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martedì 18 ottobre 2016

Il 18 ottobre un milione di bambini in preghiera per cambiare il mondo


Un milione di bambini di tutte le nazioni in preghiera per la pace e l'unità

La foto di Omran Daqneesh, il bimbo siriano di cinque anni scioccato, coperto di sangue e detriti e seduto in un’autoambulanza ha recentemente fatto il giro del mondo ed è ancora viva nella nostra memoria. Quale sarà il futuro delle generazioni che oggi vivono la loro infanzia in queste condizioni limite? Come aiutarle?

Da 11 anni Aiuto alla Chiesa che Soffre coinvolge in una grande iniziativa i bambini di tutto il mondo. Lo scopo è evitare in futuro vicende analoghe a quella nella quale è rimasto coinvolto il piccolo Omran. Ogni bambino però ha una famiglia, e per questo l’iniziativa, concepita specificamente per i più piccoli, di fatto crea una grande comunità internazionale pacifica e orante, un vero e proprio social network mariano. E’ infatti la recita del rosario il cemento di questa particolare comunità.

Il 18 ottobre alle ore 9.00, dall’Italia alla Germania, dal Pakistan all’Iraq, dalla Repubblica Ceca al Kenya, dal Cile al Myanmar, dovunque essi si trovino, i bambini saranno i protagonisti dell’iniziativa promossa dalla Fondazione pontificia, che ha fatto proprie le parole di san Pio da Pietrelcina: «Se un milione di bambini pregherà il rosario, il mondo cambierà». ACS è impegnata nella diffusione del rosario tra i più piccoli, e proprio per loro ha creato un piccolo testo intitolato “Noi Bambini preghiamo il Rosario”, che dal 2009 a oggi è stato tradotto in otto lingue, pubblicato in 600.000 copie e diffuso dalla stessa ACS in tutto il mondo.

Ognuno può coinvolgere figli e nipoti nell’iniziativa. È possibile anche aiutare i bambini che non hanno la fortuna di essere nati in una famiglia cristiana, donando loro “Dio parla ai suoi figli”, la Bibbia illustrata destinata ai più piccoli, che dal 1979 ad oggi è stata stampata da ACS in 178 lingue diverse e in oltre 51 milioni di copie.

Affinché Omran Daqneesh, e tutti i suoi coetanei, possano vivere in contesti in cui giustizia e pace sono altrettanti presidi a tutela della vita umana, specie quella più indifesa.
(fonte: acs-italia)

... dalle 9 del mattino, un milione di bambini di tutto il mondo sarà unito nella preghiera del Rosario per la pace e l’unità della Siria. È questa l’iniziativa che da anni mette in campo la Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre, impegnata nella diffusione del Rosario tra i più piccoli, e che quest’anno è dedicata ai bimbi siriani. Sono decine le piccole vittime degli ultimi raid sulla città di Aleppo, mentre continuano a fallire i tentativi diplomatici. Sull’iniziativa di Acs e sulla situazione nel Paese martoriato dalla guerra, Roberta Barbi ha sentito Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia
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D. – Acs è impegnata sul fronte della diffusione del Rosario tra i più piccoli: perché è così importante la preghiera del Rosario?

R. – La risposta al perché è così importante la preghiera, non solo quella del Rosario, è nella fede. Per coglierne l’importanza, forse, bisognerebbe avere, oltre che una personale fede interiore, anche la possibilità e la fortuna di incontrare chi più di altri in questo momento necessita della preghiera. Parlo delle popolazioni povere, delle popolazioni in sofferenza, delle popolazioni vittime di conflitti: visitando quel tipo di realtà, una persona comprende, e soprattutto coglie quanto è importante, ancor prima che per noi o per la nostra fede, quanto è importante per loro – per i destinatari delle nostre preghiere – la stessa recita del Rosario e della preghiera più in generale.

D. – Qual è la situazione dei bambini in Siria? Oggi, nell’ultimo raid su Aleppo, ne sono stati uccisi altri… Come aiutarli?

R. – La situazione è drammatica: sono i numeri a dire di un quadro, non solo in Siria, ma anche in Iraq per la verità, drammatico. Degli 11 milioni e 400mila siriani costretti a fuggire dalle case, circa la metà sono bambini. Qualcosa più di due milioni di bambini in Siria, in questi cinque anni di conflitto, ha lasciato la scuola: due milioni! L’Unicef racconta e riporta che una scuola su quattro è stata distrutta. Secondo, addirittura, i dati dell’Oxford Research Group in Inghilterra, nei primi due anni di guerra in Siria sono stati uccisi 11.500 bambini. Vogliamo andare nel confinante Paese? Vogliamo andare in Iraq? Sono due milioni in Iraq i bambini che non vanno a scuola: sono state 5.300, negli ultimi anni, le scuole distrutte. Questo è l’orrore. Come facciamo ad aiutarli? Con la speranza. A proposito dell’Iraq, di quello che ho avuto modo di vedere, e a proposito di quello che fa Acs, noi diamo la possibilità a settemila bambini, ad Erbil e Duhok, di continuare gli studi, pur essendo loro sfollati e pur essendo stati costretti, dallo Stato Islamico ovviamente, a lasciare la Piana di Ninive e Mosul. E in delle scuole splendide, con un corpo insegnanti altrettanto splendido.
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