Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



martedì 1 dicembre 2015

Francesco in Africa e la sua sintonia con il mondo, senza essere "mondano"

Francesco in Africa e la sua sintonia con il mondo, 
senza essere "mondano"

di Luis Badilla

Ovviamente saranno molti e interessanti, e forse originali e stimolanti, i bilanci che saranno fatti nelle prossime ore sulla straordinaria Visita di Papa Francesco a tre Nazioni africane. Eventi e magistero offrono sufficiente materiale per analisi e commenti approfonditi, incominciando per dire che il Viaggio si è svolto senza nessun incidente o pericolo spesso paventati con enfatica retorica e a volte anche motivati da interessi poco chiari. Per quanto ci riguarda vogliamo offrire una lettura immediata e semplice che salta sul primo piano, subito, non appena si entra nel magistero africano di Francesco.
Il Santo Padre, senza essere mondano, cosa alla quale invita spesso i cristiani e l'intera Chiesa, ha mostrato e dimostrato di essere in piena e totale sintonia con il mondo, con le sue angosce, speranze, travagli e preoccupazioni. Molte questioni centrali e di grande portata dell’attuale situazione del mondo fanno parte dell'agenda del suo pontificato che l'8 dicembre compierà 1.000 giorni. Francesco ancora una volta ha dimostrato di saper ascoltare il battito del cuore dell'umanità odierna. Se fosse necessario offrire un'ulteriore prova di quanto diciamo basterebbe leggere la conferenza stampa del Papa, ieri, rientrando dall'Africa.
La sua attenzione e la sua sollecitudine verso il mondo sono talmente acute, profonde e lungimiranti che, in questi giorni, gradualmente, mentre passava da un Paese a un altro, ha elencato - con analisi puntuali e di grande corposità concettuale - tutte le grandi emergenze dell'umanità, dei popoli, e soprattutto lo ha fatto in un modo credibile. Questa credibilità è la sua forza e, naturalmente, è un "qualcosa" più unico che raro con i tempi che corrono. La gente, i popoli, le persone, percepiscono subito questa credibilità e l’accettano con fiducia e speranza.
Lui stesso si è definito "apostolo della speranza" e i popoli africani lo hanno capito stringendosi a lui non solo per proteggerlo ma, anzitutto, per sostenerlo e incoraggiarlo. A volte è sembrato che questi popoli non solo pregano per lui ma vanno oltre: accompagnano queste preghiere con una partecipazione totale quasi sentendo che nel pontificato di Francesco è i gioco anche il destino personale di ciascuno.
Questa volta, ed è sicuramente la prima dal giorno della sua elezione, Francesco ha spiegato con grande precisione il perché chiede queste preghiere. L’altro ieri a Bangui ai giovani ha detto: “E vi chiedo anche di pregare per me, perché possa essere un buon vescovo, perché possa essere un buon Papa. Mi promettete di pregare per me?” (la risposta è stato un corale forte "sì" ...)
Il 13 marzo, poco dopo la sua elezione, dalla Loggia centrale della Basilica aveva detto: “E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me. (…) Pregate per me e a presto!”
In questa preghiera del Vescovo per il suo popolo e del popolo per il suo Vescovo c’è il fondamento della sintonia di Francesco con il mondo e con l’umanità. E ciò si è visto nelle recenti giornate africane di Francesco. 

Postilla. Francesco, ieri ha concluso la sua conversazione con i giornalisti sull’aereo pronunciando un frase brevissima ma di una rilevanza enorme e non scontata; frase che sicuramente a molti che ritengono che il Papa è infallibile anche quando parla sull'andamento della borsa e sugli allevamenti di polli, non piacerà.
Ha detto: «Rispondo quello che so e quello che non so non lo dico, non invento».
Ecco un altro fondamento della credibilità di Papa Francesco.
(fonte: Il sismografo 1/12/2015)