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giovedì 13 agosto 2015

Migranti, il dovere della Chiesa e quello dei media di Giulio Albanese

Migranti, il dovere della Chiesa e quello dei media 

di Giulio Albanese 

Ogni qualvolta papa Francesco affronta la questione migratoria, nel nostro Paese c’è chi non resiste alla tentazione polemica. Soprattutto, quando il Papa ricorda a credenti e non credenti che l’«accoglienza», di fronte a tanta umanità dolente proveniente dalla sponda africana, è sacrosanto dovere delle persone di retta coscienza. Siamo di fronte a un fenomeno epocale, rispetto al quale non è lecito stare alla finestra a guardare. 
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Il primo impegno per tutti, ma davvero per tutti, è chiedersi quali siano le vere ragioni del grande esodo, rispetto al quale l’Europa, nel suo complesso, ostenta un algido cinismo. Guerre e sopraffazioni, certo. Ma quanto poco pesa nel nostro discutere, la miseria di popoli ai quali abbiamo imposto oneri a non finire e negato ogni rappresentazione mediatica per poter continuare a condurre un’indisturbata predazione delle risorse delle terre dove vivono… Che si tratti di minerali pregiati o di fonti energetiche, la dura verità, che alcuni vorrebbero non trapelasse mai, è che il mondo “civilizzato” ha ricevuto dalle periferie del villaggio globale molto più di quanto abbia restituito. 
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C’è addirittura gente che va a Messa, ma che non vive la carità né nei pensieri né nelle opere. E magari arriva a criticare l’ardore missionario di Francesco, giudicandolo “terzomondista”. Per non parlare degli accusatori più incalliti, laicisti e non solo, che rimproverano alla Chiesa di predicare senza, però, praticare. A questi detrattori-disinformatori, sulle pagine di “Avvenire”, si è replicato in più circostanze, con ricchezza di particolari, di dati e di esperienze, ma repetita iuvant. Negare che la Chiesa sia in prima linea nel servizio a tutti gli ultimi – a coloro che sono profughi e migranti, alle famiglie colpite dalla recessione, ai senza fissa dimora – è semplicemente fuori dal mondo. Per carità, tutto è perfettibile e potranno anche esservi state omissioni o negligenze – ce lo ricorda l’incessante sprone del Papa a fare di più e meglio, accompagnato ancora una volta dal lavoro dei cronisti di questo giornale –, ma l’impegno di moltissime Caritas e Migrantes diocesane e di una miriade di gruppi di volontari cattolici è sotto gli occhi di tutti. E cosa dire, poi, dei missionari italiani in giro per il mondo a fianco dei poveri? Quelli non contano?
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