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lunedì 12 dicembre 2016

“La vita non è il male” - Recensione di Aldo Pintor


“La vita non è il male”
Cinque capitoli di riflessione 
sulle tracce del bene
Gabriella Caramore - Maurizio Ciampa

Recensione di Aldo Pintor 

In questo momento storico dove a livello mondiale la crisi della politica sta facendo dilagare pericolosi e squallidi populismi (Orban in Ungheria, Trump negli Stati Uniti, Erdogan in Turchia, Putin (pur amato in certi ambienti cattolici ultraconservatori) in Russia e il meno noto Duterte nelle Filippine) che sono un tangibile esempio di come l'ultraliberismo abbia fatto naufragare il sogno di chi è stato giovane negli anni 60 e 70 di una società più giusta dove ciascuno lavora per i diritti di tutti. 

Che nostalgia per canzoni come “O cara moglie” del lucchese Ivan delle Mea che diceva “Se la lotta è di tutti per tutti”. Oggi questo triste individualismo purtroppo ha vinto e chi è disposto a lottare per tutti? 

La vittoria dei politici soprannominati ci fa amaramente constatare di come invece la cultura occidentale anziché sognare di tutelare i più deboli si stia chiudendo in se stessa e da questa chiusura sta nascendo una società dove ognuno pensa in primo luogo a difendersi in modo rabbioso da chi sta peggio di lui. Giungendo persino all'assurdo di difendere chi è forte ricco e potente. Nonostante questo cupo quadro ciò che è bene continua a sgorgare dal cuore degli esseri umani, pur rimanendo appartato. 

Questo bene nascosto che ci sembra così flebile ma che è quello che ci rende pienamente uomini da dove proviene, visto che ha sempre accompagnato l'umanità dai suoi primi bagliori? Se lo chiedono la ben nota giornalista culturale Gabriella Caramore e il marito Maurizio Ciampa nel libro “La vita non è il male” (Ed. Salani € 14,90). La lettura di questo libro che indaga con fermezza ogni singola traccia di bene che i cercatori di umanità hanno lasciato nel mondo ci lascia un meraviglioso sentimento di conforto che in questo momento piuttosto buio della storia italiana e mondiale è piuttosto salutare. 

Il titolo è preso dalle parole dello scrittore russo Vassili Grossman ed è motivo dalla forte convinzione degli autori che ogni uomo è più grande del male che può commettere, anche quando ne commette parecchio. Mai questo male cancella del tutto l'umanità nemmeno in colui che lo compie. 

Partendo dagli oscuri abissi tenebrosi della Shoa che hanno offuscato il cielo del ventesimo secolo il libro ci svela nomi e vicende sia conosciute che sconosciute in pagine che come dice il Vangelo descrivendo il sentire dei discepoli di Emmaus nell'ascoltare le parole di Gesù “ci fanno battere forte il cuore in petto” ossia ci fanno sentire orgogliosi di appartenere all'umanità. 

Non è facile fare il bene e non solo perchè il male lo si può fare a tutti e il bene solo a coloro che ne hanno bisogno, ma perchè il bene non fa rumore e di frequente viene riconosciuto dopo che chi l'ha compiuto non c'è più. Quindi lo sguardo profondo che questo libro offre ci aiuta a cogliere i risultati di questo bene invisibile. Davvero tanti i materiali che hanno contribuito alla stesura di questa fatica dei due giornalisti ci trasmettono dei veri e propri tesori di umanità come i Volantini della Rosa Bianca, Il Diario di Etty Hillesum, le Lettere dal carcere di Bonohoeffer, il testamento di Armin Wegner contro il nazismo e le sofferte meditazioni di Hannah Arendt, sulla banalità del male. Alla fine la domanda da dove proviene il bene che ci accompagna per tutta la lettura rimane senza risposte. Si prende atto di come il bene in silenzio continui a sgorgare nel cuore dell'uomo e come si giunge a questa constatazione allora anche il raccontare il bene ci fa scorgere la sua natura impalpabile. Spetta al nostro sguardo purificato da malizia riconoscere questa presenza misteriosa celata nella profondita del nostro cuore che da sempre ha accompagnato l'umanità e che come viene riconosciuta fa battere forte il cuore degli uomini e ci fa sperimentare nella vita il Buon Annuncio del Vangelo.