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venerdì 27 maggio 2016

Nel giorno del Corpus Domini torna alla Casa del Padre il Cardinale Loris Francesco Capovilla fedele segretario, amico e confidente di Papa Giovanni XXIII

«Nel giorno della solennità liturgica del Corpus Domini, oggi 26 maggio, il Signore ha chiamato a sé Sua Eminenza il Cardinale Loris Francesco Capovilla, nel suo centesimo anno di età. Questa significativa coincidenza fa sgorgare la preghiera della Chiesa di Bergamo perché nell’Anno Giubilare della Misericordia il Signore accolga la sua anima nella liturgia del cielo, all’altare della grazia, dinanzi alla presenza di quel Dio che ha amato e servito come cristiano, come prete, come vescovo e per volontà di Papa Francesco come Cardinale».

«Il cardinale Capovilla, per il legame con il Santo Papa Giovanni XXIII, ha onorato la nostra Diocesi di Bergamo con la sua presenza discreta e saggia fin dal 1988 quando ha scelto di abitare a Ca’ Maitino, nell’abitazione che fu di Papa Roncalli. La Chiesa che vive in Bergamo ringrazia il Signore per il dono di quello che in diverse occasioni il vescovo Francesco Beschi ha definito un “padre saggio” per il suo legame forte di affetto con la nostra terra e con la nostra comunità ecclesiale, un “punto cardinale” che ha orientato i passi di tanta gente sulla strada della santità che Papa Giovanni ha tracciato».

L’addio al cardinale Capovilla
«L’ultimo saluto al telefono con il Papa»

Amava definirsi con parole semplici, umili. «Modesto contubernale di Giovanni XXIII», diceva di sé Loris Francesco Capovilla, il cardinale testimone della vita del Papa bergamasco.

Altrettanto essenziale ha voluto la camera ardente, allestita in quella che fu la casa di Angelo Giuseppe Roncalli, dimora estiva dal 1925, quando venne consacrato vescovo, al 1958 alla vigilia dell’elezione al Sommo pontificio. Una cassa di povertà custodisce le sue spoglie, una bara in pino - come aveva richiesto - adagiata nella sala dell’accoglienza dell’abitazione, spoglia se non fosse per il cero, la croce e l’inginocchiatoio, quest’ultimo proveniente dalla camera del Santo, con adagiati sopra l’aspersorio e il libro con il Rito delle esequie. Capovilla, zucchetto sul capo e la berretta sulla cornice della bara, con l’abito cardinalizio, la casula rossa, veste liturgica per celebrare la Messa, ha al collo un crocefisso in materiale povero, argento e legno d’ulivo, realizzati negli ultimi giorni dall’amico e scultore Giancarlo Frison.
La camera ardente a Sotto il Monte 
(Foto by Yuri Colleoni)

Il cardinale Capovilla
con il vescovo Francesco Beschi
Nel silenzio, intervallato dalle preghiere della vicaria generale, suor Anita Moroni, e delle altre suore poverelle custodi di Camaitino, compagne della vita ritirata sul colle di Sotto il Monte dove il cardinale aveva voluto restare fin dal 1988, l’andirivieni dei fedeli è composto e silenzioso, ricordando a bassa voce l’ultima uscita pubblica di Capovilla, quando la domenica delle Palme aveva trovato la forza di affacciarsi sul cortile e salutare i tanti che non avevano voluto perdere il tradizionale appuntamento in attesa della Pasqua.Tutti con impresse nella memoria le lacrime del porporato nell’abbracciare la Madonna di Loreto, giunta nella Bergamasca nel suo pellegrinare per l’Italia a fine dello scorso anno.

Il senatore Marco Boato era molto amico di Capovilla ed era con lui il 16 maggio quando è squillato il telefono alla Clinica Beato Palazzolo di Bergamo. Dall’altra parte della cornetta, Papa Francesco: «Don Loris non riusciva più a parlare, ma quando ha riconosciuto la voce si è illuminato in viso. Ha avuto la forza solo di ringraziare».
(fonte: L'Eco di Bergamo)

Loris Capovilla, nato il 14 ottobre 1915 a Pontelongo (Padova), ha attraversato quasi tutto l’ultimo secolo ed è stato testimone di un pontificato di cui ancora oggi si parla. E’ stato amico e confidente del nostro Papa Giovanni e con lui ha condiviso gioie e amarezze, gli attimi palpitanti del Concilio. A pochi minuti dalla notizia della sua morte da tutto il mondo sono arrivati ricordi e messaggi di vicinanza alla famiglia del cardinale e a tutta la Chiesa. Foto, video storici, citazioni: dal Giappone fino al Sudamerica sono stati postati migliaia di Tweet per ricordare il cardinale che fino all’ultimo ha testimoniato al mondo il pensiero e le opere di Papa Giovanni XXIII. La camera ardente è stata allestita al museo di Camaitino a Sotto il Monte.

Capovilla: il cardinale umile 
e l’aurora della Chiesa

Dall’esperienza del Concilio Vaticano II e del papato di Giovanni XXIII, Capovilla aveva tratto due insegnamenti: la mitezza e l’umiltà del cuore. Fino all’ultimo, don Loris è rimasto fedele alla lezione. Lui, humilis episcopus Ecclesiae Dei, che viveva ancora alla prima ora del giorno. Testimone eccezionale di una stagione che ha cambiato il volto della Chiesa

Dopo venti secoli di evangelizzazione, viviamo ancora l’aurora della Chiesa. Era la convinzione del cardinale Loris Francesco Capovilla, che si è spento oggi a Bergamo. Una data che non può essere casuale, quella della solennità liturgica del Corpus Domini, per un uomo che ha trascorso i cento anni della sua vita dividendosi tra l’altare e la gente. Testimone eccezionale di una stagione che ha cambiato il volto della Chiesa, don Loris si era ritirato ormai da tempo a Sotto il Monte Giovanni XXIII, nel paese natale dell’amato Papa Roncalli di cui conservava intatta la memoria.
Non era un prete da copertina e non amava le luci della ribalta. Quando Francesco ne annuncia la creazione a cardinale, nel gennaio 2014, le condizioni precarie di salute gli impediscono di essere presente al concistoro e il Papa affida al cardinale Angelo Sodano, decano del Sacro Collegio, il compito di imporgli la berretta a Sotto il Monte. Per lui, però, nulla cambiava: “Ogni giorno mi domando:

ma tu, piccolo Capovilla, che ti chiami addirittura vescovo della Chiesa, sei cristiano? Perché non basta essere vescovo o cardinale.

Per essere cristiano bisogna essere fedele e costante discepolo di Gesù, e questo è molto arduo per tutti noi”. Nutriva una fiducia incondizionata negli uomini, senza distinzioni: “Non ci sono buoni o cattivi per me, ci sono fratelli. Se sono buoni, sono tanto contento. Se hanno dei difetti e li dobbiamo rilevare, allora dobbiamo farlo senza astio o paura. Come stringo la mano di un bambino, così stringo la mano di ogni uomo. Ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella”.
Dall’esperienza del Concilio Vaticano II e del papato di Giovanni XXIII, Capovilla aveva tratto due insegnamenti: la mitezza e l’umiltà del cuore. Raccontava che il giorno dell’elezione Angelo Roncalli, affacciandosi al balcone di San Pietro per benedire la folla, sentì le grida di gioia provenire dalla piazza ma non vide niente, perché accecato dai fari di cineoperatori e fotografi. Rientrando dal balcone, dietro al crocifero, confidò di aver guardato il Crocifisso con la sensazione che Gesù gli dicesse: “Angelino hai cambiato nome, ora ti chiami Giovanni, e hai cambiato anche il vestito. Ricordati che se non rimarrai mite e umile di cuore come me, sarai sempre cieco. Nulla vedrai della storia del mondo e della Chiesa e nulla potrai dire ai fedeli”. Fino all’ultimo, don Loris è rimasto fedele alla lezione. Lui, humilis episcopus Ecclesiae Dei, che viveva ancora alla prima ora del giorno. Tantum aurora est.
(fonte: Sir)

Vedi anche il nostro post precedente:
AUGURI PER I 100 ANNI DEL CARDINALE LORIS CAPOVILLA