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mercoledì 8 marzo 2017

Dal 5 al 10 marzo ad Ariccia gli esercizi spirituali per Papa Francesco e la Curia Romana / 2

07/03/2017 Ariccia. 
Il film “Perfetti sconosciuti” agli esercizi spirituali con il Papa

Nel secondo giorno di esercizi spirituali il riferimento alla pellicola per dire l'importanza di «ritrovarsi insieme» anche come cristiani. L'invito ad «aprire gli occhi sulle angosce del prossimo»
Gli esercizi spirituali di Quaresima ad Ariccia con il Papa (L'Osservatore Romano)
È entrato anche il cinema negli esercizi spirituali di Quaresima per la Curia Romana a cui partecipa papa Francesco. Nella Casa del Divin Maestro di Ariccia, alle porte di Roma, che fino a venerdì accoglie oltre settanta fra cardinali, vescovi e stretti collaboratori del Pontefice si è parlato del film del 2016 Perfetti sconosciuti. Lo ha citato il predicatore degli esercizi, il frate minore francescano padre Giulio Michelini, nella terza delle nove meditazioni in programma – quella di martedì mattina – sul tema “Pane e corpo, vino e sangue”. A ispirare il riferimento cinematografico è stato il nipote con un messaggio sul telefonino del religioso che ha indicato nel «mangiare insieme» – come racconta la pellicola – un segno cristianamente importante di unità e di salvezza.


Di fronte al Papa, Michelini – docente di esegesi del Nuovo Testamento all’Istituto Teologico di Assisi – ha invitato a capovolgere «la realtà del non potersi fidare più di nessuno e dei tradimenti», rilanciando invece «la bellezza dello stare insieme». Il film del regista Paolo Genovese racconta «la cena di tre coppie e un single che mettono sul tavolo i cellulari accettando di rivelare il contenuto di tutti i messaggini». Ed «è significativo che tutto avvenga proprio a tavola», ha commentato il predicatore. Il religioso ha raccomandando la rilettura dell’enciclica Laudato si’, «soprattutto nel punto in cui si condanna l’ineguale distribuzione di risorse e ci viene ricordato come nel mondo si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono, e il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero». Così la prima questione «riguarda il nostro rapporto con il cibo». E il francescano ha citato sant’Ignazio: «Bisogna evitare che l’animo sia tutto intento a quello che si mangia; al contrario bisogna avere padronanza di sé». Il predicatore ha esortato anche a riflettere sul «ruolo ecclesiale» affidato a ciascuno, chiedendosi «come sia possibile che noi cristiani, che dovremmo trovare l’unità proprio attorno alla cena, riproduciamo con le nostre divisioni le stesse dinamiche divisorie della comunità di Corinto», secondo quanto lamentava san Paolo. Certo, ha riconosciuto Michelini, «molti sono i passi intrapresi per trovare un’unità, a esempio con i luterani, ma ancora molto c’è da fare». 

La giornata tipo ad Ariccia si apre alle 7.30 con la Messa, poi la meditazione mattutina; dopo il pranzo la meditazione pomeridiana, l’adorazione eucaristica, la cena. A fare da filo conduttore agli esercizi spirituali sono le ultime pagine del Vangelo di Matteo sulla “Passione, morte e risurrezione di Gesù”. 

L’altra meditazione quotidiana di Michelini si è soffermata su “La preghiera al Getsemani e l’arresto di Gesù”. Il predicatore è partito da un confronto tra la preghiera di Gesù sul monte degli Ulivi e quella sul Tabor in Galilea. I due avvenimenti – ha detto Michelini – hanno somiglianze impressionanti. In entrambe la situazione esistenziale di Gesù è provata: nel primo caso, perché Pietro e gli altri non comprendono il senso del primo annuncio di Gesù che afferma di dover morire a Gerusalemme; nel secondo perché Gesù ha appena spiegato che qualcuno l’avrebbe consegnato. Una discriminante però separa le due scene: sul Tabor si ode la voce del Padre che consola il Figlio; al Getsèmani, invece (tranne che per la versione lucana, dove Gesù è rafforzato nella lotta da un angelo), non si ode nessuna voce. Al termine le domande affidate ai partecipanti per l’esame di coscienza. Come ci poniamo di fronte all’angoscia del nostro prossimo? Teniamo gli occhi aperti, preghiamo, o ci addormentiamo come i tre discepoli? La volontà di Dio è compresa come un “capriccio”, qualcosa che “si deve fare” perché “Qualcuno ha deciso”, oppure vedo in essa la santa volontà di bene per tutti? E se Dio può cambiare idea, addirittura, stando al libro di Giona, può “pentirsi”, come può la sua Chiesa non cambiare, come possiamo noi stare fissi nelle nostre rigidità?
(fonte: Avvenire)