stati Uniti.
(fonte: Sir)

Fare dell’impossibile il possibile, è lo spirito che animerà in Vaticano l’8 marzo in occasione della Giornata internazionale della donna, ‘Voices of faith’ che vedrà riunite donne provenienti da diversi Paesi del mondo unite nel raccontare, attraverso le loro storie, il contributo che in quanto donne di fede, e non solo, hanno fornito e continueranno a fornire nei processi di riconciliazione e di pacificazione. Con le loro testimonianze intendono anche essere di supporto a Papa Francesco e al suo richiamo alle politiche di non violenza. Nel corso dell’incontro si discuterà anche di come far ascoltare la voce delle donne, apporto importante se si vuole che la pace sia instaurata e sostenuta; soprattutto si alzerà la richiesta di maggiore accesso alle donne nei processi di pace e dialogo ad alto livello e in ruolo di responsabilità, anche a livello ecclesiale. 
Tra le partecipanti, Marguerite Barankitse, fondatrice di Maison Shalom, orfanotrofio in Burundi per bambini rimasti soli a causa della guerra civile, e creatrice di un ospedale, vincitrice di numerosi premi umanitari e che oggi vive fuori dal suo Paese perché considerata criminale...