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martedì 4 ottobre 2016

Samir e il suo messaggio d’amore naufragati nel Mediterraneo

Samir e il suo messaggio d’amore naufragati nel Mediterraneo

L’ultima lettera di un giovane egiziano morto nella traversata dalla Libia: «Domani mi imbarco per l’Italia, cerca di resistere per il nostro futuro»


Ci sono delle volte che le parole di un uomo sono la sua vita, ma anche la nostra. Samir, egiziano, tra i 20 e i 25 anni, le ha lasciate in una lettera sigillata per il suo amore. Se l’era messa al collo come una reliquia, nel lungo viaggio alla ricerca della sua speranza. 

Samir viaggiava dal Sud della Terra al miraggio dell’Europa, assieme a tutti quelli come lui che sognano di scappare dalla loro vita: «Mio adorato amore, per favore non morire, io ce l’ho quasi fatta... Domani mi imbarco per l’Italia... Se leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro. Ti amo, tuo per sempre. Samir». 

Ma Samir è uno dei cadaveri che ci ha portato il mare, uno dei mille e mille corpi senza respiro che affiorano fra i resti di barconi malandati squassati dalle onde, uno di quelli che stiamo a raccontare tutte le volte senza sapere niente delle cose che ci devono dire. Quella lettera, però, è rimasta viva, adottata dal popolo dei social network, passata di bacheca in bacheca nella piazza di Facebook, come se l’avessimo scritta anche noi, come se Samir avesse vissuto per lei, per vergare queste parole e mandarle nel mare. Un giorno arriverà all’amore di Samir, la leggerà su una pagina qualsiasi, o forse gliela racconteranno: «Mio adorato amore, dopo mesi e giorni di viaggio sono arrivato in Libia. Domani mi imbarco. Che Allah mi protegga. Quello che ho fatto, l’ho fatto per sopravvivere. Se mi salverò, ti prometto che farò tutto quello che mi è possibile per trovare un lavoro e farti venire in Europa da me». Quando la leggerà, questa lettera portata dal mare di Facebook, porterà altro dolore e un’altra sconfitta, perché l’amore e la speranza sono cicatrici sulla pelle degli ultimi. 

Adesso, a scorrere tutte queste parole che sono rimaste fra i mille e mille cadaveri dei barconi, ci rendiamo conto che c’è un popolo di sognatori che è costretto a non arrendersi mai. Ci mandano queste parole per farci capire perché lo fanno. Un giornalista del «New York Times» le ha trovate addirittura scritte a mano dentro a un pacchetto di sigarette, in dialetto eritreo: «Volevo essere con te. Non osare dimenticarmi. Ti amo tantissimo e il mio desiderio è che tu non mi dimentichi mai». 
Queste lettere raccontano tutto quello che abbiamo dimenticato o che non riusciamo più a vedere, lontano da noi, raccontano le cose che ci dicevano tutti i poeti, quando esistevano, che l’amore disperato è il più grande di tutti e che il mistero della vita è semplicemente la vita. Così anche senza speranza, la lotta è ancora una speranza.
(fonte: articolo di Pierangelo Sapegno - LA STAMPA 28/09/2016)