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domenica 14 agosto 2016

Un pomeriggio con Papa Francesco e le ragazze accolte dalla Comunità Giovanni XXIII




Il Venerdì della Misericordia del mese di Agosto ha visto Papa Francesco recarsi in un quartiere nella periferia della città di Roma, dove in un complesso condominiale ha incontrato alcune ragazze che partecipano al progetto di recupero della Comunità Giovanni XXIII fondata da Don Benzi.

È stata una vera sorpresa per le 20 ragazze che aprendo la porta dell’appartamento privato, tutto si aspettavano tranne che vedere Papa Francesco. Il Papa si è intrattenuto per oltre un’ora con tanta affabilità, ascoltando le tristi esperienze di queste ragazze e le ha incoraggiate a guardare avanti con tanta fiducia. Erano presenti all’incontro il responsabile nazionale della Comunità Giovanni XXII Giovanni Paolo Ramonda, l’assistente spirituale don Aldo Bonaiuto ed alcuni operatori in strada della Comunità. Un’attenzione particolare da parte del Papa a questo gruppo rappresentativo di ragazze, dell’età media di 30 anni, provenienti dalla Romania, dalla Nigeria, dall’Ucraina, dall’Albania e dall’Italia.

In un momento di vacanza quando più forte si fa il senso del divertimento, spesso non curante delle regole, il segno di Papa Francesco è stato quello di voler restituire piena dignità a queste ragazze che hanno subito forti violenze, soprusi, e intimidazioni dal racket della prostituzione.

Con questo segno Papa Francesco ha voluto ribadire che la Misericordia non è una parola astratta ma un’azione concreta con la quale ci si impegna anche nel sociale per restituire dignità a persone sottoposte a nuove forme di schiavitù.
(fonte: Giubileo della Misericordia - Venerdì della Misericordia - Papa Francesco visita le ragazze accolte dalla Comunità Giovanni XXIII)

UN POMERIGGIO CON PAPA FRANCESCO
di don Aldo Buonaiuto - 

Ho trascorso un pomeriggio con Papa Francesco venuto a sorpresa dalle nostre ragazze accolte nella Comunità Papa Giovanni XXIII. La Sua visita ha felicemente scioccato queste figlie dimenticate da tutti ma non dal Santo Padre che le ha abbracciate e ascoltate con un’umanità tangibile. Bergoglio ha proprio scelto di fare visita in una nostra umile dimora nelle periferie di Roma, ma soprattutto in quelle periferie dell’esistenza dove la persona è soltanto usata per soddisfare i propri perversi istinti e poi gettata ai bordi dei marciapiedi.

È stata impressionante la Sua capacità e il profondo desiderio di ascoltare i drammi di queste creature. Anna dalla Moldavia ha raccontato piangendo l’orrore subito sulle strade, il suo essere venduta, violentata e torturata fino all’estremo; così Stefania che ha anche mostrato al Papa le cicatrici impresse nel suo corpo con le orecchie tagliate dai magnaccia. Gloria e Kate provenienti dalla Nigeria hanno sottolineato il Calvario della tratta a partire dal viaggio passando per i deserti, la mancanza di cibo, la costrizione di doversi bere l’urina per mancanza di acqua, il desiderio di morire per farla finita.

E poi la commovente storia dell’ultima ragazza accolta proprio alla vigilia dell’arrivo del Pontefice, che accostandosi a Francesco ha raccontato il suo inferno, costretta a partorire da sola vedendosi morire tra le braccia la propria figlioletta. Storie che hanno commosso e colpito nel profondo anche coloro che ogni giorno hanno scelto di mettere la propria vita accanto a quelle di queste donne invisibili.

Papa Francesco tuona sempre contro questa piaga disumana ed è solo grazie a lui che qualche media si rende conto che il fenomeno esiste ed è più esteso di quello che si immagini. Infine Bergoglio ha pronunciato parole forti e inequivocabili: “Chiedo perdono a nome di tutti i cristiani per queste violenze che avete dovuto subire. Chiedo perdono nell’Anno Santo della Misericordia anche per tutti quei cattolici e credenti che hanno partecipato a questo mercato sfruttandovi e facendovi del male. Bisogna sicuramente continuare a sollecitare anche i governanti perché affrontino questa terribile piaga della prostituzione e sarà mio compito continuare a esortarli per prenderne coscienza”.

Il Papa ha versato alle ragazze le bevande, le ha servite e abbracciate più volte commuovendosi. Sembrava volesse restare con noi ancora più tempo… Abbiamo cantato insieme e si vedeva che era proprio a suo agio con i poveri e gli ultimi della terra.
Grazie Santità per questa visita alle donne distrutte da una società disumana alla quale al massimo viene in mente di proporre di riaprire le case chiuse, per investire sulla carne delle schiave.

Penso che dal cielo il nostro fondatore don Oreste avrà gioito immensamente. Penso che ci sia stata la sua regia perché poco prima della sua morte aveva detto che anche dopo, se avesse raggiunto il Paradiso, non si sarebbe fermato. E su questo non avevo dubbi.

A volte mi chiedo – come ha fatto sempre con i potenti finché è stato in mezzo a noi – quanto starà stressando anche lassù angeli e santi affinché ci sia attenzione per l’uomo più debole. Poi arriva Papa Francesco, con un linguaggio tanto simile a quello di don Oreste. E vedi nelle docili carezze che ha rivolto alle donne schiavizzate come il Cielo e la terra si uniscono per liberarle.
(fonte: In Terris 13/08/2016)

Sarebbero almeno due milioni e mezzo gli italiani che frequentano le prostitute. Forse non sanno o fanno finta di non sapere che quelle donne hanno storie drammatiche alle spalle. Ascoltiamo la testimonianza di una giovane ragazza dell'Europa dell'Est uscita dalla schiavitù della prostituzione proprio grazie ai volontari della “Comunità Papa Giovanni XXIII” e che ieri ha avuto la gioia di abbracciare il Papa

R. – E’ stato un dono enorme vedere il Papa con i miei occhi: sinceramente non riuscivo nemmeno a crederci! E’ stato veramente un brivido, una cosa stupenda. Per me era soltanto un sogno poter vedere il Papa così da vicino e poter raccontare la mia storia a una persona santa come lui. Ho avuto una grande emozione, ho pianto sempre, perché non riuscivo a credere a quello che vedevo e a quello che sentivo. Ho avuto la grande grazia di potergli raccontare la mia storia e ho percepito da parte sua la massima comprensione: ho capito che lui la storia l’ha ascoltata con il cuore; si vedeva proprio nel suo sguardo che lui ne faceva tesoro nel suo cuore.

D. – Qual è la tua storia? Come sei arrivata a Roma?

R. – Io sono arrivata con l’inganno: mi avevano promesso un lavoro, mi avevano proposto di lavorare all’estero dicendo che avrei fatto l’assistente in una famiglia, tipo badante; e invece si è rivelata tutta un’altra cosa. Mi hanno portata in una città, per due settimane mi hanno tenuta chiusa in un appartamento, drogandomi, legandomi, facendo – gli uomini – con il mio corpo tutto quello che volevano; mi hanno legata, mi hanno detto quello che realmente sarei andata a fare: avrei fatto la prostituta, non l’assistente in una famiglia. Ho cercato di liberarmi, ho gridato cercando aiuto, ma purtroppo nessuno mi ha risposto. Dopo due settimane mi hanno gettata in un portabagagli, legata e imbavagliata, e mi hanno portata sulla frontiera con l’Italia. La stessa sera mi hanno gettata sulla strada dicendomi che avrei dovuto fare “quello”. E così è durata per oltre un anno; ricevevo le botte non soltanto dei “magnaccia” ma anche le violenze dei clienti: venivano dei clienti ed io ero lì, ero una macchinetta per lo sfogo dei loro bisogni e delle loro fantasie, delle loro orribilità, della sporcizia, di tutto questo … Quindi, quando stavo sulla strada, io ripeto sempre questo: io non mi sentivo né una persona né una donna né una ragazzetta di 18 anni; i miei sogni erano svaniti, il mio futuro era distrutto. Non avevo più voglia di vivere, non avevo la possibilità di dire qualcosa di contrario: dovevo fare ciò che mi dicevano e se non lo facevo ricevevo le sigarette spente addosso, i tagli con il coltello affilato sulla pelle … Dopo tutto questo, a me è andata pure bene. Perché? Perché sono viva, perché sono qui, perché ho avuto delle persone che sono venute a salvarmi e che mi hanno dato una possibilità di vita, di cambiamento, una vita, una speranza, una luce …

D. – Dove hai trovato la forza di ribellarti a tutto questo?

R. – La forza me l’hanno data dei volontari che sono venuti a darmi la possibilità in cui io all’inizio, sinceramente, non credevo, perché quando stai sulla strada non credi più a nessuno; ti senti soltanto un sacco dell’immondizia buttato lì … E invece, loro, con la preghiera, ma soprattutto con i loro volti pieni di speranza per me, che stavo lì, e mi hanno trasmesso con le parole, con semplici gesti, mettendomi in mano il rosario e facendo una preghiera insieme, ho capito che magari di questi potevo fidarmi perché erano venuti a cercarmi sulla strada e mi hanno chiesto quanto soffro, non quanto costo.
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