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sabato 25 luglio 2015

L'altro volto dell'immigrazione - I braccianti sfruttati nei campi, fatica straniera e invisibile di Francesco Riccardi - Schiavi della terra: 10 testimonianze dall'Inferno di Enzo Ciaccio

L'altro volto dell'immigrazione - 
I braccianti sfruttati nei campi, 
fatica straniera e invisibile 
di Francesco Riccardi

Sono l’altro volto dell’immigrazione, quello che fatichiamo a vedere. Braccianti sfruttati nei campi della Puglia, della Sicilia e perfino delle Langhe piemontesi. Neri africani e marocchini, polacchi e romeni, uomini e donne oggetto delle peggiori angherie nelle nostre campagne. In questi giorni arroventati finiscono pure per morirne, schiantati da caldo e fatica. Come Mohamed, sudanese di 47 anni, deceduto lunedì mentre raccoglieva pomodori a Nardò, sotto il sole a picco, con una bottiglia d’acqua già vuota a metà mattina. Quel lavoro, presso una famiglia con qualche ettaro di terra, glielo aveva procurato un suo connazionale, il caporale, oggi sotto inchiesta per omicidio colposo assieme ai proprietari dell’azienda agricola. 

Non certo un caso isolato, quello di Mohamed. I lavoratori extra e neocomunitari impiegati in maniera irregolare sono decine di migliaia, denunciano da tempo i sindacati. E la gran parte di loro non sta nascosta in qualche capannone isolato, ma piega la schiena alla luce del sole nei campi e fra le serre del Mezzogiorno, del Centro e pure in alcune zone del Nord. Uomini e donne pagati dai 2 ai 5 euro l’ora per raccogliere quel che la terra dà a seconda della stagione. La sera, poi, sono ancora più visibili, perché non hanno casa e occupano tuguri di campagna – per il cui 'affitto' viene loro trattenuta una parte della magra paga – o formano tendopoli sotto gli alberi.
Eppure fatichiamo a vederli, questi esseri umani..
...
Tolto il caldo da record, non c’è nulla di nuovo – purtroppo – nei drammi che si consumano in questi giorni nelle nostre campagne. Sono situazioni che la magistratura, le forze dell’ordine, gli organi preposti ai controlli conoscono benissimo. Che tutti noi conosciamo, in realtà. Soprattutto chi abita nei piccoli paesi agricoli. 
Solo che soffriamo di questa strana, maledetta miopia. Vediamo bene, e giustamente ci indigniamo, per gli stranieri tenuti a ciondolare nei centri d’accoglienza senza aver nulla da fare. Ma gli altri, quelli che stanno nei nostri campi e nelle nostre serre, non riusciamo proprio a scorgerli. Non ci indignano, loro, neppure se muoiono sotto il sole. Non valgono neanche un materasso da bruciare.

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SFRUTTAMENTO
Schiavi della terra: 10 testimonianze dall'Inferno

Lavorano nei campi fino a 14 ore al giorno. Pagati 2,5 euro. 
E costretti a drogarsi. Diritti negati, abusi, percosse, sparizioni: 
le storie dei braccianti. Stranieri e non.
Li chiamano “invisibili”, 
perché come ombre si muovono nei campi coltivati.
Li chiamano anche profughi (quelli che dal Nord Africa fuggono le guerre e le persecuzioni), operai (quelli espulsi dalle fabbriche del Nord Italia), napoletani (gli africani di Castelvolturno, che si spostano come api inseguendo i raccolti).
Nelle terre meridionali d’Italia nove braccianti su 10 «non hanno mai visto un contratto di lavoro». Il 60% «non ha accesso all’acqua corrente né ai servizi igienici». Il 70 ha «contratto malattie legate alle pessime condizioni ambientali in cui si ritrovano».
MENTANFETAMINE AI BRACCIANTI. Diritti negati, in balìa dei caporali e di chi li comanda. Per far sì che lavorino fino allo spasimo, molti nuovi schiavi sono costretti ad assumere sostanze dopanti come oppio e metanfetamine.
Accade ai braccianti della comunità indiana dei Sikh nell’agro Pontino, in provincia di Latina. Altrove va perfino peggio. «Vuoi lavorare? Ti faccio lavorare. Però, prima drògati». Una dose costa dieci euro. A fornirla è il sotto-capo, che intasca i soldi.
Oppure, come accade in Puglia, «dài, porta con te un’amica: serve per il mio padrone. Se gliela porti, lui ti fa lavorare subito». Maledetto pomodoro. Se la scuoti con le mani, la piantina si stacca dai pomi che con un tonfo cascano a terra.
LA RACCOLTA DELL'ORO ROSSO. 
I pelati, la passata,  ...

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