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lunedì 17 ottobre 2016

La guerra sporca dell’Italia in Yemen - La denuncia-inchiesta di Avvenire: bombe italiane da Cagliari allo Yemen - Quando si dice armi di Tonio Dell'Olio - La Marcia della pace e della fraternità del 9 ottobre





Quando si dice armi 

di Tonio Dell'Olio







Mentre il popolo della pace marciava tra Perugia e Assisi, il ministro della difesa, tornata da una visita istituzionale in Arabia Saudita (4 ottobre – San Francesco), minacciava querele contro chi semplicemente chiedeva di conoscere i contenuti dei colloqui e, soprattutto, degli accordi siglati in materia di trasferimento di sistemi d’arma. Due giorni prima la stessa ministro aveva aperto una conferenza sul diritto internazionale umanitario e il ministro degli esteri esprimeva la propria condanna per il bombardamento dell’aviazione saudita che ha ucciso 155 persone che partecipavano a un funerale nella capitale di quel Paese. Il tutto mentre solo due giorni prima la Procura di Brescia apriva un fascicolo per indagare sui carichi di bombe partiti da un’industria armiera (RWM) sita in Sardegna (Domusnovas) molto probabilmente proprio con destinazione Arabia Saudita. Mi pare che vi siano ragioni più che sufficienti per continuare a marciare, a farsi sentire, a vigilare su chi ci rappresenta e a denunciare le complicità internazionali che avvengono sotto la spinta delle industrie di armi. Basta parole generiche contro la produzione, commercio e traffico di armi che sostengono (o causano?) i conflitti traendone profitti stellari. Anche le parole di condanna di Papa Francesco devono essere tradotte e applicate concretamente nei diversi contesti, altrimenti vengono svuotate della loro forza propulsiva.
(Fonte: mosaico dei giorni del 11 ottobre 2016)


La denuncia di Avvenire

Inchiesta, bombe italiane da Cagliari allo Yemen

di Nello Scavo

«Partono in volo da Cagliari le bombe sganciate in Yemen». Con questo titolo il primo novembre scorso, Avvenirepubblicava il primo di una serie di approfondimenti sull’esportazione di munizioni fabbricate in Italia e destinate alla coalizione saudita, che sta bersagliando l’estremità meridionale della penisola araba. Ora la procura di Brescia ha avviato un’indagine. 
L’ipotesi di reato è quella di violazione della legge che vieta l’esportazione di armi verso Paesi in guerra.
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Bombe «italiane» allo Yemen, 
il giallo divieti
di Nello Scavo

Sono molti i punti da chiarire nell’indagine della procura di Brescia sulle esportazioni di armi assemblate in Italia e dirette verso la coalizione saudita impegnata nella guerra dello Yemen. Nel fascicolo aperto dal procuratore Fabio Salamone, oltre alle denunce di Rete Disarmo e all’inchiesta di Avvenire, sono entrati almeno un paio di documenti ufficiali da Berlino, riguardanti la tedesca 'Rwm', la cui branca italiana da diversi anni consegna bombe all’Arabia Saudita e ad altre forze armate del Golfo. L’incartamento del Bundestag, il Parlamento tedesco, conferma l’esistenza di contratti con Riad e altri Paesi della coalizione impantanata nel conflitto contro i ribelli Houthi. Dell’alleanza militare fanno parte anche Bahrain, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Marocco e Sudan. La vendita di armi, secondo il capo d’accusa per il momento rivolto ad ignoti, non sarebbe lecita perché in violazione delle norme italiane che vietano l’export verso Paesi in guerra, soprattutto se le operazioni militari vengono condotte senza alcuna copertura internazionale.
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La risposta del ministro della Difesa, Roberta Pinotti,
 question time del 12 ottobre 2016, 
ad una interrogazione dell’M5S sul presunto utilizzo di bombe 
con codice del Ministero della Difesa nel conflitto in corso in Yemen.
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- Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla situazione umanitaria nello Yemen


La guerra sporca 
dell’Italia in Yemen

di Giorgio Beretta,



Analista dell’Osservatorio Permanente sulle armi 
leggere e le politiche di difesa e sicurezza di Brescia



Export di morte. «La ditta Rwm Italia ha esportato in Arabia Saudita in forza di una licenza rilasciata in base alla normativa vigente». I dati sulle esportazioni degli armamenti made in Italy sono opachi, ma dalla ministra della Difesa Pinotti arriva la conferma indiretta del nostro coinvolgimento nei bombardamenti della coalizione a guida saudita che fanno strage di civili

Potrebbero essere di fabbricazione italiana le bombe che sabato scorso hanno colpito l’edificio a Sana’a in Yemen dove era in corso una cerimonia funebre causando 155 morti e più di 530 feriti. Il corrispondente della tv britannica ITV, Neil Connery, che è entrato nell’edifico poco dopo il bombardamento, ha infatti pubblicato via twitter la foto di una componente di una bomba che, secondo un ufficiale yemenita, sarebbe del tipo Mark 82 (MK 82).

Altre immagini pubblicate via twitter sono più precise: riportano la targhetta staccatasi da una bomba con la scritta: «For use on MK82, FIN guided bomb». Segue un numero seriale: 96214ASSY837760-4. L’ordigno sarebbe stato prodotto su licenza dell’azienda statunitense Raytheon per essere usato su una bomba MK82. Ma non è chiara l’azienda produttrice e il paese esportatore. Che potrebbe essere anche l’Italia.

Bombe del tipo MK82, infatti, sono prodotte nella fabbrica di Domusnovas in Sardegna dalla Rwm Italia, azienda tedesca del colosso Rheinmetall, che ha la sua sede legale a Ghedi, in provincia di Brescia. E sono state esportate dall’Italia, con l’autorizzazione da parte dell’Unità per le autorizzazioni di materiali d’armamento (Uama).

La conferma, seppur in modo indiretto, l’ha data mercoledì scorso (il 12 ottobre) la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, rispondendo a una interrogazione del deputato Luca Frusone (M5S): «La ditta Rwm Italia – ha detto la ministra Pinotti – ha esportato in Arabia Saudita in forza di una licenza rilasciata in base alla normativa vigente».
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La guerra sporca dell’Italia in Yemen di Giorgio Beretta



9 OTTOBRE 2016 - MARCIA PERUGIA-ASSISI
PER LA PACE E LA FRATERNITÀ'

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