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giovedì 15 ottobre 2015

Nella dimora della Trinità. Pregare alla scuola di Teresa d'Avila di Robert Cheaib

Nella dimora della Trinità. 
Pregare alla scuola di Teresa d'Avila
di Robert Cheaib

Nello scrivere Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana ho avuto alcuni interlocutori privilegiati, che sono stati anche per me compagni di viaggio nei miei primi passi nella fede e non solo (anche se confesso di essere ancora ai primi passi). Una di questi compagni e astri è certamente santa Teresa d'Avila. Mi piace festeggiare la sua festa condividendo con voi questa pagina del libro.

"... A ragione san Serafino di Sarov afferma che lo scopo della vita cristiana è acquisire lo Spirito Santo. Chi accoglie lo Spirito Santo stabilmente entra nell’abbraccio e nel bacio eterno del Padre e del Figlio. Che cos’è, infatti, lo Spirito Santo «se non il bacio che si scambiano tra loro il Padre e il Figlio?» (Bernardo di Chiaravalle).
Soltanto chi ha sperimentato a fondo la dimora della Trinità nell’anima sa spiegare cosa avviene al contatto con il Dio vivo. Elisabeth Catez, una giovane ragazza del secolo XX, capisce che la sua vocazione è realizzare il senso del suo nome (che in ebraico significa: casa di Dio). Per questo motivo, da carmelitana, sceglie il nome Elisabetta della Trinità, quale progetto di vita e di santità: diventare dimora a lode e gloria della Trinità. In una delle sue lettere scrive: «Tutto il mio esercizio consiste nel rientrare in me stessa e perdermi nei Tre che sono là».
Teresa d’Avila rende la dimora e la presenza di Dio nell’anima con questa metafora: «Mi parve che, simile a una spugna tutta penetrata e imbevuta d’acqua, la mia anima fosse impregnata della Divinità, e che in un certo modo, gioisse veramente della presenza delle tre persone [della Trinità] possedendole in essa».
Questa dimora di Dio in noi, questa condiscendenza d’amore, è motivo di meraviglia. Esserne amorosamente coscienti è già preghiera. La preghiera è essere presenti al Presente, è entrare nella preghiera della Trinità, nello scambio d’amore tra le persone divine, è aprire i propri occhi alla realtà che siamo il tempio di Dio, che siamo il suo compiacimento, che il nostro cuore è quella mensa imbandita dove siedono il Padre, il Figlio e lo Spirito.
Ma non solo l’anima è dimora della Trinità, la Trinità è anche la dimora dell’anima. Dio realizza in noi e con noi la perichóresitrinitaria. Elisabetta scrive altrove: «La Trinità: ecco il nostro restare, la nostra dimora, la nostra casa paterna, da cui non dobbiamo mai allontanarci».
È molto profonda, al riguardo, l’intuizione del poeta libanese Khalil Gibran quando, parlando dell’amore dice: «Quando ami non dire: “Ho Dio nel cuore”; di’ piuttosto: “Sono nel cuore di Dio”». 
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