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venerdì 3 febbraio 2017

Padre Renè Robert: «Non condannate a morte il colpevole del mio omicidio»


PADRE ROBERT: 
«NON CONDANNATE A MORTE IL COLPEVOLE DEL MIO OMICIDIO»

Un prete cattolico americano di 71 anni nel 1995 aveva sottoscritto la “Declaration for life”, precisando che la persona trovata colpevole del suo eventuale omicidio non dev'essere condannata a morte, non importa quanto efferato il crimine. Nell’aprile del 2016 padre Robert è stato ucciso a colpi di pistola in Georgia. Il procuratore di Augusta ha chiesto, nel suo atto di accusa, che in caso di condanna sia applicata la pena di morte. Ma tre vescovi chiedono che sia rispettata la volontà espressa da padre Robert.

«Chiedo che la persona trovata colpevole del mio omicidio non sia condannata a morte, non importa quanto sia stato efferato il crimine e quanto io possa aver sofferto». Sono le parole della “Declaration for life”, Dichiarazione della vita, firmata il 23 maggio del 1995 da padre Renè Robert, un sacerdote cattolico americano di 71 anni in servizio nella diocesi di St Augustine, in Florida. Nell’aprile del 2016 padre Robert è stato ucciso a colpi di pistola in Georgia. L’assassino, Steve Murray, 28 anni, era da tempo aiutato da padre Robert, il quale si dedicava all’assistenza dei detenuti e delle persone con problemi psichici. Murray aveva chiesto un passaggio in auto al sacerdote in Florida con la scusa che doveva andare a trovare i suoi familiari, in seguito lo ha rapito e ucciso in Georgia.

Murray è stato fermato dalla polizia mentre guidava la Toyota Corolla di padre Robert in South Carolina ed è stato lui stesso a portare i poliziotti nel luogo dove aveva nascosto il cadavere del sacerdote. «Avevo problemi mentali e ho perso il controllo», ha ammesso Murray davanti ai giudici, subito dopo il suo arresto. Il procuratore di Augusta Ashley Wright, nel suo atto di accusa, ha definito l’omicidio di padre Robert “orribile e inumano”, ha ritenuto di includere nell’atto di accusa quattro aggravanti perciò ha chiesto che, in caso di condanna, venga applicata la pena di morte.

Di fronte alla richiesta del procuratore, le autorità della Chiesa locale hanno reso pubblica la dichiarazione che padre Robert aveva sottoscritto e fatto autenticare da un notaio. Martedì 31 gennaio tre vescovi (Felipe de Jesus Estévez, della diocesi di St. Augustine, Wilton Gregory, della diocesi di Atlanta e Gregory Hartmayer, della diocesi di Savannah) si sono presentati davanti al tribunale di Augusta insieme a un gruppo di sacerdoti e di attivisti contro la pena di morte. I prelati hanno chiesto che venga rispettata la volontà espressa da padre Robert nella sua Dichiarazione. La loro richiesta è sostenuta anche da una petizione firmata da 7.400 persone della diocesi di St. Augustine.

I vescovi hanno avuto un incontro, definito “cordiale” con l’attuale procuratore distrettuale, Hank Sims. Sims non si è però sbilanciato sule future decisioni del tribunale. Il vescovo Estevez ha detto che Murray merita di essere punito, tuttavia «imporre una sentenza di morte come conseguenza di un omicidio perpetua il ciclo di violenza nella nostra comunità». Negli ultimi dieci anni la Georgia ha eseguito 33 condanne a morte. Padre Robert era originario di New York e prese i voti come frate francescano nel 1962. Nel 1980 si trasferì in Florida dove cominciò ad assistere degli studenti disabili. Lasciati i francescani, dal 1993 padre Robert ha continuato il suo ministero come prete diocesano, ma non aveva mai rinunciato al voto di povertà.
(fonte: FAMIGLIA CRISTIANA 01/02/2017)

Al suo funerale Padre Robert è stato definito dal vescovo di Saint Augustine: «Un umile e generoso servo del Signore, e ha condiviso i suoi molti doni con i poveri, la comunità dei sordi, i carcerati. Sarà ricordato per la sua bontà e il suo amore senza fine per loro”.
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