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giovedì 24 novembre 2016

Misericordia et Misera - Grazie Papa Francesco!! Don Filippo di Giacomo e Don Aldo Antonelli


«Mi era piaciuto dalla prima sera della sua elezione, ora è arrivata l’ennesima conferma. Papa Francesco è uno di noi...». Dire entusiasta, è poco. Filippo Di Giacomo, 64 anni, prete da 41, giornalista e canonista, commenta con passione le ultime novità introdotte dalla lettera apostolica «Misericordia et Misera». E c’è un motivo: «La verità è che anche prima di questo storico documento noi semplici preti assolvevamo la gente dal peccato di aborto. Io stesso l’ho fatto non so più quante volte. Ma lo facevamo in silenzio, lo tenevamo per noi. Per non incorrere negli strali di quella che chiamo la Chiesa di Carta, fatta solo di norme e di proibizioni. Adesso però è arrivato Francesco col suo nuovo gesto rivoluzionario e ha detto a tutti: se prima era una prassi pastorale diffusa ma segreta, ecco che oggi diventa la prassi del Papa...». Rivela Di Giacomo: «Noi preti semplici prima ci affidavamo al canone 144, paragrafo 1, del codice di diritto canonico, quello che disciplina la supplenza della Chiesa. In parole povere, se una donna che aveva abortito veniva a confessarsi e mi chiedeva l’assoluzione, io l’assolvevo. Mica potevo dirle: aspetti, torni tra dieci giorni che intanto chiedo il permesso del Vescovo poiché io non ho la necessaria legittimazione. S’intende così, la supplenza della Chiesa. Perché alla fine il perdono te lo dà Gesù Cristo...». 

Lui che è stato allievo del cardinale Tarcisio Bertone alla Pontificia Università Lateranense e compagno di studi dell’attuale Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, plaude convinto «alla riforma dal basso del Papa» e bolla invece come «chiacchiere da nullafacenti» le critiche rivolte a Bergoglio dagli esponenti più conservatori della Curia: «Ma perché questi cardinali non cominciano a girare per strada senza insegne? Perché non rinunciano ai pon pon e ai privilegi?». 
Don Filippo ricorda la pena, le lacrime, i sospiri, di tante ragazze andate da lui a confessarsi: «Io considero l’aborto un peccato orrendo, anzi un crimine - sottolinea - vorrei però che al di là della politica e delle ideologie, questa nuova lettera apostolica rappresentasse un’occasione per rimettere al centro del dibattito la persona, l’essere vivente».

Il prete racconta di aver assolto anche un medico, una volta...

Leggi tutto: Il prete e l’aborto: «E’ un crimine, ma ho sempre assolto le donne pentite»

Grazie Francesco!
di Don Aldo Antonelli 

Grazie Francesco!

È la prima parola che mi viene dal cuore alla notizia di questa "liberalizzazione", chiamiamola così. Personalmente, convinto della stessa convinzione di Papa Francesco, già dai primi anni di attività pastorale, che risale alla fine degli anni Sessanta, non mi sono fatto scrupolo di assolvere donne che avevano abortito.

Convinto, allora come adesso, che i sacramenti non sono armi da guerra, ma mezzi di soccorso; non strumenti di ricatto ma sussidi per la crescita, non tribunali di sanzione o invalidazione ma dispense di "grazia".

Lamentiamo e condanniamo apertamente, in particolare, l'uso della confessione come strumento di controllo delle coscienze, invece che luogo di accoglienza e di "per-dono", nel senso etimologico della parola: "super-dono". Nulla di nuovo che di fronte a questa scelta, evangelica nel senso di "buona notizia", s'innalzino le grida scandalose e scandalizzate dei farisei di turno; di coloro, cardinali e non, credenti o laici, per i quali la legge vale più della persona e le norme codificate meritano più rispetto degli uomini e delle donne in carne e ossa.

Non è questione di "gusti" o di "tendenze". Qui ne va di mezzo la fedeltà al nucleo centrale del messaggio evangelico che deve essere il cuore della Chiesa. La cui missione, amava ricordare il card. Martini, "è di dire alta la verità sull'uomo, di criticare le idolatrie. La legge - aggiungeva - non fa i costumi, può solo proteggerli quando ci sono. Bisogna che l'ordine esista nelle coscienze prima che nel testo della Gazzetta Ufficiale. Lo spazio peculiare della Chiesa è quello delle coscienze da educare. È attraverso la formazione delle coscienze che si può servire la vita".