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mercoledì 23 novembre 2016

PRENDERSI CURA DELLA “CASA COMUNE” - HOREB n. 3/2016 (n.75)


PRENDERSI CURA DELLA “CASA COMUNE” 



HOREB
n. 3/2016 
(n. 75)



TRACCE DI SPIRITUALITÀ 

A CURA DEI CARMELITANI










EDITORIALE
A conclusione dell’opera della creazione, «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). Questa “cosa molto buona”, Dio ha affidato all’uomo perché ne fosse il “custode” (Gen 2,15). Ma questo giardino di Eden – “casa comune”, lo chiama papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ (= Ls) – oggi, «protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla» (Ls 2). 

Questa terra, maltrattata e saccheggiata, oggi si lamenta; e con essa, tanti dei suoi abitanti ci lamentiamo. Ma non basta lamentarsi: è urgente prendere coscienza che la desertificazione di vaste zone della terra, l’inquinamento dell’acqua e dell’aria, i cambiamenti climatici, non sono eventi dovuti al caso, ma conseguenza di un eccesso di antropocentrismo che ha portato a considerare la natura come semplice oggetto da usare e consumare. Di fronte al disastro ambientale siamo tutti chiamati a prendere coscienza che bisogna operare un cambio di rotta, per «uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando» (Ls 163). Il papa ci sollecita ad una urgente “conversione ecologica” (cf. Ls 216.221) e invita tutti a rivedere i nostri modi di pensare e di agire, perché «un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo» (Ls 230). 

Si tratta, allora, di rivedere il nostro stile di vita, e di promuovere itinerari educativi che aiutino a riconsegnare al creato la bellezza degli inizi in modo che esso possa ancora raccontarci, come allude il mistico carmelitano Giovanni della Croce, qualcosa della bellezza del Creatore: «L’Amato è le montagne, / le valli solitarie e ricche d’ombre, / le isole remote, / le acque rumorose, / il sibilo delle aurore amorose, / è come notte calma / molto vicino al sorger dell’aurora, / musica silenziosa, / solitudine sonora, / è cena che ristora e che innamora» (Cantico spirituale, strofa 13).
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