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venerdì 13 gennaio 2017

La lettera di Enzo Bianchi letta al funerale di Christian Albini e indirizzata alla moglie Sivia e Vedere oltre. In ricordo di Christian Albini di Guido Dotti

In memoria di Christian Albini da anni amico della Comunità di Bose, pubblichiamo la lettera che fr. Enzo ha indirizzato alla moglie Silvia e che è stata letta da fr. Guido che, con fr. Ludwig, hanno rappresentato il priore, i fratelli e le sorelle di Bose ai funerali.


A Silvia Albini

Carissima Silvia,

in quest’ora del passaggio di Christian da questo mondo al Padre scrivo a te, e scrivo attraverso di te anche ai vostri amatissimi figli Davide, Michele e Sofia e a tutti coloro che l’hanno conosciuto e amato. Ti dico innanzitutto la mia commozione, i sentimenti fraterni e i ricordi numerosi che si accavallano nel cuore e nella mente... Purtroppo, essendo impegnato in Francia, non riesco ad essere presente alla liturgia dei funerali come avrei desiderato, ma mi sento davvero in mezzo a voi. Invio tra voi fratel Guido e fratel Ludwig, che vi portano la vicinanza affettuosa mia e della comunità.

L’amicizia con Christian è stata intensa e forte, ho potuto sperimentare con lui una grande consonanza e soprattutto conoscere almeno un po’ il suo animo, di grande sensibilità e bontà: un vero cristiano, mite, buono e paziente. Le sue parole hanno sempre dato speranza, insegnava a sperare per tutti, come aveva intitolato il suo blog... Nel suo ultimo post scriveva: “La pace spesso non c'è. Vivere è anche lottare per conservare la speranza. Soli con la speranza, quando è tutto ciò che hai. La battaglia della fede è anche perseverare a sperare, anche quando la speranza è un filo esile o manca del tutto”. Ora quella che era speranza è faccia a faccia con il Signore che ha tanto amato! Mi ha sempre accolto a Crema con grande delicatezza e attenzione, e spesso ha sostato a Bose, era un amico sincero della comunità, rileggendo ora la nostra corrispondenza mi accorgo che sovente intercalava i suoi messaggi così: “La comunità è nei miei pensieri e affetti!”. Ha sempre cercato di far regnare su di sé il Signore Gesù, in maniera silenziosa umile e nascosta, e questo rivelava poi tutta la sua efficacia nel suo scrivere, parlare e agire: irradiava quietamente una grande forza di pazienza e di pace. Posso dire in fondo di aver più ricevuto che dato, dalla sua fede salda e perseverante, anche nelle prove e tribolazioni, e dal suo sguardo che sapeva in ogni situazione vedere grande e guardare lontano.

Christian è un grande dono per tutti, i rapporti di amore da lui vissuti non andranno perduti e quest’ora si apre al ringraziamento al Signore. Gli chiedo di continuare ad accompagnarci con la sua preghiera e il suo volto di tenerezza, certo che è vivente per sempre, ed è più che mai accanto a noi. Con i fratelli e le sorelle della comunità ti abbraccio fraternamente: contate sulla nostra amicizia fedele! A presto!

Con affetto profondo,

Enzo Bianchi, con i fratelli e le sorelle della comunità di Bose

Vedere oltre. 
In ricordo di Christian Albini
di Guido Dotti
* monaco di Bose, direttore delle edizioni Qiqajon

“Vedere oltre”. Così Christian Albini aveva voluto intitolare il percorso di riflessioni proposte quest’anno dal Centro di spiritualità della Diocesi di Crema che dirigeva. E mi aveva chiesto di inaugurarlo il 12 ottobre dialogando con lui su “Vedere più lontano il volto di Dio: l’Islam”. Non poteva immaginare che un paio di mesi dopo l’improvvisa recrudescenza del male con cui aveva combattuto anni fa lo avrebbe portato nel volgere di appena una settimana ad andare oltre e contemplare faccia a faccia il Signore che aveva tanto cercato. Christian Albini si è spento nella pace lunedì 9 gennaio, attorniato dall’amore di sua moglie Silvia, di Davide, Michele e Sofia e di quanti, vicini e lontani, lo hanno amato. È andato a “vedere oltre”, e oggi qualcuno sta vedendo la realtà di quaggiù con le cornee che Christian ha voluto donare come ulteriore, naturale gesto di spossesso.

Ma a guardare e vedere oltre Christian si era abituato da tanto tempo, con una rara capacità di discernimento di quanto gli accadeva attorno, con la fraterna naturalezza con cui viveva la sua condizione di uomo, di cristiano, di padre e poi di insegnante, di teologo, di scrittore, di quotidiano dispensatore di pensiero attraverso il web, anche qui con quanta capacità di vedere oltre... Quando sei anni fa la nostra conoscenza e stima “virtuale” è divenuta amicizia e incontro tra persone, mi confidò: «È stato da parte mia un incontro atteso e di cui sono felice. Al di là di scritti e collaborazioni, ci sono cose più importanti: innanzitutto le persone. Finora per me Bose era stato soprattutto delle parole su dei libri. Il trovare dei volti, il cogliere – seppure per frammenti – qualcosa di una vita vera, il percepire delle consonanze è su tutt’altro piano».

L’insegnamento del Concilio gli era giunto incarnato per lui e per la sua comunità parrocchiale dall’amato don Agostino Cantoni e lo aveva reso un uomo e un cristiano saldo nella fede, radicato nella parola di Dio, animato dalla speranza – “Sperare per tutti” aveva intitolato il suo blog – rimasta sulla sua bocca e nel suo cuore fino alle ultimissime parole, generoso nella carità verso gli ultimi, che fossero i piccoli, i disabili o gli immigrati. Christian era convinto di non fare nulla di straordinario: è la nostra vita quotidiana che può essere straordinaria. E tale sapeva renderla per i suoi cari e per quanti incontrava: in tanti in questi giorni hanno ricordato la sua passione per la cucina, per il cibo preparato con cura e condiviso con amicizia, per le ordinarie incombenze di una padre di famiglia che diventano il normale tessuto in cui ciò in cui si crede si invera nella vita di comunione.

Come teologo non accademico Christian ha cercato e trovato uno stile accessibile senza venir meno al rigore e alla serietà. Se ripercorriamo i suoi libri – dai tre volumi Una pausa con Dio dedicati ai Vangeli feriali (Paoline) al recente Sopportare pazientemente le persone moleste (EMI), dall’Arte della misericordia (che volle pubblicato da Qiqajon in segno di amicizia e consonanza) a quel Cerco parole buone (Paoline) dove aveva raccolto le sue riflessioni su vita, amore e morte – troviamo a ogni pagina il suo interrogarsi su Dio, sugli altri e sulla vita, il suo porsi in dialogo attento e rispettoso, il suo sognare a occhi aperti – e quindi operare per – una Chiesa povera e per i poveri, una società accogliente e plurale, un mondo degno della grandezza di ogni essere umano. 

Molti di noi oggi non hanno “perso” un amico: nel dolore e nella speranza della risurrezione lo hanno visto andare oltre a contemplare infine la realtà con lo sguardo stesso di Dio. Ora Christian Albini ha fatto sue fino in fondo le parole di un altro Christian, il priore di Tibhirine, che tante volte avevamo evocato insieme: ora «sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell'islam [e di ogni credo] come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze».

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