Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



giovedì 9 febbraio 2017

"Chiesa e lavoro: quale futuro per i giovani del Sud?" - I vescovi: «Diamo una speranza ai giovani del Sud»

"Chiesa e lavoro: 
quale futuro per i giovani del Sud?"

«Convenire insieme, per trattare un problema che sta a cuore di tutti». Con queste parole, di fronte a circa 350 tra vescovi e delegati di cinque regioni ecclesiastiche del Sud – Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna – il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli, ha aperto i lavori del convegno “Chiesa e lavoro – quale futuro per i giovani nel Sud?”. L’appuntamento, con oltre 500 partecipanti, si svolge nei giorni 8 e 9 febbraio presso il terminal della Stazione Marittima di Napoli, ponendo le basi per un'alleanza sociale più solida e concreta tra Chiesa, mondo dell’associazionismo e istituzioni. 

*****
GIOVANI E LAVORO: 
LA CHIESA RIPARTE DAL PORTO DI NAPOLI

In tutta Italia il tasso di disoccupazione tra i giovani tra i 15 e i 24 anni è al 40,1%. Le Conferenze episcopali di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna ne parlano nel capoluogo campano. L’entusiasmo che diventa sofferenza. I sorrisi che lasciano il posto alle lacrime. E la rabbia. Poi la rassegnazione... Ma c'è chi reagisce. Ecco come.


L’entusiasmo che diventa sofferenza. I sorrisi che lasciano il posto alle lacrime. E la rabbia. Poi la rassegnazione, che arriva quando ci si auto-convince che si vale appena 5 euro. Perché quello spesso è la paga che percepisce un ragazzo quando mette in campo tutte le sue competenze e svolge il lavoro dei suoi sogni. O magari quella è la cifra che un genitore riesce a dare ad un figlio. “E allora occorre ridare valore e dignità. Occorre ripartire perché i giovani del Mezzogiorno fanno il Paese”. Il cardinale Crescenzio Sepe vuole capire, vuole consigli, vuole dare uno strattone alla società napoletana e a quella meridionale in generale. E allora proprio Napoli diventa il punto da cui partire. La Chiesa del Mezzogiorno si trasforma in una nave e si trasferisce al Porto di Napoli. Perché se si parla di Mezzogiorno non si può prescindere dal mare. E così nel Terminal della Stazione Marittima si alterneranno per due giorni Vescovi, sacerdoti, sindacalisti, imprenditori. Ma soprattutto ragazzi. A loro è dedicata la due giorni che vede al centro del dibattito la Chiesa ed il lavoro. Un titolo, quello dell’appuntamento che rappresenta proprio la fotografia del Meridione: “Quale futuro per i giovani nel Sud?”.

Niente chiacchiere. Il contesto meridionale s'inserisce in un quadro nazionale che a dicembre - dati Istat - ha visto il tasso di disoccupazione tra i giovani tra i 15 e i 24 anni salire al 40,1%. Al Sud si lavora poco o per nulla e allora bisogna provare a dare soluzioni. Ed è per questo motivo che il cardinale Sepe ha voluto coinvolgere tutti. Non solo i rappresentati della Conferenza episcopale Italiana, a partire dal cardinale Bagnasco presidente della Cei e dal segretario generale Galantino e le diocesi della Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. Ma a partecipare alla discussione sul tema dell’occupazione giovanile non poteva mancare papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La dottrina sociale della Chiesa e la Costituzione Italiana sono i capisaldi intorno a cui riorganizzare il Sud. “Ci colpisce la precarietà in cui vivono i giovani - spiega Monsignor Filippo Santoro Arcivescovo di Taranto - Siamo qui. E da qui abbiamo necessità di partire per dare speranza ad un popolo costretto a sopravvivere ed emigrare”. 

Speranza. Quella che nei giorni scorsi non ha più avuto un giovane che, come ha voluto sottolineare don Adolfo Russo, “non era nè del del Sud nè del Nord ma era disperato come i giovani del Sud che non hanno lavoro”. Il gesto estremo di quel ragazzo di 30 anni è uno dei tanti tasselli che ha portato i vescovi a trovare soluzioni urgenti per una società che rischia di mettere ai margini una generazione intera. “I giovani hanno bisogno di sentirsi non cittadini del domani ma di oggi - ha detto Luigi de Magistris sindaco di Napoli - Il Sud deve essere l’arma di riscatto per il paese”. Ma al momento la necessità di parlare di giovani e lavoro non lascia che trasparire quella sensazione di smarrimento. “Abbiamo il dovere di impegnarci per evitare la disperazione dei nostri ragazzi - ha sottolineato Don Adolfo Russo - la loro disperazione non ci lascia indifferenti”.

I vescovi: «Diamo una speranza ai giovani del Sud»

A Napoli convegno dei vescovi del Mezzogiorno in vista della Settimana sociale di Cagliari. Messaggio di papa Francesco: una società che non pensa alle nuove generazioni è ingiusta.

Il Papa auspica che la Chiesa e le istituzioni si adoperino “per ricercare soluzioni alla piaga sempre più estesa della disoccupazione giovanile e del lavoro nero”. Francesco lo scrive in un messaggio a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, inviato al convegno "Chiesa e lavoro: quale futuro per i giovani del Sud?" apertosi a Napoli, con la partecipazione dei vescovi del Mezzogiorno e in vista della Settimana sociale di Cagliari (26-29 ottobre prossimo). Francesco parla anche del “dramma di tanti lavoratori sfruttati per avidità, a causa di una mentalità che guarda al denaro, ai benefici economici a scapito dell'uomo”. E sottolinea che “una società che non offra alle nuove generazioni sufficienti opportunità di lavoro dignitoso non può dirsi giusta”. Quando infatti “non si guadagna il pane, si perde la dignità” e questo “è un dramma del nostro tempo, specialmente per i giovani, i quali, senza lavoro, non hanno prospettive e possono diventare facile preda delle organizzazioni malavitose”. 

Al messaggio del Papa, letto in apertura dei lavori dall'arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, si sono aggiunti quelli del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Anche per Mattarella il problema è “urgente” e “si ripropone come priorità assoluta dell'azione di governo”. Dunque, ha aggiunto il presidente, “far crescere le occasioni di impiego per le nuove generazioni costituisce una necessità vitale per la nostra Italia”. E anche per Gentiloni (che al convegno era stato invitato e che sarà rappresentato giovedì 9 dal ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti) “proprio dal Sud e dalla sua modernizzazione può oggi venire una spinta fondamentale per la crescita della nostra economia”.

I successivi lavori, moderati dal direttore della Tgr Rai Vincenzo Morgante, hanno fornito alcune linee guida degli interventi necessari, per invertire una tendenza che è preoccupante: l'emigrazione dei giovani dal Sud. Se continua il trend attuale entro 2065 il Mezzogiorno avrà 4 milioni e 200mila abitanti in meno. Vanno via soprattutto i laureati, con evidente impoverimento del capitale umano complessivo. Il cardinale Crescenzio Sepe, nell'aprire il dibattito, ha invitato a “lavorare insieme per dare ai giovani un'iniezione di speranza ed evitare che cadano nella tentazione di sentirsi scartati, avviliti con una conseguente perdita di fiducia in se stessi”. Al contrario, ha sottolineato il porporato, essi sono una delle risorse più importanti per il Meridione. Affermazione sulla quale si è detto d'accordo anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. “Siamo feriti dal dramma dei tanti giovani che lasciano la nostra terra - ha rilevato a sua volta l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, intervenuto anche nella sua veste di presidente del Comitato delle Settimane sociali - Ma l'accento di questo convegno non è sulle analisi dei mali del Sud quanto piuttosto sul racconto delle buone pratiche e sulle proposte”. 

In sostanza “arrivare a formulare proposte alle istituzioni affinché il tema del Mezzogiorno e dell'occupazione giovanile nel sud diventino strategia specifica e prioritaria del Governo e delle nostre Regioni”. Santoro ha ricordato i tanti problemi (le agromafie ad esempio) le ferite aperte (terra dei fuochi, Ilva di Taranto), ma ha invitato a guardare avanti con speranza. Appello fatto proprio anche dal teologo don Adolfo Russo, che ha aggiunto: “Non possiamo limitarci solo a chiedere allo Stato di fare la sua parte. Come Chiesa dobbiamo assumere un ruolo più attivo e propositivo. Impegnarsi per i giovani è la più alta e intelligente forma di investimento”.
(fonte: Avvenire)