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venerdì 23 dicembre 2016

Religiosità popolare - Preghiere in dialetto - Sardegna: Notte de chelu (Notte celestiale)


La religiosità popolare di tutte le regioni italiane è ricca di preghiere dialettali, espressione di una cultura religiosa tramandata oralmente di generazione in generazione, per lo più dai nonni ai nipotini.
L'era moderna, purtroppo, tende a cancellare questo patrimonio, infatti le suddette preghiere permangono quasi esclusivamente nei ricordi delle persone più anziane. 

Nei giorni scorsi Padre Gregorio Battaglia, della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto - ME - (che i nostri lettori sicuramente conoscono attraverso i post da noi pubblicati) ci chiedeva se fosse stato possibile pubblicare una preghiera in dialetto siciliano ricordata da una persona anziana che sta attraversando un momento molto difficile, questa richiesta ci ha stimolati a promuovere nel periodo di Avvento la pubblicazione di questa forma di devozione appartenente al nostro patrimonio culturale estendendo l'invito ai nostri lettori di tutte le regioni italiane.
Ci farebbe molto piacere avere un riscontro positivo da parte dei nostri lettori, che pertanto invitiamo a inviare il loro contributo o con un messaggio privato in Facebook nella pagina "Quelli della Via" o scrivendo una email alla casella di posta di "Tempo Perso": tempo-perso@libero.it
Vi chiediamo cortesemente di indicare, accanto alla versione dialettale, anche quella in lingua italiana e, nel caso ne foste a conoscenza, di corredarla di diversi particolari (ad esempio se veniva recitata in particolari periodi dell'anno o momenti della giornata, o se rivolta a qualche Santo per chiederne l'intercessione, o a qualunque altra informazione riteniate opportuno fornirci).
Sarà nostra cura selezionare i suggerimenti, verificandone ovviamente i contenuti, e preparare i post ed anche uno Speciale, in continuo aggiornamento, in cui potere rintracciare con facilità tutte le preghiere.


Preghiere in dialetto

 Sardegna 


Notte de chelu

Notte de chelu es custa: d’ogni sinu
de allegria si sentit bundare, ca in sa grutta es nadu su Bambinu
dai s’inferru pro nos liberare. 
Es nadu, es nadu, es nadu su Bambinu
Enide, enide tottus a l’ammirare
enide a l’adorare
enide a l’adorare, a l’amare. 

Iss’hat lassadu su chelu lughente
e bennid’est a sa grutta a penare, che fizigheddu de povera zente
e fit su fizzu de su Re divinu. 

Es nadu, es nadu, es nadu su Bambinu
Enide, enide tottus a l’ammirare
enide a l’adorare
enide a l’adorare, a l’amare. 

Subra sa paza l’ana collocadu
ca non b’aiat lacu a reposare, ma sos Anghelos l’ana acoltegiadu
tra sas istellas fatendhe caminu. 

Es nadu, es nadu, es nadu su Bambinu
Enide, enide tottus a l’ammirare
enide a l’adorare
enide a l’adorare, a l’amare. 

Pustis sun sos pastores acudidos
che poveritos a lu saludare e tra lughe de chelu si sun bidos
e tottu an bid’oro in su terrinu. 

Es nadu, es nadu, es nadu su Bambinu
Enide, enide tottus a l’ammirare
enide a l’adorare
enide a l’adorare, a l’amare.

 Pannos no at sa Mama a lu estire
ma sa lughe l’hat chelfid’ammantare: no at prendhas né oro a si frunire,
m’a tott’astros e mundhu in destinu. 

Es nadu, es nadu, es nadu su Bambinu
 Enide, enide tottus a l’ammirare 
enide a l’adorare
enide a l’adorare, a l’amare. 

Libera traduzione: 
Una notte celestiale è questa che abbonda di segni di allegria, perché nella grotta è nato il Bambino affinché ci liberi dall’Inferno. 
E’ nato il Bambino, venite tutti ad ammirarlo, ad adorarlo, ad amarlo. 
Egli infatti ha lasciato il cielo stellato, luminoso ed è venuto a soffrire nella grotta come figlio di povera gente, Lui figlio del Re divino. 
E’ nato il Bambino, venite tutti ad ammirarlo, ad adorarlo, ad amarlo. 
Lo hanno messo sopra la paglia perché non c’era mica una culla (lacu = bartzolu) per farlo riposare, ma gli Angeli lo hanno accolto realizzando un percorso tra le stelle. 
E’ nato il Bambino, venite tutti ad ammirarlo, ad adorarlo, ad amarlo. 
Poi sono giunti i pastori a salutarlo umilmente, e si sono ritrovati in mezzo alla luce del cielo e hanno visto la terra tutta dorata. 
E’ nato il Bambino, venite tutti ad ammirarlo, ad adorarlo, ad amarlo. 
La Madre non ha nulla da mettergli, ma la luce le ha voluto ricordare: non ha gioielli ed oro, ma tutti i pianeti e il mondo in regalo! 
E’ nato il Bambino, venite tutti ad ammirarlo, ad adorarlo, ad amarlo.


La canzone natalizia in Lingua Sarda più conosciuta e cantata, soprattutto dai cori polifonici, è Notte de chelu di Pietro Casu. Egli fu parroco di Berchidda ma anche uno dei personaggi più importanti nella scena culturale sarda del primo Novecento. Notte de chelu fu scritta insieme ad altre canzoni sacre natalizie per la Novena del 1927 con il contributo di Antonio Sanna che le musicò riprendendo la tradizione sarda.
Il linguaggio del canto è, come spesso accade nei canti natalizi, volutamente semplice e carico di gioia e speranza. Si nota anche l’utilizzo del termine italiano bambino che sardizzato diventa bambinu: una parola che nella Lingua Sarda non esiste. Non si tratta certamente di un errore da parte di Pietro Casu che della Lingua Sarda Logudorese fu un esperto conoscitore, ma di un voluto effetto “semantico” e sonoro. Infatti, nel suo Vocabolario Sardo Logudorese - Italiano alla voce bambinu c’è scritto: bambìnu: s.m. bambino. Si usa solo per il Bambino Gesù. In custa notte es nadu su Bambinu (Canz. di Natale). Si tratta quindi un cultismo proprio del linguaggio ecclesiastico utilizzato da Pietro Casu per enfatizzare la figura del Bambin Gesù, per metterne in evidenza la sua specialità e l’atmosfera che emana la sua venuta al mondo. 

Guarda il video per ascoltare il canto


Segnalazione di Aldo Pintor

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