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domenica 23 ottobre 2016

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 47/2015-2016 (C) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo: Lc 18, 9-14 



"La Fede è l'architrave della porta di ingresso nel Regno, gli stipiti che la sostengono sono la preghiera e l'umiltà. Senza la prima muore di asfissia, senza la seconda cresce in presunzione "(cit.). Chi ritiene di essere giusto inevitabilmente giunge a disprezzare gli altri e si gonfia di orgoglio. Lo spirito di protagonismo, che è il lievito dei farisei (12,1ss), conduce a credere di essere superiori agli altri, arrogandosi il diritto di disprezzare quanti il sentire comune ritiene essere persone impure, paria intoccabili come lo erano i pubblicani, le prostitute e i pastori, categorie di peccatori ritenute dai religiosi del tempo causa diretta del ritardato avvento del Regno di Dio, ma con le quali invece Gesù si accompagna. Il fariseo infatti prega non per rendere grazie dei doni ricevuti, bensì per lodare se stesso e per alzare un muro di separazione dagli altri. "Davanti a Colui che ha detto: "Io-sono", gode del suo: "io-non-sono come gli altri". E' una preghiera satanica, del nulla"(cit). 
Sciorina davanti a Dio tutto il suo armamentario di buone azioni, ma la sua adorazione non è rivolta a Dio e la sua preghiera è centrata solo su se stesso: egli non sta davanti al Signore ma al suo ego (pros eautòn = davanti a sé stesso). Ritiene di meritare, e giustamente, il ringraziamento per la sua bravura, per la sua santità, e Dio, presto o tardi, dovrà ricompensarlo. Ma dove lo trova Dio uno più perfetto di lui? Chi pensa di essere superiore agli altri mentre prega è lontano mille miglia da Colui che si è fatto il più piccolo di tutti. Infatti senza l'umiltà non esiste preghiera. E' l'umiltà che ci rende consapevoli del nostro peccato, anche del peccato di colui che si ammanta di giustizia. La preghiera del 'giusto' viene riprovata perché egli crede di essere tale separandosi dal fratello; il peccatore invece, che ha l'umiltà di riconoscere il proprio peccato, viene giustificato. E' lo scandalo del Vangelo, la sorprendente e, per noi, in-concepibile 'Buona Notizia' che Dio ci ama senza condizioni, non per i nostri meriti (chi può vantarne?), ma per il suo infinito amore di Padre.